Alla vigilia della Cop15 di Copenaghen, nel 2009, “tutti speravano in un accordo vincolante, che sostituisse il Protocollo di Kyoto”, ma “quella speranza non si è concretizzata” e “poco o di fatto nulla è cambiato da allora”. Riparte da lì il Rapporto ai vescovi della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) sulla protezione del clima, che un gruppo di cinque esperti ha pubblicato alla vigilia della Cop21 di Parigi.
Oggi però – riporta l’agenzia Sir – c’è una “speranza prudente” per il possibile raggiungimento di un “accordo vincolante che permetta di limitare l’aumento delle temperature medie mondiali a un massimo di 2c° rispetto alle temperature medie del periodo pre-industriale”. Motivo ne sono la “crescente presa di coscienza dell’opinione pubblica sulla necessità di proteggere il clima” e alcuni recenti “sviluppi politici ed economici”.
“L’ostacolo più grande” per un accordo vincolante, secondo gli esperti Comece, è “il grande divario tra Paesi ricchi e poveri e il ruolo particolare dei Paesi emergenti”, elementi che richiedono l’adozione di misure specifiche. Riprendendo l’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, il Rapporto Comece (www.comece.eu) rilancia l’appello per una “conversione individuale” e una “conversione strutturale, a livello politico, economico e sociale”. “L’impegno costante, competente e tenace” della Chiesa, della Comece, delle Ong d’ispirazione cristiana e non, viene documentato nel Rapporto con un elenco di esempi e riferimenti ad attività già in corso.
“È responsabilità dei Paesi industrializzati e dei Paesi emergenti ripianare il debito ecologico”, con un maggiore impegno per la riduzione di emissioni, compensando i costi generati dai cambiamenti climatici e sostenendo in maniera significativa il passaggio tecnologico a un’economia a ridotte emissioni. La Cop21 sarà un successo se riuscirà a definire misure concrete nel quadro di una “governance mondiale” basata sul consenso a livello mondiale nel lungo periodo. Passi indispensabili sono “la decarbonizzazione, la dematerializzazione e la rinaturalizzazione”, spiega il documento Comece.
Imperativo è “liberarsi dall’ossessione per i beni di consumo”, “disfandosi di un’economia di mercato centrata esclusivamente sul profitto, in favore di un’economica sociale ed ecologica orientata al benessere e alla prosperità della persona”. Per raggiungere ciò è necessario un nuovo “rapporto con il tempo” e un “processo di apprendimento non formale” che porti a uno stile di vita diverso. Per i cristiani vi è in ciò una specifica dimensione spirituale di conversione. Questa sarà la strada per “la pace anziché la guerra, la condivisione dei beni, anziché lo sfruttamento per il profitto, l’attenzione adeguata alla terra, in cui coabitiamo tutti”.