“Rivestita di bellezza divina”. La donna nel Mistero di Dio

L’ultimo libro della filosofa Miriam Rocca completa una trilogia sull’universo femminile, alla luce del pensiero cristiano e delle Scritture

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Un bel libro da gustare e da tenere a portata di mano ogniqualvolta si voglia approfondire un aspetto particolare della donna. Miriam Rocca, docente di filosofia nelle scuole superiori, ha pubblicato per la Tau Editrice un volume originale e nuovo nel suo genere. Lo stesso titolo Rivestita di bellezza divina apre un singolare spazio dell’universo femminile, spesso sconosciuto. La scommessa dell’autrice, quella di guardare la donna attraverso le pagine delle sacre scritture, è un omaggio di verità e di concretezza non filtrata che restituisce alla donna la sua vera identità, spesso sopraffatta da una società apparentemente al femminile. Socia della Società Filosofica Italiana, Miriam Rocca non è al suo primo lavoro editoriale. Da ricordare Il volto femminile della filosofia, Rubettino 2010 (II posto al Premio Nazionale di filosofia “Le figure del pensiero”) e U(ma)nità a due. Identità e differenza di genere, If Press 2014. I ringraziamenti della giovane scrittrice sono stati rivolti, per la prefazione al volume, a don Giovanni Scarpino, responsabile dell’Ufficio delle comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace; per la documentazione biblica sulla donna a mons. Costantino di Bruno, grazie ai suoi innumerevoli scritti di approfondimento dei libri sacri.
 
Come nasce il suo libro e perché un titolo al di fuori del linguaggio comune?
Il libro nasce come conclusione di un percorso di ricerca sulla donna iniziato con le opere precedenti, Il volto femminile della filosofia e U(ma)nità a due. Rivestita di bellezza divina chiude la trilogia. Quest’ultima opera è di gran lunga superiore alle precedenti, poiché la donna nei Testi Sacri è rappresentata in tutte le sue tante sfaccettature. Splendida e terribile allo stesso tempo, “Eva supera in maniera esponenziale nel bene, come nel male, Adamo”.
Il titolo dell’opera riprende quella che secondo la sottoscritta è la definizione più bella che la Bibbia dà alla Vergine Maria, definita nell’Apocalisse Donna vestita di sole. Il sole nella ricerca filosofica, da Parmenide a Platone, allo stesso Sant’Agostino, rappresenta l’Essere assoluto, il Bene sommo e perfetto, quindi Dio; essere rivestita di questa luce significa per la donna essere rivestita di grazia divina.
 
Oggi è lotto marzo, festa della donna. Il suo libro che tipo di contributo offre allattuale dibattito sulla condizione femminile?
La società odierna è una società con un grande problema: quello della perdita d’identità. Non sappiamo più chi siamo. All’uomo come alla donna si propongono subdoli messaggi di libera scelta, identità artificiali che possono non corrispondere all’io “ontologico” predato per natura. La donna non può correre questo rischio, deve sempre sapere chi è e che ruolo ha nel mondo; lei è la parte più bella dell’umanità, la parte che la edifica e la completa. Ultima in ordine creaturale è l’elemento che dà compimento al tutto. La creazione senza la donna non era perfetta. Questa completezza della creazione si raggiunge proprio con la donna. Secondo la Irigaray, essa è “soffio cosmico”; secondo la Stein ella è l’“anima del mondo”: il corpo senza anima muore, così l’umanità se si privasse del ruolo essenziale della donna.
 
Lei parte da un interrogativo: Chi è la donna nel mistero di Dio?. Quale risposta si è data?
La risposta è nella stessa creazione della donna. Nella Genesi, Adamo è descritto come una “solitudine ontologica”, definita dallo stesso Dio come un “non bene”: non è bene che luomo sia solo, voglio fargli un aiuto che gli corrisponda. È in Eva che Adamo trova pace. Secondo mons. Di Bruno la verità dell’uomo è dalla donna, non in un animale o in un altro uomo, ma dalla donna.  La donna in questo però ha una grande responsabilità! È parte di Adamo; è sua costola; ella può scegliere se essere privazione o completamento; può scegliere se dare verità al mondo o privarlo di essa. L’uomo dal canto suo è chiamato a trattare la donna come suo corpo, deve avere la consapevolezza che ella è sua controparte femminile, quindi con la sua stessa dignità. Femminicidi; mercificazione di uteri; nuove forme di sfruttamento; prostituzione, ecc., offendono non solo la donna, ma quello che è il progetto di Dio per l’uomo e per l’umanità intera.
 
Cinquantuno brevi capitoli che offrono altrettante immagini della Donna. Che tipo di percorso ha seguito in questa sua ricerca?
Le donne descritte nel libro rispettano la cronologia riportata dai Testi Sacri, per cui sono state trattate prima le donne dell’Antico Testamento e poi quelle del Nuovo. La cronologia aiuta anche a comprendere come nella storia sacra, dopo il peccato, l’uomo abbia guardato alla donna non più con occhi di verità, ma con occhi di concupiscenza, per cui l’excursus ricalca il lungo e difficile cammino che la donna ha compiuto nella storia, per far sì che le venisse riconosciuto il ruolo di compagna dell’uomo e non di sua subalterna. In questa lettura del femminile, molti dei contenuti sono stati spiegati ricorrendo alla filosofia non solo di autori del passato, ma anche di contemporanei. Fondamentali sono stati gli scritti del Magistero della Chiesa e quelli inediti sulla donna nella scrittura di mons. Costantino Di Bruno, che hanno arricchito il libro di quella sapienza teologica, indispensabile per la sottoscritta per poter interpretare con luce di verità i contenuti della Bibbia.
 
La donna nelle sacre scritture e la donna di oggi. Cosa è cambiato nella profondità dellanimo e del comportamento femminile?
Nulla è cambiato perché la donna di oggi ha le stesse paure, gli stessi desideri e le stesse ansie della donna di ieri. Le donne dell’oggi non solo lontane dalle sorelle della Bibbia. Hanno altri nomi, vivono altre storie, ma in loro, nella loro missione di madri e mogli, di figlie o sorelle, nubili o consacrate, continuano a dare al mondo quella parte di umanità, sensibilità, amore e dedizione di cui esso altrimenti sarebbe privo. L’ethos della donna rimane sempre uguale, non cambia. Ella deve essere generatrice spirituale e non solo naturale del genere umano.
 
Nel nono capitolo si parla della donna e dei suoi diritti. Alla luce del dibattito nel Paese cosa pensa del diritto di avere un figlio a tutti i costi e con qualsiasi mezzo?
Il desiderio di essere madre è connaturato nella donna, molte donne delle Sacre Scritture hanno desiderato diventare madri senza riuscirci. La sterilità è un problema che la Bibbia affronta: Sara e Rachele, per esempio, erano sterili. Anche Anna ed Elisabetta non riuscivano ad avere figli. Alcune di loro risolvono il problema con quelle che oggi chiameremmo “madri surrogate”: le loro schiave offerte ai rispettivi coniugi per avere con altre modalità il figlio che la natura non dà. Sappiamo però che i problemi risolti con soluzione umane sfociano in altri problemi, né Sara né Rachele infatti si sentiranno vere madri, e solo quando cambierà il loro rapporto col Signore, questi concederà loro finalmente un figlio. Il messaggio è chiaro: La maternità è dono di Dio.
 
Se dovessimo immaginare una figura al femminile nella Bibbia da accostare al movimento femminista, a chi potremmo pensare e perché?
Sicuramente a Giuditta, rappresentata da pittori e artisti con in mano la testa di Oloferne. Giuditta è una giovane vedova, bellissima d’aspetto ma soprattutto saggia, coraggiosa nell’affrontare Oloferne, capo assiro di un vasto esercito che tiene in scacco il popolo ebraico. In lui le stereotipie della forza: il mondo maschile, la virilità militare, la potenza del dominio, il controllo. In Giuditta invece le stereotipie della debolezza: il mondo femminile, un bell’aspetto e uno stato di vedovanza (le vedove nella gerarchia delle società ebraiche erano le ultime per posizione sociale). In questa storia anche un’altra opposizione: da una parte l’uomo che crede nella sua potenza e che si esalta facendosi Dio di se stesso; dall’altra la donna che ripensa se stessa secondo la volontà divina. La storia però non va avanti per stereotipie: Giuditta taglia la testa al grande generale. Quanto avvenuto attesta che chi crede nel Signore, sia anche una giovane vedova, ha il potere di capovolgere gli eventi.
 
Lultimo capitolo lo dedica interamente alla Madre di Dio. In lei, scrive, si trova lessenza stessa del femminile. Vuole in breve spiegarci questo importante passaggio?
Nell’ultima parte dell’opera è descritta l’eccezionale figura della madre di Dio: Maria di Nazareth. In lei non una donna particolare, ma tutte le donne sono rappresentate e santificate: adulte e fanciulle, vergini e madri, spose e consacrate, poiché in lei tutte le condizioni sono state vissute nel più puro e perfetto stato di grazia. In lei lo splendido miracolo di essere casta e sposa, vergine e allo stesso tempo meravigliosa madre di Dio. Ella ci ha rigenerati tutti in quel sì detto all’Arcangelo, ripetuto con la vita anche sotto la croce di suo figlio Gesù. Ogni donna che guarda a lei è da lei presa per mano, rigenerata, ritemprata. “Ella, afferma la Stein, può formare a propria immagine coloro che le appartengono, perché ogni donna in quanto donna è soprattutto figlia di Maria”.
 
La chiusura del suo libro indica ad ogni donna due strade che da sempre si schiudono davanti a lei: Quali sono e quale lei consiglia di seguire?
Le due strade che le si aprono innanzi sono una della consapevolezza, della valorizzazione del sé secondo quello che è il progetto divino. L’altra la via della non conoscenza, da percorrere se preferisce rimanere in balia dei suoi tanti moti dell’anima; instabile funambula tra le mille corde esistenziali che l’odierna società le propone. Perché optare per la prima via e non per l’ultima? La risposta è nei Testi Sacri. Le donne hanno il potere di cambiare la storia, in meglio o in peggio, questo potere lo ha consegnato loro lo stesso Creatore, quando addormentato Adamo, lo ha privato di parte del suo essere per plasmare da esso la sua compagna. La donna è dunque privazione e completamento insieme, è ciò che sceglie di essere.
 
Grazie e buon lavoro. Il nostro sguardo e la nostra solidarietà non può che andare, infine, alle donne che in questi giorni, scappando dalla guerra, vivono accampate e abbandonate al freddo dei Balcani, senza mai tuttavia perdere la loro dignità e la speranza di un domani migliore. Auguri a loro e a tutte le donne che nella Parola trovano la forza di contribuire a cambiare il mondo.
 

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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