Lavorare vuol dire, principalmente, fornire il proprio contributo alla società. Di questo ne è convinta Energetic Sources – una delle principali imprese italiane nel mercato elettrico e gas – che ha aperto una propria sede aziendale in un luogo tutto speciale: il carcere di Bollate, in Provincia di Milano. Partendo dal presupposto fondamentale secondo il quale è nel recupero dei detenuti che si realizza una pena efficiente, da qualche giorno l’azienda ha un suo Centro servizi all’interno della struttura carceraria. In collaborazione con una cooperativa – la Bee4 – è stato avviato un progetto sociale e di reinserimento lavorativo che vede coinvolti i detenuti nelle attività di caricamento dati, validazione documentale, fornitura di informazioni al cliente e inserimento delle autoletture.
Dopo un periodo di formazione e sperimentazione, avviato a marzo di quest’anno, il “Centro Servizi Energetic Source” – realizzato nell’area industriale del carcere – vede lavorare 13 uomini e 2 donne, che sono stati affiancati da alcuni dipendenti Energetic Source. Il progetto, comunque, è in via d’espansione e si prevede un ampliamento del numero degli operatori.
“L’iniziativa di Energetic Source e di Bee4 s’inserisce perfettamente nella progettualità dell’Istituto fondato sulla responsabilizzazione dei detenuti esteso alla loro inclusione sociale – ha spiegato Massimo Parisi, direttore della II Casa di Reclusione di Milano Bollate – Attraverso il lavoro si dà l’opportunità concreta alle persone detenute di avere la giusta dignità, di sostenere le proprie famiglie, soprattutto, di acquisire competenze utili per il loro futuro. Al contempo si possono creare le giuste condizioni per evitare la recidiva nei reati e migliorare la sicurezza sociale Per tutti questi motivi va il mio sincero grazie ad Energetic Source e a Bee4 che hanno creduto nella sfida”.
“Sono orgoglioso di entrare in un luogo così, disponibile ad accogliere un progetto come il nostro. Qui abbiamo trovato persone che hanno una profonda voglia di lavorare e di imparare – ha spiegato Carlo Bagnasco, Ceo dell’azienda – Progetti come questo si sono sempre rivelati positivi, perché attribuiscono un ruolo di responsabilità al detenuto che si sente persona e non numero. L’obiettivo è quello di arrivare a 23 unità. Siamo certi che quest’esperienza favorirà nuove opportunità lavorative per coloro che lasceranno il carcere, grazie a un bagaglio di formazione e competenze in più”.
La cooperativa Bee4 – ha spiegato Pino Cantatore, il suo presidente – ha avviato i colloqui dei detenuti e ha selezionato i migliori secondo i profili professionali richiesti e che avevano un lungo fine pena (ciò, per garantire una continuità al servizio). Al Centro di Energetic Source lavorano dalle 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e il sabato dalle 8 alle 12 (con turni di sei ore e attività potenziate ogni fine del mese per le autoletture). Fabio Guzzi, Direttore Operations di Energetic Source, ha sottolineato: “Il progetto funziona e ha un effetto positivo sulle figure aziendali coinvolte e in prospettiva può diventare un’integrazione tra i soggetti incaricati di tali servizi e l’azienda con sicure ripercussioni positive per Energetic Source”.
E’, infatti, un percorso in positivo che prevede un coivolgimento diretto non solo dei detenuti, ma anche dei lavoratori dell’impresa fuori dal carcere. Roberto Minerdo, Direttore Comunicazione e Public Affair di Energetic Source, ha sottolineato l’importanza delle azioni messe in atto per la Corporate Social Responsability di Energetic Source, con certificazione finale a mezzo del Bilancio Sociale di Impresa. “E’ stato un progetto che ha convinto tutti i nostri colleghi – ha spiegato – E’ nato un clima positivo tra chi lavora nella nostra sede di Bollate e chi è in azienda. La nostra è stata una scelta strategica”.
Nel corso della conferenza stampa organizzata a Bollate, è stato reso noto anche l’apprezzamento all’iniziativa del sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, che ha sottolineato l’importanza per il cammino di reinserimento e rieducazione dei detenuti. Le attività lavorative all’interno degli istituti di pena, infatti, permettono al detenuto di potersi sostenere economicamente, favorendo l’acquisizione di una maggiore consapevolezza delle proprie capacità in vista del reinserimento sociale e, al tempo stesso, concorrono ad aumentare la sicurezza delle carceri. In prospettiva, l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro in modo continuativo genera un impatto molto importante sull’abbattimento del tasso di recidiva.
Le iniziative di Governo e Parlamento si muovono nella direzione di una nuova concezione di detenzione, basata su percorsi finalizzati a creare un canale di collegamento tra carcere, mondo esterno e società civile. E’ dunque importante stimolare le imprese ad utilizzare la manodopera dei detenuti, incentivando una maggiore specializzazione e valorizzando il percorso di crescita intrapreso durante la detenzione. Un detenuto che lavora è una risorsa per sé stesso e per la comunità. Di questo ne sono particolarmente convinti a Bollate. Secondo quanto detto da Parisi, infatti, il tasso di recidiva di reati per chi esce da questo carcere è tra il 20 e il 25%. Dati totalmente diversi in paragone alla media nazionale che è tra il 70 e il 75%. Segno, che la ricetta del recupero del detenuto con attività – anche professionali – è vincente.