Nei poveri c’è Gesù che bussa alla porta del nostro cuore. Ce lo ricorda la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone, al centro del Vangelo odierno (Lc 16,19-31), che ha fornito lo spunto a papa Francesco per marcare un’ulteriore distinzione tra i cristiani ‘di nome’ e quelli ‘di fatto’.
L’Epulone menzionato nel Vangelo era un ricco che “conosceva i comandamenti, sicuramente tutti i sabati andava in sinagoga e una volta all’anno al tempio”; aveva, quindi, “una certa religiosità”, ha sottolineato il Pontefice. Era tuttavia un uomo “chiuso nel suo piccolo mondo” fatto di abiti preziosi e di “vanità”, incapace di guardare oltre i confini del suo mondo.
“Non pensava per esempio ai bisogni di tante gente o alla necessità di compagnia degli ammalati, soltanto pensava a lui, alle sue ricchezze, alla sua buona vita: si dava alla buona vita”, ha proseguito il Santo Padre.
Ci troviamo di fronte a un “ricco apparente” che “non conosceva alcuna periferia” e percorreva “la via della menzogna”, fidandosi “soltanto di se stesso, delle sue cose” e non “di Dio”. Quest’uomo, ha osservato il Papa, non ha lasciato “eredità” e, non casualmente, il Vangelo non cita nemmeno il suo nome: “soltanto dice che era un uomo ricco, e quando il tuo nome è soltanto un aggettivo è perché hai perso, hai perso sostanza, hai perso forza”. Questa vanità e questa mondanità, ha aggiunto Francesco, spesso le riscontriamo anche i preti e vescovi “in carriera”.
Resta spontaneo chiedersi, ha sottolineato Bergoglio, se Dio non abbia avuto “misericordia di quest’uomo”. La risposta è positiva: la misericordia “era alla porta, nella persona di quel Lazzaro, che sì aveva nome” e “con i suoi bisogni e le sue miserie, le sue malattie, era proprio il Signore che bussava alla porta, perché quest’uomo aprisse il cuore e la misericordia potesse entrare”. Ma per quel ricco “oltre la porta non c’era niente”.
L’esempio negativo del ricco Epulone, ci spinge dunque a chiederci “se io sono un cristiano sulla via della menzogna, soltanto del dire, o sono un cristiano sulla via della vita, cioè delle opere, del fare”.
In tempo di Quaresima, dunque, sarà bene domandarci: “Io sono sulla strada della vita o sulla strada della menzogna? Quante chiusure ho nel mio cuore ancora? Dove è la mia gioia: nel fare o nel dire? Nell’uscire da me stesso per andare incontro agli altri, per aiutare?”.
Raccomandando di praticare le “opere di misericordia”, papa Francesco ha concluso chiedendo “la grazia di vedere sempre i Lazzari che sono alla nostra porta, i Lazzari che bussano al cuore, e uscire da noi stessi con generosità, con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di Dio possa entrare nel nostro cuore!”.
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Santa Marta: “I poveri sono la misericordia che bussa alla nostra porta”
Durante l’omelia del mattino, papa Francesco indica l’esempio negativo del ricco Epulone, chiuso nel suo piccolo mondo e ignaro di Lazzaro che lo implora