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Alla ricerca di una posizione di rango

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 20,17-28

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Lettura
Gesù ha appena annunciato la sua morte per la terza volta, quando Matteo nel suo Vangelo narra l’episodio della moglie di Zebedèo, che chiede un posto per i suoi due figli. Gesù non solo risponde alla donna, ma espone anche una legge nuova: chi tra i discepoli, anche nella futura Chiesa, vuole essere il più grande, deve essere lo schiavo di tutti.
Meditazione
La madre dei figli di Zebedèo arriva a prostrarsi ai piedi di Gesù per assicurare loro un posto “di alto rango”. Quantomeno non ha sbagliato a scegliere la persona che davvero poteva assicurare ai suoi figli un buon posto per l’eternità! Ma quante mamme e papà si prostrano davanti alle persone sbagliate? Quanti, per avere delle gratificazioni nel lavoro, per salire di livello, o per non perdere il posto di lavoro, si buttano ai piedi di chiunque? Potremmo interrogarci su come ci comporteremmo in una simile situazione di necessità. Cosa saremmo disposti a fare, noi, per un “posto sicuro”? Gesù spiega alla madre dei due discepoli che non si tratta di un “posto”, ma di un vero lavoro, uno di quelli difficili da fare, perché si tratta di mettere in gioco la propria vita, di soffrire. La smania di un “posto” è così grande che i due, all’inizio, si dichiarano entusiasticamente capaci. Ma Gesù aveva appena detto che cosa lo attendeva, aveva appena annunciato la sua morte. E così chiude anche il brano: “dare la vita in riscatto”. Ne sono capaci i due figli di Zebedèo? E ne siamo capaci noi? Gesù non ci chiede di candidarci per il posto di martire, ma di capovolgere la nostra mentalità. Ci chiede di abbandonare le ambizioni prettamente umane. Ci chiede di non insegnare ai più piccoli che bisogna “sgomitare” per andare avanti, farsi notare, eccellere. Di non pensare che ogni mezzo sia lecito per raggiungere la propria personale ambizione. Cambiando mentalità, non perderemo nulla. Forse non saremo in prima fila. Ma saremo felici. Più di quanto lo possiamo essere in quei pochi minuti di gloria che ci può regalare il mondo. La felicità non è data dalla notorietà, né dal denaro. La vera gioia viene dal Signore. Non solo nella prossima vita, ma anche qui e oggi, se siamo consapevoli di seguire il comandamento del Signore.
Preghiera
Signore, voglio seguirti! Tu mi chiedi di non lasciare la vita per te, ma solo la mia ambizione di essere una persona importante. È solo un atteggiamento, è solo una ricerca sbagliata, non è la mia vita. Eppure, Signore, è difficilissimo. Più onestamente, Signore, oggi ti chiedo: aiutami a desiderare onestamente di seguirti, e rendimi disponibile a lasciare qualcosa cui ambisco per amor tuo.
Agire
Rifletto sulle cose non materiali cui aspiro: riconoscenza e gratitudine da parte di altri, visibilità, un momento di gloria… Sono disposto a lasciare una di esse per il Signore?
Meditazione del giorno a cura di Alexandra von Teuffenbach, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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