L’ideologia degli accenti ci impedisce di vedere l’uomo

È necessario uscire dal guscio della superficialità e sforzarsi d’avere una visione completa dell’essere umano

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Tempo fa mi trovavo in una parrocchia, per tenere una conferenza d’attualità. Fra gli argomenti trattati ho parlato del dramma della povertà, della guerra, della fame nel mondo, del dominio dei forti sui più deboli. Ma nella stessa conferenza ho parlato anche di temi di bioetica, come la tragedia dell’aborto legalizzato e la rinascita dell’eugenetica.
Alla fine dell’incontro sono stato avvicinato da alcuni giovani che sembravano meravigliati dalle mie parole. Uno di loro mi disse: “Ho apprezzato molto la parte della relazione in cui lei ha denunciato lo scandalo della povertà nel mondo. Però non sono d’accordo sulle idee che ha espresso sui temi di bioetica. Sono sorpreso dal fatto che uno come lei, così sensibile ai diritti umani, possa essere contrario alla legalizzazione dell’aborto”.
L’episodio mi fece pensare molto. Perché questa visione così parziale dell’essere umano? Il diritto del bambino a nascere non è un diritto umano da difendere? Oppure dovremmo limitarci solo a difendere i diritti dei bambini che sono già nati?
Oggi, purtroppo, tanti giovani corrono il rischio di essere schiavi di una concezione della vita incompleta, ingabbiata e soffocante.
Sembrano rinchiusi in un guscio. Ognuno porta avanti i suoi argomenti preferiti, tralasciando quelli che ritiene scomodi.
Esiste, purtroppo, una pericolosa ideologia degli accenti. Ognuno mette l’accento sui temi che gli sembrano più importanti. C’è chi ama parlare della povertà e chi dell’aborto. C’è chi si batte contro l’eutanasia e chi contro la pena di morte. C’è chi difende la famiglia e chi lotta per la pace e per il disarmo.
Ci sono tante persone di buona volontà, che operano con entusiasmo e spirito di donazione. Il problema è che spesso i differenti schieramenti non si incontrano. Sono chiusi nei loro gusci ed evitano di dialogare tra loro. Parlano solo di certi temi e ne censurano volutamente altri. Questo non aiuta i giovani. Li costringe ad avere una visione superficiale e limitata della realtà che stiamo vivendo.
Se io denuncio lo scandalo della povertà sono considerato “comunista”. Se dico di essere contro l’aborto, sarò invece bollato come “integralista”.
Bisogna fare uno sforzo e cercare di uscire dalla mentalità degli accenti. In che modo? La cosa più importante, secondo me, è avere come punto di riferimento la parola del Papa. Seguire il Papa significa credere in una concezione dell’essere umano veramente completa. Significa amare la Vita dal concepimento alla morte naturale, senza lasciarsi condizionare dall’ideologia degli accenti.
Dobbiamo ascoltare di più il Papa. Il messaggio che traspare dalle sue parole è chiarissimo: non può esistere un’ideologia degli accenti. Non si può essere cristiani a metà. L’interesse per il sociale non dev’essere in contrasto con quello per la bioetica. È giusto che il bambino non nato sia amato con la stessa convinzione con cui amiamo i poveri e gli oppressi.
È questa la strada da percorrere per vivere pienamente a bellezza del Vangelo. Un Vangelo che non è solo parola, ma che diventa concretezza ed amore infinito in ogni passo della Vita quotidiana.
 
 

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Carlo Climati

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