Il primo storico incontro fra un Pontefice della Chiesa cattolica romana e un Patriarca ortodosso di Mosca è stato seguito con attenzione dai mezzi d’informazione di tutto il mondo. Francesco e Kirill hanno aperto a Cuba una nuova stagione nel dialogo fra le due confessioni cristiane e le conseguenze potrebbero andare ben oltre l’ambito religioso.
“Papa Francesco è diventato il primo Pontefice ad aver incontrato un Patriarca di Mosca e tutto è avvenuto in un luogo inatteso come l’aeroporto dell’Avana a Cuba”, si legge in un articolo di Jim Yardley sul New York Times. “Per decenni – ha evidenziato il quotidiano statunitense – il Vaticano ha guardato a un incontro con il Patriarca di Mosca come a un tentativo di ricucire la spaccatura fra la Chiesa occidentale e quella orientale. Bergoglio, che ha posto un profondo impegno per l’ecumenismo al centro del proprio pontificato, è stato in grado di raggiungere l’obbiettivo grazie a una combinazione di fattori. Ma nulla sarebbe accaduto se gli interessi del Patriarcato di Mosca non avessero coinciso con quelli del Cremlino di presentarsi come difensore della cristianità in Medio Oriente, provando così a uscire dall’isolamento diplomatico in cui l’Occidente sta tentando di confinare la Russia con le sanzioni economiche”.
E d’altra parte, ha sottolineato il New York Times, Kirill ha potuto sfruttare l’evento “per rinforzare la propria immagine in vista del prossimo concilio pan-ortodosso di giugno a Creta, organizzato dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, suo rivale per l’egemonia spirituale nella Chiesa ortodossa.
“Il primo incontro fra un Papa e un Patriarca di Mosca ha gettato un ponte su una spaccatura nel Cristianesimo che dura da quasi mille anni, ma il cuore del colloquio è stata la situazione in Medio Oriente”, sottolinea un articolo del Washington Post di Nick Miroff e Brian Murphy. “La conversazione di due ore – ha precisato il quotidiano americano – è stata seguita dalla pubblicazione di un documento comune di trenta punti in cui si esalta un nuovo spirito di collaborazione sulla protezione dei cristiani perseguitati, difesa della vita e della famiglia tradizionale, ma si dice poco sulla sostanza dei colloqui”.
Il Washington Post ha evidenziato poi come Bergoglio abbia ringraziato il presidente cubano Raul Castro per la sua ospitalità e abbia parlato dell’importanza di Cuba “punto di incontro e dialogo come era stata anche per le trattative di pace fra governo colombiano e i ribelli delle Farc, fortemente sostenute dal Pontefice”. Senza poi dimenticare “il ruolo chiave di Francesco nel ripristino delle relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Cuba”.
“Per il Vaticano – hanno aggiunto Miroff e Murphy – questo momento è stato il punto di arrivo di decenni di avvicinamento alla Chiesa ortodossa, sulla via già percorsa da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Potrebbe inoltre aprire maggiori canali di collaborazione con Mosca per risolvere la crisi umanitaria mediorientale, affrontate l’emergenza delle ondate migratorie e fermare le persecuzioni dell’Isis e altre milizie islamiste contro le comunità cristiane”. Secondo Paul McPartlan, sacerdote cattolico inglese, docente di teologia presso l’Università cattolica d’America e figura di spicco, dal 2005, nel dialogo tra confessioni cristiane, “una piena e organica riconciliazione fra le due Chiese è qualcosa di estremamente remoto al momento, ma questo è comunque un passo importante da cui potrà nascere molto altro”.
Spostandoci in Europa, un articolo di Alec Luhn sul Guardian è incentrato sulle implicazioni politiche dell’incontro, ipotizzando che Kirill vi abbia partecipato su spinta del governo di Mosca per “ridurre l’isolamento del paese dovuto alle sanzioni economiche occidentali per la questione ucraina e alle critiche per l’intervento armato in Siria”. “La Chiesa russa ortodossa – precisa il quotidiano britannico – ha tradizionalmente legami stretti con lo Stato e il Patriarca di Mosca ha un rapporto particolare con Putin, da lui definito ‘un miracolo di Dio’ quando fu rieletto presidente nel 2012. Senza dimenticare le resistenze interne che Kirill ha dovuto superare, con diversi ultraortodossi che lo hanno definito eretico per aver accettato di incontrare Francesco, da loro considerato quasi come un Anticristo”.
Luhn ha poi citato l’opinione dell’analista politico Alexei Makarkin, secondo cui “la sola ragione per cui il Patriarca di Mosca ha accettato di partecipare all’incontro è perché glielo ha chiesto Putin”. In quest’ottica, promuovere la questione della protezione dei cristiani in Medio Oriente rientrerebbe “nella strategia di legittimare l’operato della Russia in Siria”. L’analista Masha Lipman ha invece evidenziato come il meeting a Cuba potesse essere, per Kirill, un’occasione “per rafforzare l’immagine della Chiesa russa in vista del prossimo concilio pan-ortodosso”. Un’immagine “indebolita dalla perdita di influenza in Ucraina a causa alla guerra civile”.
Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa russa Itar Tass, il metropolita Hilarion Alfeyev, presidente del Dipartimento di relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, considera l’incontro “molto fruttuoso”. “L’evento – ha precisato il metropolita – è stato storico da diversi punti di vista. È stato il primo incontro di sempre fra un Patriarca di Mosca e un Papa di Roma e non ha seguito i tradizionali canoni protocollari. Alfeyev ha inoltre aggiunto che l’incontro sarebbe potuto avvenire già due anni fa, ma la crisi in Ucraina ha fatto saltare tutto perché i conflitti tra filo-occidentali e filo-russi avevano riportato alla ribalta il problema dei cristiani ucraini di rito greco, ma legati alla Chiesa cattolica, che gli ortodossi chiamano uniati. “Nonostante l’uniatismo – ha spiegato il metropolita – resti un argomento molto delicato nel nostro dialogo, l’aggravarsi della situazione internazionale non poteva far ritardare ulteriormente un evento così importante. E il mondo aveva bisogno dell’intervento di due leader religiosi così importanti”.
Itar Tass ha evidenziato anche i commenti positivi da parte del governo russo. “Il Cremlino accoglie con favore l’incontro fra Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, e Papa Francesco, e il loro intento di andare avanti nel dialogo”, ha dichiarato Dmitry Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin. “È un evento unico – ha aggiunto Peskov – dal punto di vista del contenuto, di ciò che simboleggia e per l’affermazione dell’intenzione comune di proteggere gli interessi dei cristiani in tutto il mondo”.
Secondo il quotidiano belga Le Soir, “l’incontro è un atto senza precedenti nella storia dello scisma che ha diviso la cristianità e consolida gli sforzi di riavvicinamento fra Roma e la Chiesa russo-ortodossa”. Il francese Le Figaro ritiene che un evento simile “abbia accelerato il corso della storia”. “Così – si legge ancora sul quotidiano transalpino – una calorosa stretta di mano e dei sorrisi a l’Avana sono stati sufficienti per dissolvere in pochi secondi secoli di contrasti fra le due chiese”.
In Spagna, El Mundo ha parlato dell’evento come di “un simbolo del miglioramento delle relazioni fra cattolici e ortodossi” e che “ha riportato Cuba al centro delle attenzioni della comunità internazionale”. Secondo il quotidiano iberico “lo storico abbraccio di Francesco, guida spirituale di oltre un miliardo di cattolici, e Kirill, Patriarca di 165 milioni di ortodossi, può indicare una convergenza più profonda fra le due chiese e aprire le porte a una visita del Papa in Russia”.
Francesco e Kirill. Secondo la stampa internazionale, "un incontro storico"
La stampa internazionale celebra la svolta epocale nei rapporti fra cattolici e ortodossi, e sottolinea le conseguenze che potrebbe avere nello scacchiere mediorientale e nei rapporti con la Russia