“L’attacco all’umanità e ai nostri valori universali, per riprendere le parole del presidente degli Stati Uniti, messo in atto a Parigi la scorsa settimana, si era già verificato con la medesima intensità e devastazione a Beirut, nei cieli di Sharm el Sheik e nei luoghi in cui più forte è stata la persecuzione perpetrata da Isis. Non possiamo accorgerci della portata di questa aggressione soltanto quando questa colpisce città europee”.
Con queste parole Alfredo Mantovano, presidente della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha commentato i tragici attentati parigini, invitando a non dimenticare quanti vengono uccisi ogni giorno dagli uomini del Califfato, soprattutto in Siria e in Iraq.
ACS ha voluto dedicare una speciale preghiera alle 129 persone che sabato scorso hanno perso la vita nella capitale francese e a tutte le vittime dell’odio a sfondo religioso. La preghiera è stata scritta da sacerdoti collaboratori di ACS provenienti da Iraq, Siria, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Sri Lanka, India.
“La preghiera è fondamentale – afferma Mantovano – e certamente dobbiamo pregare per le vittime di Parigi e per quanti ogni giorno muoiono per mano dello Stato Islamico. Ma la preghiera rappresenta un primo passo da compiere e da sola non basta”.
Il presidente di ACS-Italia chiama quindi in causa chi ha la responsabilità istituzionale di prendere provvedimenti che rimuovano alla base l’aggressione da parte dello Stato Islamico. “Il Papa ha più volte richiamato all’opportunità di una forza multilaterale che affronti il problema alla radice eliminando l’ingiusto aggressore”, ha aggiunto Mantovano.
Vi è poi l’esigenza, “nei luoghi dove l’Isis ha fatto sentire la sua capacità di devastazione molto prima che a Parigi”, di rispondere, attraverso un sostegno concreto, alle necessità della popolazione. “Aiuto alla Chiesa che Soffre lo ha fatto sin da quando il problema è sorto, ma è il caso che questa consapevolezza si diffonda e si traduca in un aiuto ancor più generoso nei confronti di chi a causa di Isis ha perso la propria casa, i propri cari e si trova oggi a distanza di centinaia di chilometri dai luoghi d’origine senza avere nulla se non l’aiuto dei propri fratelli nella fede”, conclude poi il presidente della sezione italiana di ACS.