Human embryos

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Scienza e cuore sono d’accordo: è vita umana fin dal concepimento

Il professor Bruno Dallapiccola spiega le ragioni della scienza e della genetica

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Il professor Bruno Dallapiccola è una delle massime autorità italiane nel campo della genetica. Ha insegnato in varie università italiane e da ultimo presso “La Sapienza” di Roma. È stato presidente della Società italiana di genetica medica, della Federazione italiana per lo studio elle malattie ereditarie e della Società italiana di genetica umana.
Attualmente è direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma ed è membro del Comitato nazionale per la bioetica e del Consiglio superiore di sanità. Per brevità si omettono i suoi molti incarichi pregressi e attuali di grande prestigio che gli attribuiscono una grande autorevolezza nel campo della genetica. ZENIT lo ha intervistato.
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Professor Dallapiccola, lei ha già sottoscritto tra i primi la testimonianza-appello rivolta all’Unione Europea per realizzare la seconda fase dell’iniziativa “Uno di noi”. Perciò è assai importante un suo invito agli scienziati e ai medici perché seguano il suo esempio. Le domandiamo perciò: l’affermazione che il concepito, fin dalla fecondazione, è un individuo vivente appartenente alla specie umana ha un fondamento scientifico oppure dipende da una visione religiosa?
L’affermazione ha un preciso riferimento scientifico. Non vi è dubbio che la fusione di due gameti umani dà origine ad uno zigote umano, che in teoria ha la potenzialità di svilupparsi in un embrione e successivamente in un feto, e, a seguire, in un neonato e in una persona umana. Non vi è altrettanto dubbio che quel progetto biologico è unico e irripetibile, considerata l’unicità del genoma umano.
Tutti i manuali di genetica, biologia e medicina moderni insegnano che dalla fecondazione inizia un processo di sviluppo che non ha salti di qualità e che è finalisticamente orientato, ma alcuni sostengono che non esisterebbe un essere umano fino al 14° giorno dopo il concepimento. Come rispondere?
Lo sviluppo dal concepimento in poi è un processo continuo. Sappiamo che nei primi 14 giorni lo sviluppo è essenzialmente di tipo “proliferativo” e successivamente di tipo “differenziativo”. Il termine di 14 giorni riflette queste due fasi, la prima delle quali coincide con il tempo entro di quali si può realizzare il processo della gemellarità monozigote (ovvero la divisione della massa dell’embrione in due o raramente più parti, corrispondenti ad altrettanti gemelli identici a livello genomico ma non necessariamente a livello funzionale). Tuttavia questo progetto biologico umano è tale prima e dopo il 14° giorno.
Lei è stato Presidente del Comitato Scienza e Vita vittorioso nel confronto referendario promosso da chi voleva distruggere la Legge 40/04 sulla PMA. Le appaiono ancora validi gli slogan che il Comitato Scienza e Vita utilizzò in quel confronto referendario “esseri umani” e “uniti per il futuro dell’uomo”? É sempre vero che l’embrione deve essere considerato e tutelato come un soggetto e non come una cosa per quanto preziosa la si consideri?
 I 10 anni che ci dividono da quel referendum non hanno intaccato la validità di quegli slogan, semmai hanno permesso di verificare alcune affermazioni che avevamo fatte nostre in quella campagna. Per tutte, ricordo che cosa anticipavo a proposito della distruzione degli embrioni per finalità di ricerca: prima che qualcuno riesca ad utilizzare gli embrioni umani destinati alla ricerca per finalità terapeutiche, qualcuno riuscirà a riprogrammare le cellule dell’adulto e ad utilizzarle con finalità analoghe a quelle con le quali oggi si utilizzano le cellule staminali embrionali. Meno di due anni dopo la predizione si è avverata e allo scopritore delle Ips (staminali pluripotenti indotte) Shinya Yamanaka è stato assegnato il premio Nobel.
“Uno di noi” riferito all’embrione umano è un’affermazione laica o confessionale?
La considero una affermazione sufficientemente laica: possiamo dire che è il più piccolo di noi, uno di noi in miniatura, ma dotato di tutte le nostre potenzialità.
L’Unione Europea non ha competenza normativa in materia di aborto e di diritto alla vita. Tuttavia, fornisce sistematicamente aiuti economici ad organizzazioni internazionali che propagandano e praticano l’aborto. Di fronte alla richiesta di 2.000.000 di cittadini europei, la Commissione di Bruxelles ha sostenuto che i finanziamenti si riferiscono alla attuazione di aborti legali e alla tutela della salute della donna. Le sembra che sia una giustificazione accettabile? 
Mi pare che questa affermazione attribuisca al concetto di “salute” un significato eccessivamente ampio e probabilmente non del tutto appropriato, quantomeno in una sostanziale percentuale delle donne che ricorrono all’aborto.

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Carlo Casini

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