“Le poche risorse a disposizione non ci permettono di provvedere ai tanti bisogni dei nostri fedeli”. Così racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, monsignor Denys Antoine Chahda, arcivescovo siro-cattolico di Aleppo.
In visita presso gli uffici della sezione italiana di ACS, il presule descrive le drammatiche condizioni in cui versa la sua comunità. “Prima dell’inizio della guerra la mia diocesi contava 1500 famiglie, ora ne rimangono appena 800”. Di queste ben 750 ricevono aiuti dalla Chiesa: vestiti, viveri, medicine e perfino un contributo economico per l’acquisto di beni di prima necessità, come ad esempio il gasolio. “L’inverno ad Aleppo è molto freddo e dal momento che da diversi mesi la città è senza corrente elettrica, il combustibile è l’unico modo che hanno le famiglie per riscaldarsi”.
Accanto alla mancanza di elettricità e di acqua, sono moltissime le famiglie che hanno perso la propria casa. Numerose abitazioni sono state distrutte dai combattimenti e la Chiesa cerca di fornire un alloggio ai fedeli mettendo a disposizione anche chiese e conventi. “Le famiglie cristiane che sono rimaste, sono le più povere – afferma monsignor Chahda – perché chi ne aveva la possibilità ha lasciato il paese». Sono molti i fedeli della diocesi siro-cattolica di Aleppo che si sono rifugiati all’estero. Tanti di loro desiderano ritornare al termine del conflitto, tuttavia nota il presule «chi nel frattempo ha trovato lavoro o iniziato a mandare i propri figli a scuola in un altro paese difficilmente tornerà”.
I bombardamenti non hanno risparmiato la cattedrale, né l’arcivescovado siro-cattolico, ma fortunatamente le chiese della diocesi sono ancora agibili e frequentate. “Ogni giorno celebriamo la messa. Grazie a Dio, Aleppo è difesa dall’esercito siriano ed Isis non è riuscito a penetrare in città. Altrimenti non sarebbero rimasti né cristiani, né musulmani”.
Con l’avvicinarsi del Natale, il pensiero di monsignor Chahda va alle tante famiglie cristiane che tenta di sostenere. “Spero che la comunità internazionale aiuti la Chiesa a rimanere in Siria e a prendersi cura dei fedeli che stanno oramai morendo di fame, di sete, a causa della guerra e delle malattie. E che questa guerra possa finire al più presto, così che finalmente possiamo tornare alla nostra vita”, conclude il presule.