Nel giorno in cui il Papa faceva visita alla Sinagoga di Roma, a Gerusalemme parti esterne della Chiesa della Dormizione di Maria, al di fuori della cinta muraria della Città Vecchia, sono state imbrattate con scritte e slogan minacciosi in ebraico e anche con il disegno di una spada insanguinata. Lo ha reso noto Wadie Abunassar, consigliere dell'Assemblea dei Vescovi di Terra Santa, ricordando che già in passato l'edificio ha avuto attacchi analoghi. La polizia ha aperto ora un'inchiesta; intanto il ministro israeliano per la sicurezza interna Ghilad Erdan ha espresso una dura condanna per questo ennesimo oltraggio. Anche il patriarcato Latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, ha bollato come "deplorevole" il fatto "che questi episodi di odio arrivino 50 anni dopo la Nostra Aetate che ha gettato le basi del dialogo interreligioso tra la Chiesa cattolica con le altre fedi e che ha avviato una nuova pagina con l'ebraismo". Parole riprese da mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, che all'agenzia AsiaNews non nasconde la propria “tristezza” per questi episodi di intolleranza a sfondo confessionale dopo mezzo secolo dalla promulgazione del documento conciliare che ha aperto al dialogo interreligioso fra cattolici e altri religioni. “Quelle indicazioni - ha detto Shomali - sono rimaste lì, su carta, e non hanno trovato sinora vera applicazione. Bisogna lavorare su più livelli, perché diventino un elemento concreto nei rapporti interconfessionali". “Siamo scontenti per questo nuovo attacco", ha affermato il presule, "la polizia ha promesso da tempo di mettere delle telecamere di video-sorveglianza lungo la strada, ma in due anni non ha fatto nulla. Chiediamo che sia garantita la sicurezza”.