È appena uscito l’ultimo libro di Rodolfo Papa, dedicato alla filosofia dell’arte di Carlo Chenis: R. PAPA, L’autenticità dell’opera. La filosofia dell’arte di Carlo Chenis, Ladolfi editore, Borgo Manero (No) 2016. Qui di seguito la introduzione, scritta dal prof. d. Mauro Mantovani, Rettore Magnifico della Pontificia Università Salesiana.
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Pochi giorni dopo la morte di Carlo Chenis, avvenuta nei primi mesi del 2010, un’exallieva della nostra Università così ne ricordava la figura: «pur a distanza di tanti anni dalla frequenza alle sue lezioni, ho conservato un caro e vivissimo ricordo della sua persona, come uomo di rara cultura che prediligeva la via della bellezza e dell’armonia per giungere al Dio ‘semplice’» [1]. Sei anni più tardi ecco la pubblicazione, grazie all’attento e fruttuoso lavoro di Rodolfo Papa, di un volume che ne studia in profondità la filosofia dell’arte, e in particolare dell’arte sacra.
Nato a Torino nel 1954, salesiano, ordinato sacerdote nel 1984, Carlo Chenis cominciò da quello stesso anno la sua attività di docente presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Salesiana, dove manifestò fin da subito le sue doti di fine studioso, abile organizzatore e attento formatore, nonché di coordinatore delle incipienti attività di pastorale universitaria. Nei suoi più di 25 anni di docenza accademica ha insegnato materie quali “Introduzione alla filosofia”, “Logica”, “Filosofia della conoscenza”, “Filosofia dell’Arte”, “Filosofia del linguaggio” ed “Estetica”, accompagnando le lezioni – sempre molto apprezzate – con la pubblicazione di vari volumi e di una serie assai numerosa di articoli, unendo la profondità dei suoi interessi filosofici con la prospettiva educativo-pastorale salesiana.
Carlo Chenis si caratterizzava per una spiccata sensibilità estetica e artistica, che si era via via arricchita di specifiche competenze grazie sia allo studio appassionato sia al suo impegno di Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, compito che svolse dal 1995 al 2006. In occasione del Grande Giubileo dell’Anno 2000 fu determinante il suo apporto nell’organizzazione del Giubileo sotto il profilo artistico e culturale.
Ricordato come persona costantemente aperta al dialogo con tutti, simpatico e aperto a valorizzare la verità e il bene ovunque essi si fossero manifestati, Carlo Chenis nella sua produzione ha valorizzato primariamente i temi dell’estetica e dell’arte sacra, che lo hanno sempre spinto a scandagliare in profondità il tema della bellezza come luogo ed esperienza nei quali il desiderio e la nostalgia dell’Assoluto, che appartengono ad ogni persona umana e non sono indifferenti alla cultura odierna, si manifestano con tutto il loro valore esistenziale e globalmente umano. Le sue lezioni in Università sono sempre state uno stimolo a progredire nella profondità e nell’incisività delle argomentazioni e nella padronanza di quelle “chiavi di lettura” fondamentali per rendere ragione della propria esperienza di fede e di cultura cristiana, e per dialogare con empatia e vicinanza ma anche con spessore critico con il mondo che ci circonda e la società di cui facciamo parte.
Nominato il 21 dicembre 2006 e consacrato il 10 febbraio 2007 Vescovo di Civitavecchia – Tarquinia, egli si dedicò pienamente al nuovo ministero pastorale, anche se mai smise di assicurare le lezioni per i corsi che gli erano ancora richiesti. Nella seconda metà del mese di gennaio 2010, ormai già molto sofferente e provato dall’incalzante avanzare della sua malattia, egli volle concludere regolarmente il corso che stava tenendo, regalando agli allievi dei momenti indimenticabili di testimonianza di fede e di affidamento a Dio e alla sua volontà, un vero insegnamento “della vita” che ha fatto da complemento alle chiare nozioni di logica e di estetica di cui è stato dispensatore per tanti anni. I suoi ultimi mesi di vita, quelli apparentemente meno “attivi”, si sono rivelati invece quelli misteriosamente più fecondi, se si considera la mole di contatti, di messaggi, di testimonianze di preghiera e di vicinanza che la sua malattia e poi la sua dipartita hanno determinato. Il 19 marzo 2010 si ebbe infatti la prematura scomparsa di un autentico sacerdote salesiano, e di un Vescovo che si era costantemente donato al suo popolo.
Mi è sembrato utile tratteggiare qui pur molto brevemente la figura di Carlo Chenis per offrire in questa Introduzione uno sfondo prospettico all’interno del quale collocare e meglio comprendere lo spessore culturale ed il valore intellettuale dell’operazione lodevolmente compiuta dall’autore di questo libro, dedicato alla filosofia dell’arte di Carlo Chenis. In un tempo in cui il confronto tra etica ed estetica pone particolari sfide ed interrogativi, Rodolfo Papa – che ha già pubblicato vari volumi soprattutto sulla storia delle dottrine estetiche, oltre ad essere artista egli stesso – ha preso in esame con lucidità ed acutezza l’insieme degli scritti chenisiani e ne ha messo in luce la significatività e attualità.
Si rinviene infatti nella produzione di Chenis, pur a volte legata a particolari situazioni e per questo in certo senso frammentaria, la presenza di una vera e propria riflessione filosofica sull’arte sacra, che si sviluppa a partire dallo studio del 1991 dal titolo Fondamenti teorici dell’arte sacra. Magistero post-conciliare [2], e poi continua negli anni arricchendosi anche dell’esperienza dell’insegnamento universitario e dei numerosi interventi che fu chiamato a tenere per il suo impegno a servizio della Commissione vaticana, per i frequenti contatti che intratteneva con gli artisti contemporanei e le relative associazioni, per il suo costante coinvolgimento in varie manifestazioni culturali.
Gli otto capitoli del volume di Rodolfo Papa accompagnano così il lettore in un ricco itinerario di riflessione: sull’identità dell’opera d’arte; sul rapporto tra gnoseologia, linguaggio ed arte; la questione della bellezza; la questione dell’arte sacra; la posizione del Magistero della Chiesa sull’arte sacra, e il rapporto della Chiesa con gli artisti; la filosofia dell’arte sacra; le questioni aperte (sfida “postmoderna”, identità dell’arte, le immagini, il corpo…); l’attualità della proposta teoretica del filosofo salesiano.
Rodolfo Papa evidenzia come l’arte fu l’argomento che Carlo Chenis, artista anche lui e uomo di grande “poliedricità organica”, ebbe maggiormente a cuore. La filosofia dell’arte sacra del pensatore piemontese, a partire dalla discussione sulla identità e definibilità dell’arte, si è concentrata sulla considerazione dell’autenticità dell’opera, che per Papa rappresenta la nozione sintetica centrale che Chenis sviluppò cogliendone le implicazioni teoretiche, antropologiche, morali e spirituali.
Proprio per questo la proposta di filosofia dell’arte di Chenis si distingue per una notevole “solidità” e risulta significativa anche per confrontarsi con le sfide contemporanee, specie con la “frammentazione del sapere” e la “deformazione della figura” che sembrano caratterizzare parte preponderante dell’estetica postmoderna. Rodolfo Papa in modo particolare individua nella “opzione per il figurativo” un contributo interessante che qualifica il “sistema d’arte” essenziale per l’arte cristiana. Tutto ciò non per riproporre stilemi passati ma per rinnovare la forza della figurazione, e così mettere in luce l’importanza dell’arte sacra come “chiave di volta” di un nuovo umanesimo, capace di unire la ricchezza dell’arte in quanto arte e la profondità del sacro. Carlo Chenis, afferma Rodolfo Papa a conclusione del suo scritto, ha messo al centro di tutta la sua investigazione filosofica «la ricerca della autenticità dell’opera, la ricerca della compiutezza dentro il cammino del divenire», mostrando così che «l’autenticità dell’opera sta nello splendore della forma, ovvero nella sua bellezza».
L’intera testimonianza di vita di Carlo Chenis lo mostra così come un “artista del bene e del sorriso”. Chi lo ha conosciuto personalmente, come Rodolfo Papa e come chi scrive, può senz’altro confermare la fortunata sintesi, presente nella sua persona, di non comuni capacità intellettuali, di un carattere forte e deciso, talora brusco e netto, di un preciso senso di responsabilità, di spiccate doti di solidità umana e cristiana, di vita sacerdotale zelante, animata da profondo spirito missionario, di attiva e salesiana capacità pastorale con i giovani e nelle parrocchie, di fedeltà alla Chiesa e al suo Magistero.
Non è un caso che lo stemma episcopale di Carlo Chenis, così elaborato e ricco di simbologie che esprimono il fondamento biblico, l’esperienza accademica, l’appartenenza salesiana e il sensum Ecclesiae di questo straordinario pastore, presenti nel cartiglio l’espressione “Intellectus et fides in caritate”. Si tratta, come si legge nel libretto della sua Ordinazione, di «un richiamo a San Paolo: ‘Veritatem autem facientes in caritate’ (Eph 4,15); a San Tommaso d’Aquino: ‘Per ardorem caritatis datur cognitio veritatis’ (Super Evangelium Johannis, 5,6) e a San Giovanni Bosco con la sua trilogia ‘Ragione – Religione – Amorevolezza’ (Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù)».
Carlo Chenis ha vissuto questo programma fino in fondo, consegnandoci una solida proposta di riflessione sull’arte sacra e un appello a percorrere con rinnovato slancio la via pulchritudinis. Interessante il fatto che papa Francesco nella sua ultima Enciclica, Laudato si’, abbia parlato della bellezza anche all’interno di un paragrafo dedicato alla “tecnoscienza”, quand’essa è «ben orientata»: «La tecnoscienza, ben orientata, è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell’essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico fino ai grandi mezzi di trasporto, ai ponti, agli edifici, agli spazi pubblici. È anche capace di produrre il bello e di far compiere all’essere umano, immerso nel mondo materiale, il ‘salto’ nell’ambito della bellezza. Si può negare la bellezza di un aereo, o di alcuni grattacieli? Vi sono preziose opere pittoriche e musicali ottenute mediante il ricorso ai nuovi strumenti tecnici. In tal modo, nel desiderio di bellezza dell’artefice e in chi quella bellezza contempla si compie il salto verso una certa pienezza propriamente umana» [3].
Un’altra delle sfide del nostro tempo.
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NOTE
[1] Cfr. MARCO BAY (a cura di), Artisti del bene e del sorriso. Scritti pastorali e testimonianze, Roma, LAS, 2011.
[2] Cfr. CARLO CHENIS, Fondamenti teorici dell’arte sacra. Magistero post-conciliare, Roma, LAS, 1991.
[3] FRANCESCO, Laudato si’, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, n. 103.