Lettura
Con i versetti del Vangelo che ascoltiamo nella liturgia eucaristica di oggi, l’evangelista Matteo inizia un nuovo capitolo. Dopo vari discorsi – quello “della montagna”, quelli ai discepoli, e le parabole – qui Matteo ci presenta Gesù mentre rivolge un serio ammonimento ai farisei. È l’ultima volta che si confronta con loro prima di incontrare il sinedrio durante la Passione.
Meditazione
Nel suo discorso, Gesù sottolinea come si debba distinguere tra la persona e il ruolo che essa svolge. Il Maestro, infatti, chiede ai suoi uditori di osservare e praticare ciò che i farisei dicono, ma di non agire come loro. Verrebbe spontaneo chiedere a Gesù che valore abbia la parola di una persona che non vive essa stessa quel che va proclamando. È qui che il gruppo dei discepoli deve distinguersi dai farisei. Nelle comunità cristiane tutti si devono considerare fratelli, senza elevare uno a “padre” o a “guida”, perché solo Dio è nostro padre e solo Cristo è la nostra guida. Questo brano del Vangelo sembrerebbe perciò in contrasto con la realtà di “autorità” e di “gerarchia” presente nella Chiesa. Chiamiamo “Santo Padre” il vescovo di Roma e “padre” ogni sacerdote religioso, proprio come facevano i farisei. Ma non è questo il messaggio: contraddirebbe quanto poco prima Gesù stesso aveva fatto, dando a Pietro il ruolo di capo della Chiesa. Il ruolo del papa, dei vescovi e di qualsiasi religioso, non è quello di farsi ammirare e riverire – come pretendevano i farisei – ma di guidare la Chiesa con umiltà. Non sono loro a ideare la dottrina. Come Padre, abbiamo Dio, e, come Maestro, Gesù. Il papa, i vescovi, i religiosi – i catechisti! – non hanno quindi il diritto di ergersi, di esaltarsi in quanto maestri, ma possono solo umilmente servire ripetendo, riportando, riproponendo, ciò che il Signore ha insegnato. E per farlo bene essi stessi devono porsi all’ascolto di quanto ha da dire Dio, che è Padre anche del papa! Siamo fratelli, e a quanto viene predicato, a quanto è fissato come norma per i cristiani, deve attenersi anche chi ha autorità nella Chiesa. E, infine, ricordiamo che chi sale sulla cattedra non è stato eletto da un popolo che lo acclama, come accade ai politici, ma è scelto da Dio. Solo per questa ragione, dunque, i cristiani si rivolgono con deferenza e particolare rispetto a coloro che, nella Chiesa, hanno la responsabilità di insegnare e guidare il popolo nel cammino di santità che tutti – papi, vescovi e sacerdoti inclusi – siamo invitati a seguire.
Preghiera
Signore, aiutaci a riconoscere l’autorità nella Chiesa. È quella che viene da te, che tu hai dato a chi deve guidare la Chiesa. E poi aiutaci a riconoscere che ciò che dicono viene da te. Amen.
Agire
Leggiamo qualche brano di un’omelia del Papa e apprezziamone la vicinanza al Vangelo e alla dottrina della Chiesa.
Meditazione del giorno a cura di Alexandra von Teuffenbach, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Il servizio dell’autorità nella Chiesa
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 23,1-12