Da Marrakech e Cuba l’indispensabilità del dialogo interreligioso

La “Dichiarazione di Marrakech” e la Dichiarazione comune del Papa e Kirill gettano le basi per un rinnovato impegno per relazioni geopolitiche di pace, accoglienza e rispetto minoranze

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In questi giorni sono stati redatti due documenti-chiave per lo sviluppo del dialogo tra le religioni e le culture: la “Dichiarazione di Marrakech” e la Dichiarazione comune firmata da Papa Francesco e dal Patriarca di Mosca Kirill. I due testi gettano le basi per un rinnovato impegno nello strutturare relazioni geopolitiche di pace, di accoglienza e di rispetto delle minoranze religiose.
La “Dichiarazione di Marrakech”, per la tutela dei diritti delle minoranze religiose negli Stati islamici, è il prodotto della prestigiosa conferenza internazionale che si è svolta nella capitale marocchina dal 25 al 27 gennaio scorsi ed è stata organizzata con il patrocinio del Re del Marocco, Mohammed VI, del Ministero degli Affari Islamici del Regno del Marocco e del Forum per la Promozione della pace nelle società musulmane.
Più di 250 leader di Paesi musulmani, nonché muftì, studiosi e accademici (per l’Italia vi ha partecipato il prof. Antonio Furcillo, docente di Diritto ecclesiastico a Napoli) hanno deciso di ricordare i 1.400 anni della “Costituzione di Medina” siglando una Carta comune nella quale si garantisce la tutela delle minoranze religiose e si riconosce uguale dignità a tutte le confessioni.
L’invito contenuto nella Dichiarazione è quello di sviluppare un concetto di cittadinanza “inclusiva” dei diversi gruppi culturali e sociali,senza tradire i principi della giurisprudenza islamica. Inoltre si chiede ai rappresentanti delle religioni di “contrastare tutte le forme di fanatismo religioso, diffamazione e denigrazione di ciò che le persone ritengono sacro, così come tutti i discorsi che promuovono odio e fanatismo”.
Il punto decisivo del documento rimane comunque l’affermazione che “è inconcepibile usare la religione allo scopo di aggredire i diritti delle minoranze religiose nelle nazioni musulmane”.
La Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patrica di Mosca Kirill è stata firmata congiuntamente lo scorso 12 dicembre a Cuba, luogo emblematico “all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest” e definito “quale simbolo delle speranze del Nuovo Mondo”. Chiesa cattolica e Patriarcato ortodosso di Mosca costruiscono i loro rapporti sulla comune attenzione verso le minoranze religiose perseguitate nel mondo. Chiedono pace, rispetto per le minoranze cristiane nei Paesi islamici impegno della comunità internazionale in azioni di salvaguardia umanitaria.
Ed è soprattutto un passaggio a legare quest’ultimo documento alla Dichiarazione di Marrakech. “Nelle circostanze attuali –si legge-, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose”. E, quindi, l’impegno per le persone di “fedi diverse” di vivere nella pace e nell’armonia, con la condanna ad ogni tentativo di “giustificare azioni criminali con slogan religiosi”.
Insomma, quasi del tutto inaspettatamente e, molto probabilmente, inconsapevolmente, le dichiarazioni di Marrakech e di Cuba uniscono il mondo islamico ed il mondo cristiano nella comune visione dell’indispensabilità di un proficuo dialogo interreligioso per la promozione di un futuro di pace. Da un estremo all’altro del globo musulmani e cristiani possono lavorare insieme per un avvenire di speranza.

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Luigi Mariano Guzzo

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