Donne e uomini potranno pregare insieme al Muro occidentale, meglio noto come il Muro del pianto, a Gerusalemme. Lo ha stabilito il Governo di Benjamin Netanyahu che ha approvato sabato scorso con 5 voti contrari e 15 a favore un piano che prevede una sezione mista per la preghiera.
Si risolve così una situazione che negli ultimi anni ha registrato polemiche e dimostrazioni in Israele: da una parte i seguaci dell’ortodossia ebraica che separa donne e uomini nella preghiera, dall’altra un gruppo di ebree riformate e “conservative”, in larga parte statunitensi, chiamato le «Donne del muro», che da tempo chiedevano uno spazio condiviso e la possibilità di pregare con pratiche cultuali diverse dalla legge ebraica codificata (Halachà).
Queste ultime hanno definito infatti “storica” la mossa del Governo israeliano, mentre viene avversata fino all’ultimo dagli ebrei ortodossi anche perché sembra dare un’opzione in più anche a chi non pratica quotidianamente il culto e che, d’ora in poi, potrà scegliere in quale delle due parti andare.
La decisione del governo è stata preceduta da un accordo firmato dalle ‘Donne del Muro’ e dalla Fondazione che gestisce il luogo sacro all’ebraismo e assicura che “il Muro del Pianto sarà aperto e accessibile ad ogni ebreo che vuole pregare secondo la sua identità e credo”. Ad essere responsabile della nuova parte non sarà però il rabbinato ufficiale che conserva saldamente invece la sua autorità sulle due aree tradizionali, né le zone – la nuova e le vecchie – saranno comunicanti tra di loro.
L’attuale ma temporanea piattaforma che si erge sul posto — costruita due anni fa dall’ex ministro degli Affari religiosi, Naftali Bennett (ora responsabile dell’educazione) — sarà rimossa per fare spazio alla nuova struttura su più piani. La sezione avrà quindi la stessa visibilità sul luogo sacro delle due attuali (una per gli uomini e una per le donne) che sorgono proprio di fronte al Muro del pianto. L’ingresso agli spazi, sia quelli già esistenti sia quello nuovo, sarà in ogni caso comune.