Marriage - Wedding Rings

Robert Cheaib

"La crisi del matrimonio colpisce il nucleo fondante della società"

Nel 2014 un nuovo calo dei matrimoni in Italia. Belletti, presidente del Forum delle famiglie, auspica un cambiamento culturale e chiede urgenti politiche per incentivare i giovani “a fare famiglia”

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Sempre più coppie, in Italia, vanno a vivere insieme senza essersi prima presentate all’altare. È questo il quadro che emerge dall’ultima rilevazione dell’Istat, secondo cui negli ultimi dieci anni l’indice dei matrimoni (soprattutto quelli religiosi) è notevolmente calato.

I numeri più recenti costituiscono la cartina di tornasole di questa tendenza: nel 2014 sono stati celebrati 189.765 matrimoni, ben 4.300 in meno rispetto al 2013. Nel quinquennio 2009-2013, il calo è stato in media di oltre 10mila matrimoni all’anno. Nel complesso, dal 2008 al 2014 i matrimoni sono diminuiti di circa 57mila unità.

E chi si sposa, lo fa sempre più in tarda età (34 anni gli uomini e 31 le donne) e sempre meno con rito religioso. Al nord e al centro, addirittura, le nozze civili superano per numero quelle religiose. Bassa è inoltre la durata media dei matrimoni: 16 anni. Cresce dunque il numero di separazioni e divorzi.

In particolare tra i giovani, si registra una certa riluttanza a sposarsi. L’Istat sottolinea che le unioni di fatto sono più che raddoppiate dal 2008, superando il milione nel 2013-14. Le convivenze more uxorio tra persone celibi e nubili arrivano a 641mila nel 2013-14, sostenendo una crescita di quasi dieci volte superiore a quella del 1993-94. La testimonianza che le convivenze sono sempre più diffuse, il fatto che nel 2014 un nato su quattro ha genitori non coniugati.

Numeri alla mano, non si può non ammettere che vi sia in Italia una crisi del matrimonio. Crisi dovuta a “ragioni culturali e valoriali, ma anche strutturali ed economiche”, secondo Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari.

Intervistato da ZENIT, Belletti rileva che l’istituto familiare “è stato privatizzato poiché della famiglia nella società contemporanea si rappresenta soltanto la dimensione affettiva, legata ai sentimenti”. In questo contesto, si è andata disgregando la sua dimensione istituzionale, ossia – riflette ancora Belletti – “l’idea che fare famiglia significa offrire un contributo alla società”.

Lungo questo crinale, si è persa ogni relazione con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, del 1948, secondo cui – ricorda il presidente del Forum – “la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società”. Pertanto la famiglia – aggiunge Belletti – è “un luogo socialmente rilevante, come riconosciuto anche dall’art. 29 della nostra Costituzione”.

Riconoscimento che tuttavia appartengono ormai soltanto all’ambito della teoria. “Oggi non conviene fare famiglia”, l’amara riflessione del presidente del Forum. Il quale spiega che le famiglie, oltre ad essere penalizzate fiscalmente, “risentono della crisi strutturale, della precarietà del lavoro, dell’assenza di politiche lavorative”. Aspetti che portano Belletti a parlare di una “precarizzazione dei progetti di vita”, la quale spinge i giovani ad optare per le unioni di fatto.

Il Forum delle associazioni familiari individua dunque quattro iniziative che il Governo dovrebbe prendere per incentivare i matrimoni. Innanzitutto – afferma Belletti – “bisognerebbe impostare politiche abitative selettive per chi vuole fare famiglia”. In secondo luogo, auspica una “politica fiscale che non sia penalizzante per i carichi familiari: una domanda che come Forum facciamo, purtroppo senza esito, dal 2010”. Belletti parla inoltre di “politiche del lavoro”, e mostra diffidenza nei confronti del Jobs act, perché – dice – “va verificato se questa indubbia crescita del lavoro abbia innescato l’occupazione giovanile”.

Ultimo ma non ultimo, un tema su cui il Forum vorrebbe maggiore attenzione è quello demografico. “Oggi il Paese dovrebbe dimostrare ai giovani, con sostegni concreti, che fare figli è una priorità sociale – spiega Belletti -. E invece, dietro una retorica sulla crisi demografica, mancano segnali forti per incentivare le nascite”.

Ma i problemi non sono esclusivamente economici. C’è anche una tendenza culturale all’instabilità affettiva, su cui è necessario intervenire. Il presidente del Forum ritiene che il recente Sinodo dei Vescovi sulla famiglia possa aver dato “nuova speranza” alle “coppie incerte”.

Belletti si riferisce all’attenzione dimostrata dai Padri sinodali, nel voler comunicare a chi sceglie una unione di fatto che in realtà “il vero progetto familiare consiste in quel consolidamento del patto che solo il matrimonio può garantire”. Ma – conclude il presidente del Forum – quello culturale “è un progetto nel lungo periodo”. E i dati sul calo dei matrimoni, sull’aumento delle separazioni e sulla crisi demografica impongono interventi urgenti.

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Federico Cenci

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