Il 18 maggio 2012, il 22enne Daniele Sipala viene fatalmente coinvolto in un incidente stradale a Palagonia (Catania). La sua vita rimane appesa ad un filo ma si salva. Qualcosa di molto vicino al miracolo.
Dopo essere rimasto in coma per tre mesi, il giovane ha recuperato quasi tutte le funzioni motorie (qualche problema lo ha ancora al braccio sinistro) e oggi ringrazia quotidianamente Dio per la grazia ricevuta. Attivo nell’UNITALSI, Daniele ha partecipato al pellegrinaggio dei giovani dello scorso agosto.
A tre anni da quel drammatico giorno, in cui tutta la sua vita è cambiata, Daniele ha raccontato la su storia a ZENIT. “Mentre andavo al lavoro una ragazza mi ha tagliato la strada. Accorsi alcuni passanti, hanno chiamato l’ambulanza ma, resisi conto che ero gravissimo, hanno preferito chiamare l’elisoccorso che, guarda caso, era in circolazione nei paraggi: era partito per un’altro incidente ma, una volta arrivato sul luogo dell’accaduto, tutte le persone coinvolte erano già morte…”.
Così, appena partita la chiamata, arrivano subito i soccorsi per Daniele: giusto in tempo per intubarlo e portargli ossigeno al cervello. “Quest’atto è stato fondamentale, in quanto non ho subito danni irreversibili, insomma è stata davvero una fortuna per me”, racconta.
“Pero ho riportato dei danni: tutto il lato sinistro del corpo danneggiato dalla gamba alla bocca, compreso il braccio – prosegue -. Tuttavia, grazie alla mia forza di volontà e tenacia, ho recuperato quasi completamente; solo il braccio è ancora debole ma ora che ho lucidità assoluta, posso dire che con un solo braccio si può vivere. Per fortuna sono destro e mi è rimasta illesa la parte destra…”.
Daniele è però rimasto in coma per tre mesi, dei quali non ricorda nulla. “Il vuoto assoluto… la mia vita ricomincia il 19 agosto 2012. Il mio risveglio è avvenuto in una scena che non scorderò mai! È stato come svegliarmi di soprassalto da un sogno: mi ritrovo in una stanza bianca e tanta gente che mi sembrava morta, con Benito l’infermiere che mi rassicura perché chiedo ‘mamma’… e lui mi risponde: ‘ora viene la mamma tranquillo!’…”.
“I miei tre mesi di coma sono stati il buio più totale – prosegue Daniele -. La mia ripresa è stata straordinaria anche se alla base di questa esperienza, ciò che è fondamentale è la fede. Anche dove è tutto buio e impenetrabile, c’è sempre uno spiraglio di luce e sta a noi far sì che questo spiraglio resti tale oppure illumini la nostra vita”
Daniele è rimasto colpito da una frase, impressa all’ingresso dell’ospedale San Raffaele del Giglio di Cefalù: “Tutto è possibile per chi crede”. “Questa frase mi ha accompagnato durante la mia permanenza a Cefalù e oggi che ho reputo di aver raggiunto una stabilità mentale e spirituale, la frase letta all’ospedale, esprime per me la pura e semplice verità: la vita è un dono prezioso e ci trasforma ogni giorno”.