Jesus wearing the Crown of Thornes

Pixabay CC0 - aitoff

I documenti non cristiani sulla storicità di Gesù (Seconda parte)

Il punto attuale della ricerca sul tema dell’esistenza storica di Gesù di Nazareth

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Le calunnie riportate nel testo di Minucio Felice

L’Octavius è un breve testo (del 197) finalizzato alla difesa della religione cristiana. Trasmessoci come libro VIII dell’Adversus nationes (304-310 ca) di Arnobio, esso è però assegnato dalla tradizione cristiana del III e del IV secolo (Lattanzio e Girolamo) a Minucio Felice, un avvocato pagano convertito. Nell’Octavius, il pagano Cecilio, durante una passeggiata con gli amici Ottavio e Minucio, riferisce le dicerie sui cristiani:

“Essi, raccogliendo dalla feccia più ignobile i più ignoranti e le donnicciole, facili ad abboccare per la debolezza del loro sesso, formano una banda di empia congiura, che si raduna in congreghe notturne per celebrare le sacre vigilie per banchetti inumani, non con lo scopo di compiere un rito, ma per scelleraggine; una razza di gente che ama nascondersi e rifugge la luce, tace in pubblico ed è garrula in segreto. Disprezzano ugualmente gli altari e le tombe, irridono gli dèi, scherniscono i sacri riti; miseri, commiserano i sacerdoti (se è lecito dirlo), disprezzano le dignità e le porpore, essi che sono quasi nudi! (…) Regna tra loro la licenza sfrenata, quasi come un culto, e si chiamano indistintamente fratelli e sorelle, cosicché, col manto di un nome sacro, anche la consueta impudicizia diventi incesto. (…) Ho sentito dire che venerano, dopo averla consacrata, una testa d’asino, non saprei per quale futile credenza (…). Altri raccontano che venerano e adorano le parti genitali del medesimo celebrante e sacerdote (…). E chi ci parla di un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio e il legno della croce, che costituiscono le lugubri sostanze della loro liturgia, attribuisce in fondo a quei malfattori rotti ad ogni vizio l’altare che più ad essi conviene (…).

Un bambino cosparso di farina, per ingannare gli inesperti, viene posto innanzi al neofita, (…) viene ucciso. Orribile a dirsi, ne succhiano poi con avidità il sangue, se ne spartiscono a gara le membra, e con questa vittima stringono un sacro patto (…). Il loro banchetto è ben conosciuto: tutti ne parlano variamente, e lo attesta chiaramente un’orazione del nostro retore di  Cirta (…). Si avvinghiano assieme nella complicità del buio, a sorte”.[15]

A queste accuse infamanti risposero vari autori cristiani (es.  Giustino).

La posizione del filosofo Celso

Celso è un filosofo greco del II sec.. Di lui si conserva in parte un’unica opera, l’Alethès lógos (Discorso veritiero)  contro la religione cristiana. Lo scritto ci è pervenuto attraverso il Contra Celsum di Origène (185ca-253), in cui l’autore cristiano riporta molti passi dell’Alethès lógos per confutarli. In un primo brano, si fa riferimento alla “madre di Gesù, scacciata dall’artigiano che l’aveva maritata, accusata di adulterio, messa incinta da un certo soldato di nome Panthera. L’accusa di illegittimità e la figura del soldato Panthera sono state rinvenute anche in ambiente giudaico. In tal senso, l’origine del nome Gesù figlio di Panthera (Jesȗa ben Pandera), testimoniato con piccole varianti grafiche, sarebbe una corruzione del greco parthénos (vergine).

Ecco un secondo testo: “Spinto dalla miseria andò in Egitto a lavorare a mercede, ed avendo quindi appreso alcune di quelle discipline occulte per cui gli egizi son celebri, tornò dai suoi tutto fiero per le arti apprese. E si proclamò da solo Dio a motivo di esse”.[16]

Un terzo riferimento: “Gesù raccolse attorno a sé dieci o undici uomini sciagurati, i peggiori dei pubblicani e dei marinai, e con loro se la svignava qua e là, vergognosamente e sordidamente raccattando provviste”.[17]

Gesù nel Talmud babilonese

Il Talmud (= insegnamento) babilonese raccoglie in forma scritta la Torah (la Legge) orale, trasmessa a partire da Mosè in forma non scritta dalle varie scuole rabbiniche fino alla caduta di Gerusalemme nella guerra giudaica del 66-74 d.C.. Con la distruzione del secondo Tempio (70 d.C.),  la fine della successiva guerra contro i Romani  (135 d.C.), e l’inizio della diaspora degli Ebrei, gli antichi insegnamenti – tramandati oralmente a commento o integrazione della Torah scritta – vennero  messi per iscritto per timore di una  loro perdita.

Il Talmud babilonese è costituito da una raccolta di discussioni avvenute tra i  sapienti (hakhamim) e i maestri (rabbi) riguardanti le applicazioni e i problemi pratici della Torah scritta. In un passo di un trattato appartenente al Talmud (il “Sanhedrin”), si fa riferimento a un personaggio chiamato Gesù. Sanhedrin è il termine che corrisponde al Sinedrio, la più alta istituzione in materia legale  esistente presso gli Ebrei nel I sec. d.C.. Ecco il testo:

“Si insegna: alla vigilia di Pesach (Pasqua) appesero Yeshu e il banditore proclamò in giro per quaranta giorni che (Yeshu) verrà lapidato per aver praticato la stregoneria, per aver sedotto e condotto Israele verso l’apostasia. Chiunque sappia qualcosa per assolverlo venga avanti e lo esoneri”. Ma nessuno presentò nulla per esonerarlo e lo appesero alla vigilia di Pesach. Ulla disse: Si deve forse pensare che dovremmo cercare delle prove che lo esonerino? Egli era un adescatore e Dio disse: “Tu non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua colpa” (Dt 13,9). Yeshu era differente perché era intimo col governo”.[18]

Yeshu (o Yeshua) è il nome di Gesù in lingua ebraica. Perché è scritto che “fu appeso”? La risposta è che il termine “appeso” indica proprio la crocifissione. Ad esempio, nella lettera di san Paolo ai Galati (3,13) si legge che Cristo fu “appeso”; negli Atti degli Apostoli (10,39) che fu “appeso al legno”; e nel Vangelo di Luca (23,39) questo termine viene usato anche per i criminali che furono crocifissi insieme a Gesù. Tale espressione si trova pure in Giuseppe Flavio (cit.).

Il Talmud afferma, inoltre, che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. Ciò, è in sintonìa con il Vangelo di Matteo. Il testo fa poi riferimento  a un araldo che  annuncia l’imminente lapidazione di Cristo. Che significa? La condanna sancita dai Giudei fu la lapidazione. Pilato la mutò nella crocifissione. Il passaggio spiega anche il motivo per cui Gesù era stato crocifisso. Egli praticava la “stregoneria”, e aveva condotto Israele verso l’”apostasia”. Dal momento che questa affermazione proviene da una fonte non favorevole al Cristianesimo, non desta meraviglia il fatto che questi ebrei descrivessero la situazione dal proprio punto di vista. È interessante, però, notare il parallelismo che esiste tra queste accuse e quelle rivolte dai Farisei a Gesù nel Nuovo Testamento. Quest’ultimi, infatti, vedendo le liberazioni da lui compiute, lo accusavano di scacciare i demòni “con l’aiuto di Beelzebub, principe dei demòni”.[19] Si noti che  tale fatto conferma che Gesù compì realmente opere miracolose. Tali eventi, non potevano essere negati pubblicamente. Restava una sola  alternativa: attribuirli alla stregoneria.

Allo stesso modo,  l’accusa di aver condotto Israele verso l’apostasìa è in sintonìa con il racconto del Vangelo di Luca secondo cui i capi di Israele accusarono Gesù di stare sovvertendo la nazione
con i suoi insegnamenti.[20]

L’espressione “Yeshu era differente perché era intimo col governo” rimanda alla posizione di Gesù verso l’autorità del tempo. In particolare, all’espressione: “Date a Cesare quello che è di Cesare (…)”.[21]

L’edizione (inglese) del Talmud babilonese, di cui si è cit. un passo, fu preparata dal rabbino Isidore Epstein (1894-1962), e pubblicata in 34 volumi dalle Edizioni Soncino (Londra, 1935-1952). Questo studioso osservò, tra l’altro,  che il riferimento riguardante Gesù veniva omesso nelle edizioni censurate del Sanhedrin, a conferma del fatto che molti interpreti del passato ne avevano individuato un’allusione  a Gesù Cristo. Inoltre, sempre dai commenti del rabbino Epstein, si apprende che un manoscritto (denominato come “M”) riporta “Gesù Nazareno” invece che solo “Gesù”, mentre un altro manoscritto, invece della frase “egli fu appeso alla vigilia della Pasqua”, nella parte conclusiva della citazione, annota: “egli fu appeso alla vigilia del sabato della Pasqua”, concordando con il Vangelo di Giovanni.

Annotazioni di sintesi

Tenendo conto dei dati che sono stati riportati in precedenza, possono essere evidenziati alcuni punti-chiave.

1] Agli inizi dell’èra cristiana, la vicenda di Gesù di Nazareth non interessò nessuno.  Tranne  i suoi discepoli. I motivi sono evidenti. La Palestina non aveva alcuna rilevanza per i Romani (lo stesso legato imperiale era dislocato in Siria). Inoltre, agli occupanti del tempo non interessavano le vicende religiose interne. Gli obblighi da far rispettare erano essenziali: pagare le tasse (da qui l’uso di censire  la popolazione), e non uccidere soldati romani (in caso contrario scattava la repressione). Tale orientamento è confermato dal fatto che le vicende ebraiche erano  considerate dagli imperatori solo  un fastidioso problema, una delle tante seccature dell’area orientale. La situazione precipitò con le guerre giudaiche.

2] In tale contesto, per un periodo non breve, il Cristianesimo fu considerato un’irrilevante espressione dell’ebraismo. Un fatto interno a quest’ultimo. Gli storici e gli analisti del tempo guardarono altrove: ai potenti e alle lotte di successione, all’espansionismo romano  (con i conseguenti problemi), ai conflitti regionali e a quelli collegati a vicende dinastiche, alle correnti filosofiche (e ai confronti accesi tra esponenti di scuole diverse).  La vicenda del figlio di un téktón (carpentiere), vissuto per trent’anni in un piccolo villaggio della Giudea, condannato  – dopo una breve vita pubblica – a una morte infamante, riservata ai malfattori,  era difficile da considerare    un fatto importante. Gesù rimaneva un ebreo marginale. Null’altro.

3] Conclusasi la vicenda terrena di Gesù di Nazaret, ci furono, in più fasi temporali, e in diverse aree geografiche,  una serie di reazioni avverse al Cristianesimo. Queste, tra le loro conseguenze, ebbero anche quella di distruggere in modo sistematico  molti siti cristiani. Fino ad arrivare a politiche che cancellarono, ad esempio,  decine di diocesi africane.

Alla luce di ciò, e rimanendo sul tema della storicità di Gesù, si annotano qui di seguito alcune considerazioni.

1] Sono pochi, nell’attuale periodo,  gli autori che esprimono dubbi sulla storicità di Cristo. Piuttosto, studiando la letteratura internazionale, si avverte che l’orientamento è un altro. Mentre, in precedenza, si discuteva sulla figura storica di Gesù,  oggi ci si concentra piuttosto sull’analisi delle fonti che lo riguardano, o che possono comunque offrire una qualche evidenza.

2] Utilizzando anche i metodi storico critico, storico letterario e sociologico, si cerca di risalire in una certa misura al Gesù della storia e alla sua predicazione.

3] L’argomento “Gesù”, sembra non essere più, almeno in vari ambienti scientifici, un tema-tabù. Da evitare.  Sono ormai diversi gli Ebrei e i Musulmani che partecipano oggi a incontri inter-confessionali su Cristo, di cui non hanno difficoltà a riconoscerne la storicità. Nel marzo del 2015 la tivù nazionale cinese (CCT, Central Chinese Television) ha mandato in onda un documentario di tre quarti d’ora su Gesù, presentato come “l’uomo che ha cambiato la storia del genere umano”.

Note

[15]  Marco Minucio  Felice, Octavius, VIII, 4-IX, 7.

[16]  Id., Contra Celsum, I, 28.

[17]  Id., Contra Celsum, I, 62.

[18] Talmud babilonese, trad. I. Epstein, vol. III°, 43a/281; cfr. ‘Sanhedrin’ B,43b.

[19] Mt 12,24.

[20]  Lc 23, 2-5-

[21]  Cfr. Mt 22,21; Mc 12,17; Lc 20,25.

la prima parte dello studio è stata pubblicata ieri, sabato 7 novembre 2015. Clicca qui per leggerla.

*

fonte: Storico.org

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione