Due presidenti ed un’alleanza mondiale per sconfiggere fame e sottosviluppo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il Presidente dell’IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) Kanayo F. Nwanze insieme a rappresentati di 176 paesi nel mondo sono d’accordo per lo sviluppo dell’agricoltura ed il fiorire della pace

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Nel corso dei lavori della 39a riunione annuale del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) che si è svolta Roma, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente dell’IFAD Kanayo F. Nwanze, hanno concordato un piano comune per sconfiggere la fame ed il sottosviluppo.
Il Presidente italiano ha spiegato che “l’agricoltura contribuisce trasversalmente a tutti gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile e sradica le cause profonde che spingono sempre più persone a emigrare”.
Povertà e fame, ha detto Mattarella, sono all’origine dei conflitti, dell’instabilità e delle catastrofi umanitarie, sono il primo anello di una catena che occorre spezzare.
Tre miliardi di persone vivono nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo. Sono circa il 40 per cento della popolazione globale, in realtà rappresentano più del 70 per cento dei poveri e degli affamati del mondo e dipendono per la maggior parte dall’agricoltura.
La chiave per raggiungere gli Obiettivi  per lo Sviluppo Sostenibile in modo da porre fine a povertà e a fame è quindi quella di concentrare l’attenzione sulle popolazioni rurali, in particolare sui piccoli agricoltori.
Parlando dell’esodo di decine di migliaia di siriani verso Europa e Turchia, Mattarella ha aggiunto: “salvare vite umane e tendere la mano a quanti fuggono dalla guerra o dalla miseria è un dovere morale”.
Le crisi umanitarie legate ai grandi flussi migratori e la minaccia del terrorismo non sono però le uniche sfide da affrontare.
Nel suo discorso di apertura il presidente dell’IFAD Kanayo F. Nwanze ha voluto ricordare la siccità che sta colpendo l’Africa meridionale, dove circa 14 milioni di persone rischiano di morire di fame.
Oltre a gestire tali situazioni d’emergenza, i governi devono sempre tenere presenti le priorità legate allo sviluppo nel lungo periodo. Se ciò non viene fatto le conseguenze possono essere pericolose:  “rischiamo di trovarci di fronte a un’inversione di tendenza rispetto ai successi ottenuti negli ultimi anni nel campo della lotta alla povertà e alla fame”, ha spiegato Nwanze.
Dello stesso avviso Sergio Mattarella che ha ricordato come “gli interventi umanitari, da soli, non sono sufficienti”.
Secondo il presidente della Repubblica Italiana infatti oltre a governare il fenomeno migratorio occorre supportare  uno sviluppo sostenibile, equo e inclusivo. Parte di tale strategia sono le misure di protezione sociale rivolte alle donne. “L’economia e la società, tanto nei Paesi ad alta industrializzazione quanto nelle economie prevalentemente rurali, si reggono sull’impegno quotidiano delle donne. Eppure troppo spesso il loro contributo è misconosciuto”, ha detto. Per questo motivo, ha spiegato, l’affermazione dell’uguaglianza non è solo un imperativo etico ma uno strumento per favorire sviluppo.
E ha concluso: “La catena della fame, della povertà e della fuga dalle privazioni è forte, ma può e deve essere spezzata. È il compito storico di questo mondo, a vantaggio delle generazioni future e, soprattutto, della Generazione Fame Zero che sta per nascere e le cui speranze e attese non possiamo deludere”.
A conclusione dei lavori il Presidente dell’IFAD ha affermato: “Lavorando insieme nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – a partire dall’azzeramento della povertà e fame zero  – possiamo spezzare la catena della disperazione”.
Con la consapevolezza che lo sviluppo rurale giochi un ruolo fondamentale non solo nella stabilizzazione delle comunità ma anche nella riduzione dei fenomeni migratori, dei conflitti armati e degli estremismi, gli alti rappresentanti dei 176 Stati membri dell’IFAD hanno rinnovato il loro impegno a investire nella piccola agricoltura e a ridurre la povertà nei paesi in via di sviluppo.
In un contesto in cui le cronache segnalano un costante aumento del numero di rifugiati che entrano o tentano di entrare in Europa, i rappresentanti dei governi membri dell’IFAD hanno esortato a un’azione congiunta per stimolare nuovi investimenti a favore dei piccoli agricoltori così da raggiungere sicurezza alimentare, adattamento ai cambiamenti climatici e prosperità, ed eliminare le cause profonde di conflitti e flussi migratori.
Nel dibattito è intervenuto anche Mohamed Ibrahim, Fondatore e Presidente della Fondazione omonima. Parlando delle nuove generazioni e sul ruolo chiave dell’agricoltura nel combattere gli estremismi, Ibrahim ha rimproverato i governi per non aver  tenuto fede ai loro impegni di investimento nei confronti del settore agricolo.
Secondo Ibrahim infatti, creare opportunità di lavoro per i giovani nel mondo agricolo è un passo essenziale per sottrarli dal richiamo dell’estremismo.
“Niente lavoro, niente speranza”, ha detto, ricordando che il continente africano ospita il maggior numero di persone malnutrite e affamate del mondo.
“Siamo di gran lunga il continente meno produttivo nel settore agricolo di tutto il pianeta, ma anche quello con la maggiore estensione di terre coltivabili, quindi rappresentiamo un’opportunità”.
Nel dibattito dedicato al settore privato, Sunny Verghese, cofondatore e amministratore delegato di Olam International, ha evidenziato la necessità di iniziative coraggiose che permettano di favorire l’accesso dei piccoli agricoltori ai mercati.
Durante la tavola rotonda moderata dal vicepresidente associato dell’IFAD Périn Saint Ange, si è discusso di nuove tecnologie per migliorare lo sviluppo agricolo,  moderni approcci volti a creare percorsi di empowerment per le donne e i giovani,  metodi innovativi per rendere più attraente il lavoro rurale agli occhi delle nuove generazioni.
In una conversazione tenutasi poco prima del dibattito, Ismahane Elouafi, Direttore Generale del Centro di ricerca internazionale ICBA, ha ricordato come il mondo si trovi a un bivio in termini di uso eccessivo delle risorse naturali e come la regione mediorientale e dell’Africa del Nord siano già aree gravemente colpite da siccità.
Gli organizzatori del Forum degli Agricoltori, la due giorni tenutasi in concomitanza con il Consiglio dei Governatori dell’IFAD, hanno annunciato tra i risultati raggiunti un piano per rendere la piattaforma per il dialogo più inclusiva: pastori e allevatori sono stati infatti invitati a farne parte in modo da creare legami più forti con i piccoli proprietari agricoli e coltivatori.
L’IFAD investe sulle popolazioni rurali consentendo loro di  ridurre la povertà, aumentare la sicurezza alimentare, migliorare i livelli nutrizionali e rafforzare la resilienza. Dal 1978 sono stati investiti 17.6 miliardi di dollari in donazioni e prestiti a tassi agevolati per finanziare progetti di cui hanno beneficiato circa 459 milioni di persone. L’IFAD è un’istituzione finanziaria internazionale e un’ agenzia specializzata delle Nazioni Unite con sede a Roma – il polo delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione