Una originale rappresentazione dell’Arcangelo Michele

L’imponente Opera è stata realizzata dal Maestro Carmelo Raco

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Carmelo Raco è un poliedrico artista di Gioia Tauro, capace di spaziare dall’architettura alla pittura, dalla grafica alla scultura, dalla fotografia all’intaglio. In occasione della “Befana del Ferroviere”, ha presentato al pubblico un dipinto, olio su tela cotonata, di dimensioni 220 x 110, realizzato per devozione tra marzo-aprile del 2014, in circa 34 giorni di lavoro.
Nel corso della manifestazione promossa dal cav. Teodoro Rotolo e giunta alla sua XXXV edizione,  il Maestro Raco è stato omaggiato del premio “Cultura Mick Bagalà 2016”. Il dipinto in cui viene raffigurato l’Arcangelo San Michele è frutto di un viaggio teologico-artistico di elevato livello.
L’osservatore viene immerso e calamitato dagli occhi dell’Arcangelo che intercettano, da qualsiasi angolazione, il suo sguardo. In stato di riposo; si possono apprezzare le bianche ali, ben ordinate e folte, che rimandano alla purezza ed all’abbondanza. Le stesse servono per indicare il volo in uno spazio metafisico e spirituale cui l’Arcangelo, abitante di un tempo eterno, è abituato. Uno spazio senza dimensioni, né distanze.
La mano destra poggia sull’elsa della spada, nel cui pomolo è inciso il Crocifisso. Rappresenta il centro della fede nell’incarnazione del Figlio, motivo della prima battaglia celeste. Secondo le Scritture è stato proprio l’Arcangelo San Michele, principe della milizia celeste, il difensore della fede nella parola di Dio, a combattere la prima battaglia. La spada sguainata e poggiata con la punta a terra, è dorata (colore del metallo più nobile), così come la corazza e lo scudo. Quest’ultimo rappresenta la multiforme difesa dal male che il cristiano è chiamato a operare.
Nella spalla sinistra è legato un mantello color rosso vivo che, mantenuto dal braccio destro, ondeggia per rappresentare la fluttuante difficoltà della vita terrena. Il carnato è di colore chiaro, molto tenue specialmente nelle parti che interessano il volto. Questo per rappresentare la freschezza e soprattutto l’espressione genuina di santità pura di chi come Dio (Mi Ka El) possiede.
La figura è equilibrata e proporzionata in ogni sua parte. Le spallette, volute frangiate ed in cuoio, proteggono le braccia – punto di forza in battaglia – sono flessibili ai movimenti e concedono libertà di rotazione. L’ondeggiamento, indica il continuo movimento, dovuto quest’ultimo alle varie azioni dell’Arcangelo in continua lotta contro il maligno. Da vicino è possibile notare la venatura minuziosamente disegnata. L’Artista dimostra così di avere una profonda conoscenza dell’anatomia umana.
I piedi sono fermamente poggiati sulla nuda terra, per indicare un contatto fisico con essa e ricordare che nel cammino dell’uomo, la terra è la strada verso il cielo.  Vicino ai piedi nudi, poco distante, si trova una pietra a forma cuspidale, dai molteplici significati. La pietra scartata dai costruttori divenuta pietra angolare, la pietra mai scagliata contro la Maddalena, la pietra d’inciampo, ma anche la materialità ed il pericolo. Ancora, la sua forma sembra alludere alla Chiesa costruita sulla roccia: questa pietra viene indicata dall’Arcangelo per rimarcarne l’importanza.
Un altro importante elemento è la sottile ombra, quasi evanescente, per indicare che l’Arcangelo San Michele è puro spirito. L’esile ombra non appartiene alla sua figura, ma all’evidenza della sua azione. Già dalla descrizione si percepisce che la tela fuoriesce dai classici schemi di rappresentazione della figura dell’Arcangelo San Michele. A tal motivo è necessario filtrare l’Opera attraverso la lente dello sguardo moderno caratterizzato da accesi colori, e che sia, esso stesso, aderente al nostro presente. La tela è imponente.
Ora è auspicabile che possa trovare presto una stabile collocazione. Luogo ideale sarebbe una Chiesa che abbia uno spazio apposito. Potranno farsi sentire, in particolare, la città di Gioia Tauro (in quanto l’artista è gioiese), la diocesi di Oppido-Palmi, la Calabria, l’Italia o addirittura il Vaticano, considerando che il 5 luglio 2013, Papa Francesco insieme al Papa Emerito, Benedetto XVI, ha voluto consacrare la città del Vaticano a San Giuseppe e all’Arcangelo San Michele.
 

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Domenico De Angelis

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