La Conferenza Episcopale Italiana aderisce pienamente all’appello di papa Francesco per delle città a misura d’uomo, lanciato nell’enciclica Laudato Si’. L’occasione è fornita dal manifesto Progettare città per le persone sulla cura della casa comune.
Poiché la vita delle persone si svolge all’interno di luoghi che dovrebbero essere “progettati per accogliere in armonia il valore dei singoli e delle comunità ed esaltare le doti più positive di ciascuno”, tutti i nuclei urbani dovrebbero “tendere alla sostenibilità e perseguire obiettivi di bellezza ed inclusione”, si legge nel manifesto della CEI, promosso dal Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto.
Ai responsabili dell’urbanistica italiana, i vescovi ricordano che la trasformazione del territorio è “un’attività che implica grandissime responsabilità irreversibili”, pertanto ogni decisione ed azione va compiuta nell’“interesse generale, salvaguardando l’autonomia dei soggetti sia privati che pubblici” e progettando e costruendo sempre “luoghi belli, sostenibili ed inclusivi”.
Tenendo ben presente i principi dell’enciclica bergogliana, la CEI ricorda che i capisaldi del Manifesto sono l’“inclusione sociale”, l’“economia d’impatto” e l’“ecologia urbana”.
L’edilizia e, in generale, le strutture urbanistiche, dovranno dunque avere le seguenti caratteristiche, da perseguire con il contributo attivo dei “cittadini”, degli “amministratori” e delle “imprese”:
- Affermare “dignità e centralità della persona e delle relazioni”, con città che non cedano mai “all’abbrutimento e al degrado” ma, al contrario, pongano al centro “la vita e la dignità delle persone ed il loro benessere globale”.
- Migliorare la “qualità della vita”, secondo una logica che non sia solo quella dell’“equo profitto” ma che persegua l’obiettivo “più ampio della sostenibilità”.
- Promuovere una “socialità dinamica e solidale”, con “iniziative di sviluppo e/o recupero del territorio”, individuando “efficaci indicatori della qualità della vita”.
- Non sacrificare “la bellezza al profitto”, coniugando l’estetica con l’ordine, la comodità e la funzionalità”, nella consapevolezza che “bruttezza e degrado rappresentano un peso sociale ed economico che grava sulle classi più deboli e graverà sulle generazioni future”.
- Offrire la “migliore risposta ai bisogni e alle aspettative delle persone”, con un coinvolgimento della popolazione nei processi decisionali e di programmazione, tenendo presente che “l’immobilismo e la burocrazia comportano sempre dei costi economici e sociali che oggi vengono scarsamente considerati”.
- Usare “in maniera sostenibile le risorse”, limitando gli sprechi ed attingendo alle fonti di energia rinnovabili.
- Costruire città che siano “sostenibili e misurabili negli effetti sull’ambiente”, valutando attentamente “la relazione tra costi e benefici e l’impatto ambientale anche per interventi privati di dimensioni contenute”.