San Leopoldo Mandic

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Leopoldo Mandić: un “martire della confessione”

Il 3 febbraio le spoglie del cappuccino lasceranno il santuario di Padova per raggiungere Roma, dove saranno esposte in San Pietro, insieme a quelle di Padre Pio

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Il 3 febbraio le spoglie di san Leopoldo Mandić lasceranno il santuario di piazzale Santa Croce a Padova per raggiungere Roma, dove saranno solennemente esposte, nella basilica di San Pietro, insieme a quelle del più famoso confratello, san Pio da Pietrelcina.
Entrambi appartenenti all’ordine dei Cappuccini, i due santi hanno dedicato il loro ministero sacerdotale al sacramento della confessione e alla direzione delle anime e per questo sono stati scelti da papa Francesco come patroni dell’Anno giubilare della Misericordia.
I loro corpi rimarranno nella basilica di San Pietro fino al 10 febbraio, giorno in cui il Santo Padre invierà i missionari della misericordia, “sacerdoti a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato. Saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono”, come si legge nella bolla Misericordiae Vultus.
Padre Leopoldo, originario del Montenegro, entra nel noviziato dei Cappuccini a 16 anni. Soffre per la divisione con i Cristiani d’Oriente e vorrebbe essere inviato come missionario ma a causa della salute cagionevole e di un difetto di pronuncia, non vedrà mai realizzarsi questo desiderio. Arriva a Padova nel 1910 come insegnante. Forse per la sua eccessiva bontà con gli allievi, è rimosso dall’incarico solo quattro anni dopo. Le sue qualità di consigliere spirituale sono già note e gli viene affidato l’incarico di confessore. Accetta questo impegno come una “missione” e per oltre trent’anni rimarrà a Padova, accogliendo, in ogni penitente, quell’Oriente cristiano che voleva vedere riunificato con la Chiesa.
Ogni giorno, padre Leopoldo riceve, nella piccola cella, diventata ormai un confessionale, decine di persone, di ogni estrazione sociale, attirate a Padova anche da fuori, dalla fama di questo sacerdote. Piccolo di statura, è stato chiamato “gigante della misericordia” e anche “martire della confessione” per aver consacrato la vita intera al confessionale dove rimaneva fino a 10 ore al giorno sebbene fosse veloce nel confessare: “La misericordia di Dio – diceva – è superiore ad ogni nostra aspettativa”. Morirà il 30 luglio 1942, dopo aver trascorso tutto il giorno nel confessionale.
“È stato ministro del Sacramento della Riconciliazione”, ha dichiarato fra Flaviano Giovanni Gusella, rettore del Santuario di San Leopoldo Mandić a Padova, in un’intervista per Radio Vaticana, “icona della Divina Misericordia, ed ha esercitato questo ministero con uno stile profetico – come è stato profetico per l’ecumenismo spirituale – con una misericordia, con una bontà, con una capacità di accoglienza, con uno stile dove si specchia quello che Papa Francesco ha scritto nella Misericordiae vultus, indicendo l’Anno Santo della Misericordia. Ha esercitato il Sacramento della Riconciliazione in maniera profetica, facendo gustare a tutti quanto fosse bello riconciliarsi con Dio, con i fratelli, con se stessi, cambiando vita, esercitando quella disponibilità alla grazia che il Signore dona a tutti”. Quando il rettore del santuario ha incontrato papa Francesco, quest’ultimo lo ha esortato a confessare come san Leopoldo e a trasmettere questo invito a tutti i frati.
L’allora papa Giovanni Paolo II ha canonizzato padre Leopoldo nel 1983, nel contesto del Sinodo mondiale dei vescovi sul tema La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa.
“Noi nel confessionale non dobbiamo fare sfoggio di cultura – scrive a un altro sacerdote – altrimenti roviniamo quello che il Signore va in esso operando. Noi dobbiamo scomparire e dare penitenze brevi e semplici. Semmai poi tocca a noi completarle ma senza fanatismi. Saggezza e misura con tutti”.
“Se fosse possibile – diceva – noi dovremmo passare sulla terra come un’ombra che non lascia traccia di sé”. Nel 1944 un bombardamento ha colpito la chiesa e il convento: solo la cella di padre Leopoldo è rimasta intatta, come un segno dell’infinita misericordia di Dio che attraverso la pazienza e la dedizione di padre Leopoldo, aveva raggiunto tante anime.
La sua festa liturgica è il 12 maggio, giorno della nascita del santo. Il suo corpo, che è stato ritrovato incorrotto dopo 24 anni dalla morte, arriverà a Roma il 3 febbraio e sosterà inizialmente nella basilica di San Lorenzo al Verano, poi nella chiesa di San Salvatore in Lauro, infine, con una processione solenne, sarà portato a San Pietro dove rimarrà esposto dal 5 al 10 febbraio. Proprio nel mese di febbraio, è previsto l’inizio delle riprese di un film, diretto da Antonello Belluco, che racconterà la storia di san Leopoldo.

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Valentina Raffa

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