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Gender: la libertà educativa deve prevalere su ogni ideologia

Un recente saggio dello psicoterapeuta Domenico Bellantoni suggerisce alcuni punti fermi per una formazione affettiva e sessuale libera e responsabile

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Si è tenuto ieri presso l’Istituto Nazareth di Napoli l’incontro Ruoli di genere, sesto appuntamento del ciclo “Storie di Sud raccontate al Nazareth”. Come ricordato nell’introduzione dalla preside, la prof.ssa Elisa Rotriquenz, l’iniziativa mira ad offrire ad alunni, genitori e docenti “un momento di apertura e di crescita, attraverso il collegamento tra l’attività didattica e la realtà e del territorio. Il dialogo con personalità del Sud affermatesi in vari ambiti lavorativi può”, infatti, “offrire spunti di riflessione e azione su come valorizzare e portare alla ribalta i talenti del Meridione”. Il progetto è stato condiviso, in un altro indirizzo di saluto, dal Presidente della Municipalità 5 Arenella-Vomero del Comune di Napoli, Mario Coppeto: “L’Istituto Nazareth è un’eccellenza del territorio, quale comunità attenta ad educare “dentro” i bisogni sociali. È sempre più importante che le istituzioni facciano rete, coinvolgendo attivamente gli studenti nella vita cittadina”.

Al centro del nuovo incontro è stata la presentazione del volume Ruoli di genere per un’educazione affettivo sessuale libera e responsabile (Città Nuova Editrice, Roma, 2015), in un confronto diretto tra il pubblico e l’autore, lo psicologo e psicoterapeuta Domenico Bellantoni. Proprio l’importanza della “ricerca” e dell’ “ascolto” nella “riflessione su relazioni, emozioni e identità” è stata sottolineata dal moderatore prof. Antonio Gentile, direttore dell’Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli: “A fronte della complessità della mente umana, dovremmo imparare a non innamoraci delle ideologie, ed in particolare di quelle educative. Bisogna ascoltare, spogli da ogni preconcetto, per guardare con umiltà alla crescita dei nostri figli e alunni”.

È proprio “un manuale per confrontarsi sul tema dell’educazione socioaffettiva e sessuale” che ha inteso offrire Bellantoni. Nei primi sei capitoli del libro ne è definito il quadro di riferimento: “Ho cercato di mettere al centro le persone, ascoltando sempre le storie dei loro percorsi di vita e non riducendole a ‘stati’”. Principio di una matura condotta è dunque, nell’orizzonte teorico di Frankl, “essere liberi ‘da’ e liberi ‘per’. Infatti solo chi è privo di condizionamenti del passato e ha elaborato consapevolmente la propria storia può vivere positivamente la relazione con l’altro; d’altra parte, appare necessario orientare la vita a una ricerca di senso e di valori per sfuggire al malessere dell’immobilismo”.

L’applicazione di tale modello al percorso educativo degli adolescenti è stata al centro delle domande del pubblico. “Proprio una struttura personale non libera – ha ricordato Bellantoni – incatena i giovani a sempre più diffuse dipendenze affettivo-sessuali, dall’abuso di pornografia online, alla mancata profilassi di malattie veneree, o alla violenza di genere. Alla base di ciò si registra il distacco tra le emozioni e le loro attivazioni fisiologiche, con l’enfatizzazione di queste ultime, peraltro sotto la pressione di una sempre più forte ‘ansia da prestazione’”. Inefficace, se non dannosa, può risultare, però, un’educazione che si limiti a stigmatizzare simili rischi. “Obiettivo formativo primario deve essere, invece, condurre la persona a mettere in atto i contenuti ricevuti. Ai giovani diventerà, così, evidente la positività del vivere emozioni, anche dolorose, quando adeguate alle situazioni vissute”.

In quest’ottica il volume di Bellantoni riflette, nel suo settimo e ultimo capitolo, sulla questione attualmente al centro di un acceso dibattito educativo e normativo: l’inserimento nei programmi scolastici di testi e materiali ispirati agli ‘studi di genere’. “Si tratta – ha spiegato l’autore – di un filone di ricerca orientato a considerare il genere una costruzione socio-culturale indipendente dal sesso genetico. A fronte delle ancora numerose incertezze sui dati scientificamente raggiungibili al riguardo,  propongo di rimettere al centro la persona, per capire, anzitutto, se sia consapevole delle sue  scelte”.

Secondo Bellantoni, è dunque ancora nella costruzione e nel rispetto di una vera libertà la risposta possibile ai numerosi quesiti sulle implicazioni educative di tale orizzonte teorico. “È giusto che ogni agenzia educativa abbia il diritto a proporre il suo modello. In tal senso, la dignità della proposta educativa cristiana su tali temi trova forza e legittimazione nella conoscenza e nel rispetto delle differenti prospettive, da cui si attende apertura ad un reciproco ascolto, finalizzato anzitutto a quello delle storie dei singoli. Nel professarsi laico, lo Stato italiano deve, allora, tutelare una pluralistica libertà di espressione. Pericoloso sarebbe, invece – ha concluso il medico – se esso sposasse una sola prospettiva. Si rischierebbe, infatti, di rafforzare il potere di un’agenzia educativa occulta, ma sempre più invadente sulle nostre vite: la società dei consumi, che dalla limitazione della libertà e consapevolezza personale e dalla riduzione delle emozioni a pura fisicità trae occasioni di lucro”.

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ZENIT Staff

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