Renzo Testi

Gianluca Badii

La Robotica e il rilancio della scuola italiana

Al Global Junior Challenge, l’incontro con gli studenti e i professori dell’ITIS Hertz di Roma, in compagnia del loro robot “Rinaldo”

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Si è conclusa venerdì scorso la settima edizione del Global Junior Challenge, il concorso internazionale che premia l’uso innovativo delle tecnologie per l’educazione del XXI secolo e l’inclusione sociale.

Promosso da Roma Capitale, il concorso è stato organizzato dalla Fondazione Mondo Digitale sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. Aperto alle scuole e alle università di tutto il mondo, sia pubbliche che private, il GJC è l’evento conclusivo di un insieme di attività che promuovono il ruolo strategico delle nuove tecnologie per l’innovazione nella didattica, l’integrazione, lo sviluppo sostenibile e l’abbattimento della povertà nel mondo.

In occasione dell’esibizione dei numerosi progetti, ZENIT ha avuto la possibilità di conoscere l’iniziativa di Robert Solomon e Pierluigi Giglio, ex studenti dell’Istituto Tecnico Industriale Statale Heinrich Hertz di Roma, realizzata durante il loro quinto anno di studio grazie ai professori Renzo Testi e Antonio Pranzo.

“Il nostro progetto Rinaldo – ci ha raccontato Robert – ha avuto origine come una sfida: i professori ci portavano in giro per manifestazioni scientifiche, e in queste occasioni abbiamo incontrato altri ragazzi che avevano realizzato robot di ogni genere. Ci siamo detti ‘se ci sono riusciti loro perché non possiamo riuscirci anche noi?’. Così abbiamo iniziato con cose semplici, con piccoli circuiti, per sperimentare le nostre capacità. Raggiunta una buona dimestichezza sia con i componenti che con la scheda elettronica Arduino abbiamo cominciato ad assemblare un robot. Rinaldo oggi prevede due programmi diversi: il primo è un inseguitore di linea basato su tre sensori infrarossi di riflessione. Se il fascio di infrarossi colpisce il bianco viene riflesso e torna al sensore, se colpisce il nero della linea questi assorbe tutta la luce. Queste informazioni vengono inviate alla scheda Arduino, al cui interno abbiamo scritto un programma per fargli capire sotto quale dei tre sensori si trova la linea. Il programma è scritto in modo tale che la linea nera sia sempre sotto il sensore centrale. Nel caso in cui la linea sia sotto il sensore di sinistra Arduino fa muovere il robot a destra, e viceversa. In questo modo il robot “segue” la linea attraverso il sensore centrale”.

“Il secondo programma – prosegue Solomon – è un inseguitore di luce: il funzionamento è simile al primo, ma si basa su tre fotoresistenze. Come nel programma precedente, in base a quale fotoresistenza viene colpita dalla luce Rinaldo cambia i suoi movimenti, in modo tale che sia sempre la resistenza centrale seguire il fascio luminoso. In questo caso si attiva anche un sensore di prossimità ad ultrasuoni che impedisce al robot di scontrarsi con altri oggetti od ostacoli”.

“Il nostro interesse per l’elettronica e l’automazione nasce dall’emozione di vedere muoversi qualcosa che abbiamo creato noi, ma fondamentale è stato l’entusiasmo dei nostri professori nel coinvolgerci in questo progetto. Dopo il successo del nostro Rinaldo stiamo pensando di spingerci oltre: non sappiamo per certo cosa sarà e come si chiamerà, ma sappiamo che dovrà volare”, conclude l’inventore.

Il motivo di tanto entusiasmo da parte dei professori, ci spiega Renzo Testi, sta nella convinzione che oggi il mondo scientifico giri attorno all’automazione, alla robotica e all’elettronica. Rimanere fermi ad un concetto statistico come quello informatico, rischia di essere un atteggiamento perdente, o perlomeno non vincente. L’idea di poter creare dal nulla una forma di “vita”, ovviamente artificiale, rappresenta oggi una delle più alte forme d’interesse per i ragazzi.

Quello che però continua a mancare è un salto qualitativo della scuola: “i ragazzi, se viene data loro la possibilità di lavorare con le mani, con l’ingegno e con la fantasia, sono un vulcano. Ancora oggi però, purtroppo, sono difficili alcuni passaggi per la scuola, primo fra tutti quello economico. Rinaldo di certo non costa 20 euro. Basti pensare che spesso tutto quello di collaterale che può servire come cacciaviti, batterie e colla viene portato da noi professori a nostre spese. Tutto il lavoro che da fuori non si vede, ma che è fondamentale per seguire una gara come questa o un laboratorio scolastico di robotica, ha costi molto elevati. Se non ci sono sufficienti fondi e lungimiranza si tagliano le gambe ai ragazzi e alla loro effervescenza”.

È dello stesso parere Antonio Pranzo, che rintraccia in questo, ed in altri problemi, la causa dell’inferiorità dei ragazzi italiani in campo scientifico-tecnologico. “È vero, penso che i nostri ragazzi siano ancora indietro rispetto alle altre scuole europee ed internazionali. In fondo lo stesso Robert viene dalla Romania. Spesso i ragazzi stranieri hanno una motivazione in più che li spinge a far bene. I momenti di difficoltà che possono aver vissuto in alcuni Paesi, o il modo in cui questi stessi Paesi sono stati trattati per molti anni, li porta ad avere il forte desiderio di dimostrare a tutti che non sono inferiori, che venire “da fuori” non significa essere inferiori. I nostri ragazzi invece sono sempre più demotivati, perché magari hanno esperienze a casa di familiari che non riescono a trovare lavoro, o perché si sentono abbandonati dalla scuola. Un primo passo sarebbe far valere davvero il concetto di meritocrazia: quando si parla di meritocrazia significa che i migliori vanno premiati, non si possono abbandonare. Il merito va premiato. Stato, Comune e Scuola devono aiutare e tutelare i nostri ragazzi. Non dimentichiamoci inoltre che spesso i nostri ragazzi hanno tutto, non sono abituati a mettersi in discussione, non sono abituati al sacrificio, e alla prima difficoltà abbandonano”.

“In quest’ottica – prosegue Pranzo – va ad esempio il nostro lavoro, ovvero cercare di divulgare le nostre conoscenze e l’entusiasmo nel creare progetti, tenendo sempre a mente la prospettiva di inserire i ragazzi nel mercato del lavoro. L’altro aspetto a cui teniamo molto è l’impronta sociale: unire la robotica e il progresso delle scienze senza mai dimenticare l’uomo, anche perché la robotica non deve mai togliere posti di lavoro, ma crearli. Con i ragazzi spesso cerchiamo di realizzare progetti partendo da un discorso di pericolosità possibile: abbiamo realizzato un progetto per la gestione della viabilità dentro le gallerie, partendo dall’incidente del Frejus. L’ultimo progetto di questo genere, presentato da un ragazzo, è un controllo vocale per persone con disabilità, per poter attivare ed aprire porte o sbarre. I nostri progetti quindi partono da un discorso di prevenzione e si sviluppano sul come poter migliorare situazioni difficili”.

Gare e manifestazioni come questa offrono la possibilità di far emergere le idee dei ragazzi e dare loro una spinta in più, regalandogli inoltre la soddisfazione di vedere, e far vedere, quello che hanno creato. È importante per loro essere primi attori di quello che hanno organizzato, confrontando il loro progetto con le idee di ragazzi provenienti da tutti il mondo e favorendo così la condivisione con culture diverse dalla nostra.

Bisogna però avere la capacità di preservare tutto questo affinché si possano creare basi solide e durature, e il monito del professor Testi ce lo ricorda inequivocabilmente: “L’entusiasmo dei ragazzi è indubbio che sia elevato. Il problema è che durante un iter scolastico che va dalle elementari al quinto anno delle superiori i ragazzi stessi, oltre ai docenti, incontrano delle difficoltà che riguardano fondamentalmente l’organizzazione della Scuola. Questa organizzazione difficoltosa porta spesso ad eliminare tutto l’entusiasmo con cui i ragazzi vengono su. Qui abbiamo visto ragazzi di otto anni elettrizzati per una macchinetta che fondamentalmente gira da sola. Ma saranno pochissimi ad arrivare a realizzar
la se non sopravvivranno due ingredienti fondamentali: insegnanti entusiasti e capaci a portare avanti progetti a lunga scadenza e presidi disposti ad investire in questi progetti”.

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Gianluca Badii

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