Qualunque genitore che durante la gravidanza si sia rivolto a un ginecologo, sa quanto pullulino di vita le immagini sfocate – eppure così limpide – proiettate sullo schermo già alle primissime ecografie ostetriche. Guardare un simile spettacolo è come avere l’onore di assistere all’anteprima assoluta di uno straordinario film, che è poi quello della nascita e della crescita di un bambino.
È proprio lo sguardo su questa realtà intima, misteriosa, magnifica che fa da filo conduttore alla mostra “Uno di noi: il volto umano dellʼembrione. Storia e scienza per un nuovo umanesimo”. L’iniziativa, che si tiene nel chiostro grande della basilica dell’Annunciazione di Firenze fino al 15 novembre, si pone come contributo al Convegno ecclesiale che si apre nella città toscana il 9 novembre.
Il tema centrale – come spiegano gli organizzatori, del Movimento per la Vita di Firenze – è quello dello “sguardo sul bambino non ancora nato, quando la sua vita è appena iniziata”. La Mostra si divide in quattro diverse sezioni, le quali aiutano i visitatori a guardare la realtà di un embrione dal punto di vista della scienza e dell’amore.
Scienza che, insieme alla storia, caratterizza la prima della quattro sezioni. Nei pannelli si ripercorre il percorso attraverso cui si è arrivati a conoscere lo sviluppo embrionale e le funzioni che sono proprie del “non ancora nato” in questa sua primissima fase. Confrontando i testi di filosofi e scienziati del passato – che brancolavano nel buio circa la realtà embrionale – con le scoperte della seconda metà del ‘900, è possibile comprendere il progresso che vi è stato. La conclusione offerta dagli organizzatori è “che lo sguardo della scienza vede nel concepito un essere umano. Se è un essere umano, allora è presente in lui una dignità altissima”.
Lo stesso papa Francesco – incontrando i medici cattolici nel settembre 2013 – ha sottolineato che “ogni bambino non nato (…) ha il volto di Gesù”. Noto è del resto il passo evangelico in cui Gesù afferma: “Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25,40).
Passo evangelico che indica l’itinerario spirituale che conduce alla seconda sezione della mostra, visibile con lo sguardo del cuore. “Di fronte al pericolo di morte del figlio, ma anche all’angoscia, al disorientamento, alla solitudine di una madre, la comunità non può passare oltre senza fare niente”, spiegano gli organizzatori illustrando così la sezione dedicata ai Centri di Aiuto alla Vita (Cav), nati proprio a Firenze 40 anni fa. La loro esistenza “mostra che la condivisione delle difficoltà può salvare la vita umana ed insieme la serenità e la gioia di una madre”.
Dal cuore alla mente. La terza sezione propone brevi flash che fotografano “tante iniziative culturali, educative e, persino politiche” di sostegno alla vita nascente. Iniziative che dimostrano come “la mente, riconoscendo nel concepito ‘uno di noi’, proclama la verità sulla vita umana e la sua dignità” E lo fa con tenacia, senza stancarsi mai, con fiducia e speranza, perché, nonostante la gravità e complessità dei problemi, per ritrovare speranza bisogna avere coraggio di dire la verità: la vita umana è sacra.
È solo con questa tenacia, con questa fiducia, d’altronde, che si può gettare lo sguardo nel futuro. Gesto a cui invita la quarta parte della Mostra, che propone temi come “la pace, l’unità, la libertà, la solidarietà, la democrazia, la famiglia”. Gli organizzatori spiegano che “forse proprio il riconoscimento della dignità dell’uomo quando attraversa la stagione più elementare e povera della sua vita, quando la sua fragilità è estrema e insuperabile, costituisce la prima pietra di un rinnovamento civile e morale”. Del resto – chiosano – “la visione cristiana trascina l’uomo nella dimensione dell’’oltre’, del mistero bello e stupefacente, addirittura del divino”. Perciò – concludono, riprendendo il tema del Convegno ecclesiale – “la contemplazione del concepito non è estranea ad una più ampia riflessione sul nuovo Umanesimo che si radica in Gesù Cristo”.