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LECTIO DIVINA
Rito Romano
Is 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14;3,4-7; Lc 3,15-16.21-22
Rito Ambrosiano
Is 55, 4-7; Sal 28; Ef 2,13-22; Lc 3,15-16. 21-22
Questa epifania di Gesù ha come testimone non solo Giovanni il Battista, i discepoli di questi e i peccatori che erano andati a ricevere il battesimo di penitenza, ma la Santa Trinità: il Padre (l’Amante) – la voce dall’alto – rivela in Gesù il Figlio Unigenito (l’Amato) a Lui consustanziale, e tutto ciò si compie in virtù dello Spirito Santo (l’Amore), che scende sul Messia sotto forma di colomba.
Infatti, nel momento in cui, uscito dall’acqua del Giordano, Gesù è raccolto in preghiera, lo Spirito Santo discende su di Lui come una colomba e, apertosi il cielo, si sente la voce del Padre, che dall’alto dice a Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto1” (Lc 3, 22). Questa compiacenza di Dio è qualcosa di profondo, non credo si possa ridurre a una specie di convergenza di sentimenti o identità di vedute. La compiacenza di Dio è proprio uno specchiarsi, un identificarsi del Padre nel Figlio.
La prima conseguenza “pratica” per noi è quella di fare nostra la preghiera, con la quale il Sacerdote inizia la Messa di questa domenica: “Onnipotente ed eterno Dio, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nella tua ‘gioia amorosa e benevolente2’” (trad. it. mia ). Così facendo, la festa del Battesimo di Gesù non sarà per noi solo un momento in cui ci mettiamo all’ascolto del suo Vangelo di gioia, ma anche un invito ad essere testimoni di Cristo con un’esistenza vissuta nella gioia, perché nel Figlio siamo figli, siamo amati e perdonati.
2) Epifania della Trinità.
Secondo San Girolamo tre sono le ragioni per cui Gesù si fa battezzare da Giovanni: “La prima, perché essendo nato uomo come gli altri deve rispettare la Legge con giustizia e umiltà. La seconda, per dimostrare col suo battesimo l’efficacia del battesimo di Giovanni. La terza, per mostrare, santificando le acque del Giordano per mezzo della discesa della colomba, l’avvento dello Spirito Santo nel lavacro dei credenti (Commento a Mt 1,3,13). Però è importante tenere presente anche altri due insegnamenti che si possono ricavare da questa festa. Il primo è che, facendosi battezzare da Giovanni insieme con i peccatori, Gesù ha iniziato a prendere su di sé il peso della colpa di tutta l’umanità, come Agnello di Dio che “toglie” (letteralmente: “che prende su di sé”) il peccato del mondo (cfr. Gv 1,29). Il secondo è che con il suo battesimo nel Giordano, Gesù ci rivela il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che scendono tra gli uomini e manifestano il loro amore ricco di misericordia che perdona e ricrea.
Dunque, l’evento del battesimo di Cristo3 non è solamente rivelazione della sua figliolanza divina e della sua incarnazione, ma è anche rivelazione della Trinità: “Il Padre nella voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella colomba” (Sant’Agostino, In Io. Ev. tr. 6, 5). A questo riguardo Cromazio di Aquileia dice: “Che grande mistero in questo Battesimo celeste! Il Padre si fa sentire dal cielo, il Figlio appare sulla terra, lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di colomba: non si può parlare, infatti, di vero Battesimo, né di vera remissione dei peccati dove non sia la verità della Trinità, né si può concedere la remissione dei peccati ove non si creda alla Trinità perfetta (Discorso 34, 1-3).
Quindi, ecco una seconda conseguenza “pratica”: facciamo nostra la preghiera di sant’Ilario di Poitiers: “Conserva incontaminata questa fede retta che è in me e, fino al mio ultimo respiro, dammi ugualmente questa voce della mia coscienza, affinché io resti sempre fedele a ciò che ho professato nella mia rigenerazione, quando sono stato battezzato nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo” (De Trinitate, XII, 57, CCL 62/A, 627). Quando una persona è battezzata nel nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, è immersa in Dio. E “chi è immerso in Dio, è vivo, perché Dio – dice il Signore – è un Dio non dei morti, ma dei vivi, e se è Dio di questi, è Dio dei vivi; i vivi sono vivi perché stanno nella memoria, nella vita di Dio. E proprio questo succede nel nostro essere battezzati: diventiamo inseriti nel nome di Dio, così che apparteniamo a questo nome e il Suo nome diventa il nostro nome e anche noi potremo, con la nostra testimonianza essere testimoni di Dio, segno di chi è questo Dio, nome di questo Dio” (Benedetto XVI, Lectio divina,11 luglio 2012).
3) Battesimo e Consacrazione.
La missione di Cristo si riassume in questo: battezzarci nello Spirito Santo, per liberarci dalla schiavitù della morte e “aprirci il cielo”, l’accesso cioè alla vita vera e piena, che sarà “un sempre nuovo immergersi nella vastità dell’essere, mentre siamo semplicemente sopraffatti dalla gioia” (Benedetto XVI, Spe salvi, 12).
Dunque potremmo dire che basta il battesimo per essere buoni cristiani e non è necessaria una ulteriore consacrazione, come, per esempio quella delle vergini consacrate nel mondo. A questo riguardo, Papa Francesco precisa: “Tutti siamo consacrati a Lui mediante il Battesimo. Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padre con Gesù e come Gesù, facendo della nostra vita un dono generoso, nella famiglia, nel lavoro, nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia. Tuttavia, tale consacrazione è vissuta in modo particolare dai religiosi, dai monaci, dai laici consacrati, che con la professione dei voti appartengono a Dio in modo pieno ed esclusivo. Questa appartenenza al Signore permette a quanti la vivono in modo autentico di offrire una testimonianza speciale al Vangelo del Regno di Dio. Totalmente consacrati a Dio, sono totalmente consegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristo là dove più fitte sono le tenebre e per diffondere la sua speranza nei cuori sfiduciati” (2 febbraio 2014).
Se poi guardiamo alla Vergini consacrate nel mondo vediamo che esse “sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo. Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino” (Id.).
La Chiesa e il mondo hanno bisogno di questa testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. I consacrati, i religiosi, le religiose sono la testimonianza che Dio è buono e misericordioso. Per questo, Papa Francesco ha voluto un anno dedicato alla vita consacrata. (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016)
Chi si consacra, si impegna a mostrare nella propria vita e ad anticipare quegli atteggiamenti di vita, quelle forme di umanità che in Paradiso tutti vivremo. Intanto, su questa Terra, abbiamo bisogno di testimoni che mostrino che è possibile riservare completamente la propria vita a Cristo, perché Dio si riveli e compia la sua missione di amore e di misericordia.
L’amore consacrato nella verginità è “tenere le braccia aperte a tutti senza mai rinchiuderle per stringere a sé qualcuno” (Fr. Roger di Taizé), è chiudere le braccia per mettere le mani giunte in preghiera e confidare a Dio le persone che si amano. In effetti, la verginità è un valore quando è amore casto, che apre all’Amore ed è illuminata dall’Amore. Sull’esempio delle persone vergini le famiglie avranno le porte e il cuore spalancati all’amore.
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LETTURA PATRISTICA
Cromazio di Aquileia
Sermo 34, 1-3
In questo giorno, come abbiamo appena udito mentre veniva letta la divina lettura, il Signore e Salvatore nostro fu battezzato da Giovanni nel Giordano e perciò si tratta di una solennità non da poco, ma anzi grande e assai grande. Quando infatti nostro Signore si è degnato di ricevere il Battesimo, lo Spirito Santo scese su di lui in forma di colomba e si udi la voce del Padre che diceva: “Questi è il Figliolo mio diletto in cui mi sono compiaciuto” (Mt 3,17).
Oh, che grande mistero in questo Battesimo celeste! Il Padre si fa sentire dal cielo, il Figlio appare sulla terra, lo Spirito Santo si manifesta sotto forma di colomba: non si può parlare infatti di vero Battesimo, né di vera remissione dei peccati dove non sia la verità della Trinità, né si può concedere la remissione dei peccati ove non si creda alla Trinità perfetta. L’unico e vero Battesimo è quello della Chiesa, che è dato una sola volta: in esso veniamo immersi un’unica volta e ne usciamo puri e rinnovati; puri perché ci liberiamo dalla sozzura dei peccati, rinnovati perché risorgiamo a nuova vita, dopo aver deposto la decrepitezza del peccato. Questo lavacro del Battesimo rende l’uomo più bianco della neve, non nella pelle del suo corpo, ma nello splendore del suo spirito e nel candore della sua anima. I cieli pertanto si aprirono al Battesimo del Signore, per mostrare che il lavacro della rigenerazione spalanca ai credenti il regno dei cieli, secondo quella sentenza del Signore: “Nessuno, se non rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, può entrare nel regno dei cieli” (Jn 3,5). Vi entra dunque chi rinasce e chi non trascura di custodire la grazia del proprio Battesimo; e così, per contro, non Vi entra chi non sia rinato.
Poiché nostro Signore era venuto a donare un nuovo Battesimo per la salvezza del genere umano e per la remissione di tutti i peccati, si degnò di ricevere egli stesso per primo il Battesimo, non per deporre i peccati, lui che non aveva commesso peccato, ma per santificare le acque del Battesimo allo scopo di cancellare i peccati di tutti i credenti rinati nel Battesimo. Egli dunque fu battezzato nelle acque, perché noi fossimo lavati di ogni nostro peccato per mezzo del Battesimo.
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NOTE
1 Nel verbo “compiacersi” come nel sostantivo “compiacimento” c’è l’idea di gioia. E’ come se Dio dicesse: “Tu, figlio mio, mi piaci, ti guardo e sono felice”. Si realizza poi in noi quello che Isaia aveva intuito, l’esultanza di Dio per me, per te: come gode lo sposo l’amata così di te avrà gioia il tuo Dio (Is 62,5). Si veda anche la nota 2.
2 Traduco con “gioia” la parola beneplacitum perché in latino non vuole dire solo “compiacimento” tanto è vero che la traduzione ufficiale liturgica usa il termine “amore”. Beneplacitum è la traduzione della parola greca “eudochìa”, che ha questi significati : 1. Buona volontà, intenzione benevolente, benevolenza; 2. Delizia, piacere, soddisfazione; 3. Desiderio. Si trova 9 volte nel Nuovo Testamento ed ogni volta è tradotta con sfumature diverse secondo il contesto, ma riconducibile a quelle citate.
3 Messia in greco si traduce con “Cristo” e in italiano con “Unto”, ma non dimentichiamo Gesù non fu unto con l’olio alla maniera dei re e dei sommi sacerdoti d’Israele, ma con lo Spirito Santo.