Pope Francis in Paul VI Room (archive)

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Papa a Confindustria: "Rifiutate scorciatoie di raccomandazioni, favoritismi, disonestà"

Francesco chiede agli industriali di impegnarsi per non far calpestare la dignità di famiglie, giovani e anziani da esigenze produttive, “che mascherano tristi egoismi e sete di guadagno”

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Non era mai accaduto nei suoi 106 anni di storia che Confindustria, la più grande associazione delle imprese italiane, incontrasse un Papa in Vaticano. Ma con Francesco anche questa ‘prima volta’ si è potuta realizzare. L’occasione è stata il cosiddetto ‘Giubileo dell’Industria’, celebrato già ieri da tutti i membri dell’associazione con il convegno all’Augustinianum dal titolo “Fare Insieme. Sviluppo Istruzione Lavoro”, e culminato con l’udienza di stamane in Aula Paolo VI.

Circa 7mila i rappresentanti del mondo dell’impresa presenti, guidati dal presidente Giorgio Squinzi, che hanno confermato l’impegno “di contribuire con il vostro lavoro a una società più giusta e vicina ai bisogni dell’uomo”, come ha ricordato il Papa nel suo discorso.

Discorso programmatico e ricco di spunti, in cui Bergoglio ha richiamato il popolo degli industriali a non dimenticare le fasce “più deboli e marginalizzate” della società, quali famiglie, anziani e giovani disoccupati, e a rifiutare “le scorciatoie” di raccomandazioni, favoritismi, disonestà e facili compromessi. 

“La vostra via maestra sia sempre la giustizia” ha detto il Papa, esortando ad aprire il campo a “nuove strategie, nuovi stili, nuovi atteggiamenti” per “investire in progetti che sappiano coinvolgere soggetti spesso dimenticati o trascurati”.

In primo luogo le famiglie, “focolai di umanità, in cui l’esperienza del lavoro, il sacrificio che lo alimenta e i frutti che ne derivano trovano senso e valore”. Poi gli anziani, “che potrebbero ancora esprimere risorse ed energie per una collaborazione attiva, eppure vengono troppo spesso scartati come inutili e improduttivi”. E che dire – ha esclamato Francesco – “di tutti quei potenziali lavoratori, specialmente dei giovani, che, prigionieri della precarietà o di lunghi periodi di disoccupazione, non vengono interpellati da una richiesta di lavoro che dia loro, oltre a un onesto salario, anche quella dignità di cui a volte si sentono privati?”.

“Tutte queste forze, insieme, possono fare la differenza per un’impresa che metta al centro la persona, la qualità delle sue relazioni, la verità del suo impegno a costruire un mondo più giusto, un mondo davvero di tutti”, ha affermato il Santo Padre. Questo significa “fare insieme”, ovvero “impostare il lavoro non sul genio solitario di un individuo, ma sulla collaborazione di molti”.

Significa, in altri termini, “fare rete” per “valorizzare i doni di tutti, senza però trascurare l’unicità irripetibile di ciascuno”. Al centro di ogni impresa deve esserci infatti l’uomo, “non quello astratto, ideale, teorico”, ha detto il Papa, “ma quello concreto, con i suoi sogni, le sue necessità, le sue speranze e le sue fatiche”.

E questa attenzione alla persona concreta comporta una serie di “scelte importanti”: anzitutto, ha chiarito Francesco, “dare a ciascuno il suo, strappando madri e padri di famiglia dall’angoscia di non poter dare un futuro e nemmeno un presente ai propri figli”; poi “saper dirigere, ma anche saper ascoltare, condividendo con umiltà e fiducia progetti e idee”. In ultimo, ma non meno importante, “fare in modo che il lavoro crei altro lavoro, la responsabilità crei altra responsabilità, la speranza crei altra speranza, soprattutto per le giovani generazioni, che oggi ne hanno più che mai bisogno”.

“Dinanzi a tante barriere di ingiustizia, di solitudine, di sfiducia e di sospetto che vengono ancora erette ai nostri giorni, il mondo del lavoro, di cui voi siete attori di primo piano, è chiamato a fare passi coraggiosi perché ‘trovarsi e fare insieme’ non sia solo uno slogan, ma un programma per il presente e il futuro”, ha evidenziato il Vescovo di Roma.

E, richiamando la Laudato Si’, ha ricordato agli imprenditori la loro “nobile vocazione orientata a produrre ricchezza e a migliora­re il mondo per tutti”. Voi – ha soggiunto – “siete perciò chiamati ad essere costruttori del bene comune e artefici di un nuovo ‘umanesimo del lavoro’”, “a tutelare la professionalità” e al tempo stesso “a prestare attenzione alle condizioni in cui il lavoro si attua, perché non abbiano a verificarsi incidenti e situazioni di disagio”.

“La vostra via maestra – ha affermato Papa Bergoglio – sia sempre la giustizia che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi. La legge suprema sia in tutto l’attenzione alla dignità dell’altro, valore assoluto e indisponibile. Sia questo orizzonte di altruismo a contraddistinguere il vostro impegno: esso vi porterà a rifiutare categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive, che mascherano miopie individualistiche, tristi egoismi e sete di guadagno”.

Dunque il “bene comune” deve essere “la bussola che orienta l’attività produttiva”, perché “cresca un’economia di tutti e per tutti, che non sia insensibile allo sguardo dei bisognosi”. “Essa è davvero possibile – ha assicurato il Pontefice – a patto che la semplice proclamazione della libertà eco­nomica non prevalga sulla concreta libertà dell’uomo e sui suoi diritti, che il mercato non sia un assoluto, ma onori le esigenze della giustizia e, in ultima analisi, della dignità della persona”.

Perché “non c’è libertà senza giustizia e non c’è giustizia senza il rispetto della dignità di ciascuno”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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