His Holiness Bartholomew I

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"Un'Europa della solidarietà". Incontro di Bartolomeo e Welby a Westminster

Il patriarca di Costantinopoli e il primate anglicano hanno pregato insieme per le vittime delle persecuzioni e discusso sulle questioni di rifugiati e cambi climatici

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Si è concluso a Westminster Abbey con una veglia ecumenica per la pace nel mondo, l’incontro a Londra tra l’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Justin Welby, e il patriarca ecumenico, arcivescovo di Costantinopoli, Bartolomeo. Insieme i due leader religiosi hanno pregato per le vittime dei conflitti e delle persecuzioni religiose, affrontando anche il tema dei cambiamenti climatici e la questione dei rifugiati, Quello a Lambeth Palace è stato il secondo incontro tra i due; la prima volta, infatti, si erano incontrati a Istanbul nel 2014, mentre lo scorso giugno avevano sottoscritto un appello congiunto sul cambiamento climatico. 
 
Durante la visita, Welby e Bartolomeo — si legge in un comunicato diffuso da Canterbury ripreso da L’Osservatore Romano — hanno affrontato numerose tematiche, in particolare hanno discusso circa le sfide che anglicani e ortodossi si troveranno ad affrontare nei prossimi anni. All’evento, durato due giorni, ha partecipato una folta delegazione ortodossa, della quale facevano parte l’arcivescovo di Thyateira, Gregorios, e il metropolita di Diokleia, Kallistos. Erano presenti anche l’arcivescovo di Westminster, cardinale Vincent Gerard Nichols, e numerosi laici della Church of England e della Chiesa ortodossa. Welby e Bartolomeo hanno preso parte a momenti di preghiera comune nelle cattedrali anglicana e ortodossa di Londra. Nei prossimi giorni sarà pubblicata una dichiarazione congiunta, che illustrerà “le aree in cui collaborare più strettamente, con crescente fiducia cristiana in questo nostro mondo travagliato”.
 
Parlando della crisi dei rifugiati e del dramma di migliaia di famiglie in fuga dalle guerre e dalla fame, Welby e Bartolomeo si sono soffermati su come i cristiani rispondono e possono rispondere in futuro alle richieste di aiuto e di accoglienza. Il primate anglicano ha tenuto a precisare che “prima di tutto ci troviamo di fronte a una terribile situazione, nella quale assistiamo alla fuga disperata dalle regioni più calde e violente della terra di un enorme numero di rifugiati in cerca di cibo e di serenità. Noi che viviamo in un contesto relativamente sicuro e confortevole, come quello dell’Europa occidentale — ha aggiunto l’arcivescovo di Canterbury — abbiamo bisogno di recuperare la nostra generosa cultura dell’accoglienza e della solidarietà, che è nel cuore della testimonianza cristiana. Come leader cristiani ci viene chiesto di cercare insieme la saggezza e la volontà di Cristo mentre guidiamo il popolo di Dio in mezzo a queste sfide”.
 
Durante l’incontro, Justin Welby si è soffermato su alcuni dati che dovrebbero far riflettere l’intera Europa. “L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha riferito che attualmente — ha ricordato Welby — in tutto il mondo ci sono 59 milioni e mezzo di profughi, molti dei quali, si trovano in Europa occidentale, nei Paesi dell’Est europeo e in Medio oriente. Milioni di persone — ha proseguito il primate della Comunione anglicana — in situazioni disperate. E nell’Ue ci sono anche tensioni su come risolvere la crisi economica in Grecia in maniera tale da non impoverire ulteriormente la popolazione”.
 
La veglia di preghiera a Westminster Abbey è stata un’importante occasione per “ricordare nelle nostre preghiere coloro che fuggono dai conflitti e dall’oppressione; quanti soffrono a causa della povertà estrema; quanti sono minacciati dai cambiamenti climatici e tutti coloro che stanno cercando di portare la luce del Vangelo di Gesù nei luoghi e nelle situazioni di crisi». Al termine della veglia Welby e Bartolomeo hanno ricevuto simbolicamente la copia della dichiarazione comune dal titolo “A immagine e somiglianza di Dio: un’antropologia piena di speranza”, diffusa in occasione dell’incontro dello scorso settembre della commissione internazionale per il dialogo teologico ortodosso-anglicano (Icaotd). Il rapporto è il risultato di sei anni di studio su ciò che anglicani e ortodossi possono dire insieme sul concetto della “persona umana a immagine di Dio”.
 
Il primate anglicano ha sottolineato l’importanza di questo come dei precedenti incontri ecumenici: “Nel primo, il patriarca e io siamo riusciti a riflettere insieme e a discutere su come rafforzare i nostri legami ben caratterizzati dall’amore reciproco sviluppatisi tra le nostre Chiese nel corso di un periodo molto lungo”. Quello avvenuto il 2 novembre — ha ricordato Welby — cade in “una giornata particolarmente importante, poiché segna il ventiquattresimo anniversario dell’elezione di Bartolomeo, nostro fratello in Cristo. Il patriarca sta per iniziare il suo giubileo d’argento, ed è un onore averlo proprio qui, a Lambeth Palace”.

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ZENIT Staff

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