É di almeno 40 morti il bilancio di un incidente aereo all'aeroporto internazionale di Juba, in Sud Sudan, dove un Antonov di fabbricazione russa è precitato a 800 metri dallo scalo aeroportuale, poco dopo il decollo. Lo rende noto l'emittente Radio Miraya, affermando che un proprio giornalista inviato sul luogo dell'incidente ha potuto contare circa quaranta cadaveri vicino al relitto dell'aereo. In precedenza la polizia di Juba aveva parlato di almeno 10 morti e due superstiti, tra cui un bambino, spiegando che a bordo del velivolo viaggiavano sette passeggeri e cinque membri dell'equipaggio russo.

Intanto, mentre proseguono le indagini per capire le cause che hanno portato l'Airbus A320 della compagnia russa Kogalymavia a precipitare nel Sinai, lo Stato islamico pubblica una nuova rivendicazione. In un video di propaganda, che sta circolando su internet in queste ore, alcuni miliziani distribuiscono dolci per festeggiare la morte dei 224 passeggeri del volo - che sarebbe dovuto giungere a San Pietroburgo dopo esser decollato da Sharm el-Sheikh - e minacciano la Russia e il suo presidente, Vladimir Putin.

I terroristi avvertono che questo è "l'inizio della vendetta per i raid in Siria". Inoltre, insieme agli insulti a Putin, annunciano: "Invaderemo il vostro Paese e uccideremo la vostra gente". La Cnn, tuttavia, alla luce di alcune verifiche spiega non è possibile precisare l'autenticità del video. Già nel giorno del disastro alcuni jihadisti si erano vantati di essere gli artefici dell'abbattimento dell'airbus, rivendicando la strage in risposta all'intervento russo in Medio Oriente contro lo Stato islamico. In un altro video, gli affiliati alla bandiera nera annunciano: "Esporremo le modalità dell'accaduto in un momento di nostra scelta".

Avvenuto nel diciassettesimo giorno di Muharram, il primo mese del calendario lunare islamico, il presunto attacco terroristico sarebbe stato fatto coincidere a titolo celebrativo con il primo anniversario del giuramento di fedeltà al Califfato da parte della sedicente Provincia del Sinai, già Ansar Bayt al-Maqdis, formazione salafita egiziana attiva proprio nella penisola.