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Card. Bo: "Il più grande pericolo per l’umanità oggi è la distruzione della famiglia"

L’arcivescovo di Yangon celebra la Messa conclusiva del 51° Congresso eucaristico internazionale di Cebu

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“L’Asia e l’Africa lottano per la sopravvivenza di famiglie povere, oppresse. Le nazioni ricche hanno deviato l’attenzione dalla povertà e dall’oppressione, parlando di nuove forme di famiglie, di nuove forme di genitorialità. Più ancora della bomba atomica, del terrorismo, un pericolo mortale si affaccia sull’umanità intera, perché alcune nazioni hanno scelto la via della distruzione della famiglia attraverso le leggi”.
È una dura denuncia quella espressa dal cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e legato pontificio, nell’omelia della Messa conclusiva del 51° Congresso eucaristico internazionale, che si è svolto a Cebu (Filippine) dal 25 al 31 gennaio. Incentrato sul tema “Cristo in voi, speranza della gloria”, l’appuntamento – riferisce l’agenzia AsiaNews –  è stato occasione di confronto sul tema dell’evangelizzazione e della missione non solo in Asia, ma in tutto il mondo.
Il cardinale ha stigmatizzato vigorosamente quanti minacciano la base della vita e l’unione familiare; esaltando, allo stesso tempo, il ruolo della Filippine quale faro dell’evangelizzazione per il terzo millennio. “L’Eucaristia è seminata all’interno della famiglia – ha spiegato – e germoglia al suo interno. La famiglia è il luogo della prima comunione. La famiglia è il nucleo primario della Chiesa” ed è il luogo in cui “ogni giorno si spezza il pane”. Per questo, avverte, “deve essere protetta, promossa e nutrita”.
Il porporato ha quindi ricordato le tre grandi preoccupazioni espresse da Papa Francesco negli ultimi tre anni che riguardano il mondo intero: famiglia, ingiustizia ambientale, ingiustizia economica. “Ma il più grande pericolo per l’umanità oggi – ha detto – è la distruzione della famiglia. Purtroppo, anche in seno alla Chiesa cattolica si fatica a capire il pericolo terribile che corre la famiglia”.
“La vostra integrità familiare è forte”, ha aggiunto rivolgendosi ai filippini, “avete il tasso minore di divorzi della regione. Molte nazioni ricche hanno denaro ma non hanno famiglie. E per secondo, il numero di giovani. Che sono una benedizione!”.
Illustrando poi la settimana di incontri e riflessioni appena conclusa, l’arcivescovo di Yangon ha ricordato che “veniamo da molte nazioni, parliamo lingue diverse. Ma come nel giorno di Pentescoste, l’Eucaristia rafforza i nostri rapporti”. Questo è un momento “di Grazia”, impreziosito dall’ospitalità delle Filippine e dei suoi abitanti, che il porporato birmano definisce “apostoli del sorriso”.
Proprio nell’omelia, il porporato birmano ha inoltre voluto sottolineare la centralità delle Filippine nella missione del terzo millennio. All’unica nazione asiatica a maggioranza cattolica, avverte il porporato, destinata a “gloria, prosperità e spiritualità”, spetterà il compito di “essere luce non solo per l’Asia, ma per il mondo intero”.
“Le Filippine – ha detto – hanno bisogno di speranza. La Chiesa ha bisogno di speranza. Le nostre famiglie hanno bisogno di speranza. Il mondo di oggi ha gran bisogno di una parola di quattro lettere: Hope (speranza)”. In questo senso “la più grande nazione cattolica dell’Asia, è portatrice di grande speranza”; nonostante le sfide come “povertà, insicurezza, migrazione”, essa “possiede grandi potenzialità per tutto il mondo cattolico”.
In conclusione, il cardinale ha rilanciato “la centralità” dell’Eucaristia che resta “la fonte e la vetta del vostro impegno di vita”. “Dobbiamo sentirci rinvigoriti dalla teologia dell’Eucaristia”, ha concluso, “ricordandoci sempre che la Prima Eucaristia è stata celebrata da un uomo condannato, un uomo senza poteri, un uomo il cui cuore “era in subbuglio”. Tuttavia “il potere dell’Eucaristia correva da quelle mani vuote. E continua a ispirarci. L’Eucaristia è vera presenza, l’Eucaristia è missione, l’Eucaristia è servizio”.
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ZENIT Staff

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