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Vatileaks. Fittipaldi tace nell'interrogatorio: "Mi avvalgo del segreto professionale"

L’autore di “Avarizia” è stato interrogato lunedì. Su Facebook scrive: “Per la giustizia vaticana rischio dai 4 agli 8 anni di carcere. Una follia”. Gianluigi Nuzzi ha deciso invece di non presentarsi

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Proseguono le indagini dentro le mura leonine per il caso della diffusione di documenti riservati della Santa Sede, il cosiddetto Vatileaks. Lunedì 16 novembre è stato interrogato dal Promotore di giustizia vaticano, il giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi, autore del libro “Avarizia”. A renderlo noto lo stesso giornalista dal suo profilo Facebook dove ha scritto di essere andato all’interrogatorio in Vaticano “perchè non ho nulla da nascondere, perchè so di aver fatto solo il mio mestiere, e non ho paura di nulla”.

“Mi accusano di aver divulgato documenti riservati, di reati “contro la Patria’. E mi hanno spiegato che rischio dai 4 agli 8 anni di reclusione. Una follia, a mio parere – scrive il cronista – perchè ho il solo torto di aver raccontato la verità”. Alle domande del Promotore di giustizia, Fittipaldi ha spiegato di aver opposto il segreto professionale, “seguendo le regole deontologiche che mi impongono di non rivelare le fonti. Perchè una cosa è sicura: preferisco andare in galera che rivelare una fonte di ‘Avarizia’”.

L’autore dell’altro libro scandalo “Via Crucis”, Gianluigi Nuzzi, ha deciso invece di non presentarsi all’interrogatorio. Anche lui ha affidato la dichiarazione ad un post sulla piattaforma social, dove ha dichiarato: “Ho deciso che non mi presenterò domani in Vaticano come richiesto dal pubblico ministero del Papa. Per loro chi fa cronaca è punibile”. Nuzzi ha anche lanciato l’hashtag #?NoInquisizione!.

 
L’accusa per i due giornalisti è di “possibile concorso nel reato di divulgazione di notizie e documenti riservati previsto dalla legge n.IX dello Stato Città del Vaticano”. La notizia, diffusa il 13 novembre, era stata confermata in serata dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che aveva precisato: “Nell’attività istruttoria la magistratura ha acquisito elementi di evidenza del fatto del concorso in reato da parte dei due giornalisti”.

 

 

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ZENIT Staff

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