Disgelo tra Santa Sede e Turchia. Il 3 febbraio la Sala Stampa vaticana ha diramato una nota nella quale si esprime apprezzamento verso “il rinnovato impegno della Turchia a rendere i propri archivi disponibili agli storici e ai ricercatori con l’intenzione di arrivare congiuntamente ad una migliore comprensione degli eventi storici, del dolore e delle sofferenze sostenute, indipendentemente dalla propria identità religiosa o etnica, da tutte le parti coinvolte in guerre e conflitti, inclusi i tragici eventi del 1915”.
Per “tragici eventi” si intende lo sterminio delle popolazioni armene che Papa Francesco, il 12 aprile scorso, mutuando il suo predecessore San Giovanni Paolo II, aveva definito “il primo genocidio del XX secolo”. Quell’espressione usata dal Pontefice aveva innescato uno scontro diplomatico. La Turchia aveva comunicato al nunzio apostolico di essere “profondamente dispiaciuta e delusa” e aveva inoltre richiamato il proprio ambasciatore presso la Santa Sede, Mehmet Pacaci.
Quest’ultimo, tuttavia, dopo la nota diramata due giorni fa dal Vaticano, è stato fatto tornare in servizio da parte di Ankara. Nella nota vaticana si comunicava che “questa mattina, al termine dell’Udienza Generale, il Signor Rinaldo Marmara ha presentato a Sua Santità Papa Francesco una copia del suo libro La Squadra Pontificia ai Dardanelli 1657 / İlk Çanakkale Zaferi 1657″.
Si rende noto che “questo volume è una traslitterazione italiana e turca di un manoscritto dal fondo Chigi della Biblioteca Apostolica Vaticana, ed è un resoconto della flotta pontificia che partecipò nella seconda battaglia dei Dardanelli nel 1657”. Nel corso della presentazione del volume, avvenuta martedì 2 febbraio, l’autore ha dichiarato – comunica ancora la Santa Sede – che “il suo obiettivo era di rendere accessibile agli storici e ai ricercatori turchi un’importante documentazione archivistica contenuta negli archivi vaticani e nella Biblioteca Vaticana. Il libro, nonostante le dolorose memorie della storia, illustra l’importanza delle ricerche erudite e dell’apertura degli archivi alle investigazioni storiche al servizio della verità e della costruzione di ponti di cooperazione e di mutua comprensione”.
La Santa Sede fa inoltre un richiamo all’assassinio nel giugno 1977 di Taha Carim, Ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede. La sua morte, “per mano di un gruppo terroristico, ci esorta a riconoscere anche la sofferenza del presente e a condannare ogni atto di violenza e di terrorismo, che continua a causare vittime ancor oggi”.
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Torna in servizio l'Ambasciatore turco presso il Vaticano
La scelta di Ankara è seguita a una nota diramata dalla Santa Sede in cui si apprezza “il rinnovato impegno della Turchia a rendere i propri archivi disponibili agli storici”