Si sospetta che sia stata una bomba, piazzata in un bagaglio a mano, ad aver causato il disastro dell’aereo russo Metrojet, schiantatosi sabato scorso nell’area del Sinai, uccidendo 224 persone. I sospetti sono avanzati dall’intelligence Usa che – riferisce la Cnn – ritengono plausibile la pista dell’atto criminale da parte dello Stato Islamico o di un gruppo affiliato.
Sospetti condivisi anche dalle autorità britanniche e irlandesi, che per ora hanno sospeso tutti i voli della linea low cost in attesa di accertare la sicurezza dello scalo di Sharm el-Sheik. Quelli programmati per oggi verso la località egiziana erano quattro da Londra, uno da Manchester e uno da Milano Malpensa. Per ora, tuttavia, non c’è una conclusione formale, e rimangono in piedi le ipotesi di cedimento strutturale, esplosione di un motore o di un serbatoio.
Il Cremlino spiega che sul disastro aereo “nessuna ipotesi può essere esclusa”, e che allo stesso tempo “non ci sono le basi per accreditare una delle versioni come più o meno plausibile”. Da parte loro, le autorità del Cairo riferiscono che la scatola nera che registra le voci in cabina di pilotaggio, “è in parte danneggiata e ci vorrà molto lavoro per estrarre i dati”. E mentre proseguono le ricerche dei frammenti dell’Airbus – spezzatosi in due – e dei resti delle vittime, i jihadisti dell’Isis tornano a rivendicare l’attentato via web.