Il programma della visita del Papa in Messico sarà reso noto tra il 9 e il 12 dicembre prossimi, giorni molto importanti per il popolo messicano e per la cultura latinoamericana, poiché ricordano la prima apparizione della Vergine di Guadalupe a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, un azteco convertitosi al cristianesimo. Ad affermarlo sono fonti della Conferenza Episcopale messicana (CEM) e della Segreteria per le Relazioni estere, le quali hanno anche comunicato che il responsabile dell’organizzazione dei viaggi papali, Alberto Gasparri, ha fatto in modo che la notizia dell’agenda venisse data nei giorni dedicati alla Madonna di Guadalupe.
“Per la sua intercessione – disse Francesco lo scorso 12 dicembre 2014 in occasione della Celebrazione della Solennità della Vergine del Guadalupe presieduta nella Basilica di San Pietro – la fede cristiana è iniziata a diventare il più ricco tesoro dell’anima dei popoli americani, la cui perla preziosa è Gesù Cristo: un patrimonio che si trasmette e manifesta fino ad oggi nel battesimo di moltitudini di persone, nella fede, nella speranza e nella carità di molti, nella preziosità della pietà popolare e anche in quell’ethos dei popoli che si mostra nella consapevolezza della dignità della persona umana, nella passione per la giustizia, nella solidarietà con i più poveri e sofferenti, nella speranza a volte contro ogni speranza”.
Gasparri è stato in Messico dal 3 al 7 novembre scorso, per pianificare tutti i momenti della visita di papa Francesco e anche per incontrare i rappresentanti della Chiesa messicana e del governo federale messicano, tra i quali anche il presidente Enrique Peña Nieto, con cui il Papa si incontrerà non appena sarà arrivato in Messico.
Nel frattempo, il vescovo di San Cristóbal, mons. Felipe Arizmendi, in un articolo pubblicato dai vescovi nei giorni scorsi ha confermato che il Papa sarà in Messico dal 12 al 20 febbraio e che ci sono larghe probabilità che si rechi in visita nel Chiapas, stato messicano la cui città più importante è San Cristóbal de Las Casas, fondata nel 1528 dai coloni spagnoli, dove tra l’altro il Papa nell’ottobre 2013 autorizzò la celebrazione di messe e sacramenti in tzotzil e tzetzal, le antiche lingue indigene precedenti la conquista del Messico e pertanto parlate anche dalla Vergine nella celebre apparizione della collina del Tepeyac, la mattina del 9 dicembre 1531.
“È molto probabile che papa Francesco visiti la diocesi di San Cristóbal de las Casas, nella prima metà del mese di febbraio, e che celebri una grande messa di massa alla quale potranno prendere parte tutte le persone che vogliono partecipare, indirizzando un invito speciale alle popolazioni indigene non solo dello Stato del Chiapas ma di tutto il Paese”, ha scritto il vescovo.
Nel frattempo, il governatore dello Stato del Michoacan, Silvano Aureoles Conejo, ha confermato sempre a Excelsior che il suo Stato sarà visitato dal Papa, il quale si soffermerà in particolare nella città capoluogo, Morelia, dove potrà celebrare messa in uno dei due stadi (Estadio Morelos o, in alternativa, Estadio Olímpico Venustiano Carranza), anche se al momento non si conosce ancora la data precisa dell’arrivo del pontefice. Fino ad ora è certo che il Segretario del Governo, Adrián López Solís, negli scorsi giorni si è riunito con il Nunzio Apostolico in Messico, mons. Christopher Pierre, e con Alberto Gasparri, per conoscere nel dettaglio i luoghi in cui il Santo Padre potrà recarsi nel corso della sua visita a Michoacán.
Inoltre, negli ambienti ecclesiastici, si fa notare che, in aggiunta a queste tappe prese in considerazione dagli organizzatori del viaggio papale, è cosa certa che Francesco si recherà alla Basilica di Guadalupe e alla Cattedrale Metropolitana e che probabilmente potrà raggiungere Ciudad Juarez, nello Stato del Chihuahua, dove sorge la Casa del Migrante, comunità fondata dal Beato Juan Bautista Scalabrini nel 1887, per porsi al servizio dei migranti e delle famiglie di rifugiati.
Dal 1987 la Casa del Migrante Scalabrini ha accolto più di 190.000 migranti messicani e di altri paesi dell’America centrale. Negli ultimi cinque anni, circa il 75% degli ospiti sono stati i migranti espatriati dagli Stati Uniti. Il Direttore di questa istituzione qualche mese fa ha definito la comunità “Casa dei Rimpatriati” e non del Migrante, poiché il 90% delle persone che arrivano sono rimpatriate.