Al Quirino di Roma colpisce al cuore il Don Giovanni, per la regia di Alessandro Preziosi, che ne è anche il protagonista: un affascinante e fantasmagorico don Giovanni, che si uniforma il più possibile all’originale di Molière, pur attualizzandone il linguaggio e con l’uso della retorica cinematografica. Ne è un esempio, il flash-back iniziale: il preludio della pièce che mostra l’uccisione del Commendatore per mano di don Giovanni, in un regolare duello. Un evento, che rivelerà più avanti il suo ruolo chiave.
Davvero sorprendente è Alessandro Preziosi, che interpreta al meglio le idiosincrasie del personaggio, tanto seducente a parole, quanto cinico nei ragionamenti: “Credi davvero che la mia bocca fosse d’accordo col mio cuore”, ironizza il nobiluomo al fedele servitore Sganarello. Un radical chic ante litteram, seduttore seriale di giovani donne, ateo e scettico, persino, nei riguardi della scienza.
Per molti, nel suo pensiero si rispecchia quello di Molière che dà voce a nuovi valori, che sono, appunto, quelli della borghesia mercantile. Un personaggio, che ancora oggi sorprende per la sua modernità: “un libertino innamorato dell’amore”, ma anche un severo critico dell’ipocrisia dilagante dei censori, i primi a sanzionare gli altri, ma a peccare, segretamente. “È in questo modo che si abusa della debolezza umana e che un uomo intelligente si adegua ai vizi del suo secolo”, sentenzia il protagonista.
Non manca di coraggio e a suo modo, neppure, di onore don Giovanni, che in alcune azioni, manifesta la sua nobiltà di sangue: “Ma che vedo laggiù? Un uomo solo aggredito da tre? La partita è troppo diseguale, non devo consentire una tale vergogna”. E proseguirà nel suo gesto nobile, anche quando verrà a sapere di aver salvato colui che vorrebbe ucciderlo, Don Carlos, fratello di Donna Elvira, l’ultima vergine da lui disonorata e strappata al convento.
E con vigoroso piglio e audace sfrontatezza Preziosi sa dare forma umana a questa schizofrenia comportamentale di Giovanni Tenorio. Ancora risuona, nella mia memoria, l’eco della sua risata fragorosa e sarcastica, con la quale il nobile suggella la fine delle discussioni, molto simile a quella di Wolfang Amedeus Mozart nel film Amedeus di Milos Forman. Forse, una citazione indiretta dell’altro genio anticonformista tardo settecentesco, emblema di quella medesima borghesia e che riportò sulla scena musicale il Don Giovanni, con libretto di Da Ponte, sposandone l’ideologia razionale-illuminista.
La messa in scena, per il pathos, per l’ariosità e i tagli di luce, trae spunto dalla tragedia greca. La scelta per gli attori, di mostrarsi in diagonale, di tre quarti, riprende l’usanza antica degli attori tragici, che attraverso le maschere, con la voce, abilmente modulata, riproducevano i diversi stati emozionali.
Don Giovanni, dunque, rappresenta l’eroe tragico, per la mimesi, la riproduzione ossessiva del vizio e per la sua hybris, la sua arroganza, che fino alla fine gli impedirà di redimersi: “No, non sarà mai detto che io mi penta, accada quel che accada”. E nel finale tragico, non c’è catarsi per l’antieroe, ma solo per il pubblico, che rifiuta l’edonismo razionalista incarnato dal Don Giovanni.
“Il suggerimento di trarre ispirazione dalla tragedia greca è di Emanuele Trevi, critico letterario e scrittore”, spiega a ZENIT, il regista e protagonista Alessandro Preziosi. Un sapiente accorgimento, che conferisce profondità alla scena e maggiore gravità ai personaggi, attraverso un abile gioco di luci, merito di Valerio Tiberi e l’accuratezza delle scene di Fabien Iliou, famoso scenografo parigino.
Davvero eccellente la performance di tutto il cast, ormai alla 175° replica, nell’arco di due anni di prove. Un tempo davvero notevole, rispetto alla media delle produzioni teatrali. Spicca su tutti il notissimo comico Nando Paone, nel ruolo del servo plautino, saccente e scaltro, premiato lo scorso anno nel concorso Le maschere del teatro 2015.
Una pièce spettacolare, di notevole spessore culturale, che segna il trionfo e la maturità artistica di Alessandro Preziosi nel duplice ruolo di attore e regista, per la produzione del Khora Teatro, Teatro Stabile d’Abruzzo. Fino al 14 febbraio, Don Giovanni vi sedurrà tutti, con il suo irresistibile fascino imperituro.
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Al Teatro Quirino
2-14 febbraio
Khora Teatro
TSA Teatro Stabile D’Abruzzo
DON GIOVANNI
di Molière
Traduzione e adattamento Tommaso Mattei
Per la regia di Alessandro Preziosi e con il medesimo nel ruolo di protagonista
Con la partecipazione di Nando Paone
Il Don Giovanni di Molière: un radical chic ante litteram
Fino al 14 febbraio al Quirino, il classico rivisitato da Alessandro Preziosi