Bernardito Auza

Holy See Mission

Auza: "Dignità per ogni essere umano, senza distinzioni di razza, sesso, etnia o religione"

L’osservatore vaticano presso le Nazioni Unite è intervenuto ieri alla 70° Assemblea Generale dell’Onu

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“Razzismo, discriminazione razziale e xenofobia sono un grave affronto alla dignità umana e sono ostacoli imperdonabili alla costruzione di una comunità internazionale impegnata nella promozione dei diritti umani”. Così ieri mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, è intervenuto alla 70° Assemblea Generale dell’Onu.

La riflessione del presule – riportata dalla Radio Vaticana – è partita dalla constatazione che attualmente nel mondo ci sono oltre 60 milioni tra rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni, risultato di guerre e persecuzioni. Inoltre 15 nuovi conflitti sono scoppiati o si sono riaccesi negli ultimi cinque anni, mentre altri restano irrisolti. Una tragedia a cui non sembra esserci fine, e questo è “ciò che spaventa di più”, ha detto Auza. Che, pur consapevole delle difficoltà legate alle migrazioni e agli esodi forzati di massa, ha tuttavia sollecitato a “riconoscere i migranti come fratelli esseri umani, con la stessa dignità e gli stessi diritti di tutti e non a etichettare l’altro come “una minaccia al nostro sistema di vita”.

Il rappresentante vaticano ha quindi chiesto di tramutare le crisi in opportunità per realizzare un mondo più fraterno e giusto per tutti. Ha poi ricordato anche i crimini commessi contro le minoranze religiose ed etniche, ribadendo l’appello a nome della Santa Sede alla comunità internazionale affinché “faccia tutto ciò in suo possesso per fermare la violenza di attori non statali che non vogliono altro che violare i diritti umani fondamentali”.

Un invito anche agli Stati e ai governi, perché riconsiderino eventuali leggi nazionali che potrebbero essere all’origine di xenofobia, discriminazione etnica e religiosa, e persino di violenza, che – ha detto – “non hanno luogo in un mondo impegnato per la pace, un autentico pluralismo e il bene comune di tutta l’umanità”. Infine agli uomini di religione l’esortazione al rispetto reciproco e ad alimentare dialogo e cooperazione.

Il 2 novembre, l’osservatore vaticano – ricorda sempre l’emittente vaticana – era già intervenuto di fronte alla 70ma Assemblea generale sul tema ‘Sviluppo agricolo, sicurezza alimentare e nutrizione’. “Nonostante gli sviluppi e i successi che in 25 anni hanno fatto uscire dalla fame 215 milioni di persone , e che hanno permesso al 55% dei 129 Paesi in via di sviluppo di raggiungere l’Obiettivo del millennio di dimezzare la malnutrizione, i progressi attuali per ridurre la fame restano ancora diseguali”, ha detto in quell’occasione.

Il presule ha evidenziato anche che 800 milioni di persone continuano a soffrire la fame cronica, la maggior parte delle quali si trovano nel sud-est asiatico e nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Riuscire a raggiungere uno degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, quello di sconfiggere la fame entro 2030, sarà possibile solo in società pacificate, ha promesso Auza. Ne è una prova il mancato raggiungimento degli Obiettivi del millennio da parte di Paesi in conflitto.

“Non possiamo dimenticare che la fame, come tutte le forme di povertà, è esacerbata dalla esclusione”, ha soggiunto, si potranno quindi eliminare fame e insicurezza alimentare “promuovendo inclusione e solidarietà”. Sconfiggere fame e malnutrizione non è solo una sfida dalle dimensioni economiche e politiche, ma è soprattutto etica e antropologica. Nel mondo ci sono oltre 500 milioni di aziende a conduzione familiare, la maggior parte delle quali appartenenti a contadini, popolazioni indigene, comunità tradizionali, e altri gruppi rurali che sono una importante parte della soluzione per un mondo libero da povertà e fame. Perché è nella famiglia, ha concluso mons. Auza, “che si impara a prendersi cura l’uno dell’altro, ad amare l’armonia del creato sostenibile, ed a custodire la nostra casa comune”. 

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ZENIT Staff

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