Lettura
Il Vangelo di oggi è intimamente collegato con quello di lunedì scorso. La cornice in cui si colloca questa guarigione è ancora una volta un sabato, giorno di riposo per gli ebrei, giorno nel quale essi si astengono dal lavoro manuale. Gesù si reca a casa di uno dei capi dei farisei: infatti, è a pranzo da lui. Un particolare non da poco. Questo significa che Gesù non si faceva condizionare da pregiudizi di nessun tipo, né in un senso (mangia, infatti, con i pubblicani e i peccatori) né nell’altro (oggi lo troviamo alla tavola di un fariseo).
Meditazione
Nella sua vita terrena Gesù davvero non escludeva nessuno e se è vero che il suo amore di predilezione era per i lontani e per i peccatori, tuttavia non trascurava nemmeno chi ai suoi tempi credeva di essere giusto di fronte alla legge e a posto con la propria coscienza. È la logica di Dio che si fa prossimo a tutti e a ciascuno; il Signore non solo si fa prossimo, ma è disposto a condividere la quotidianità dell’esistenza di tutti fino in fondo: condividere la mensa e la tavola del pranzo è, infatti, segno di grande intimità. La gente, però, stava a osservarlo. Curioso l’atteggiamento di questa folla che scruta Gesù e i suoi gesti in un’atmosfera ostile. Ma Gesù non si lascia intimorire. Gli stava di fronte un infermo: è la Provvidenza che predispone questo incontro e Gesù non si sottrae, anzi prende lui l’iniziativa. A differenza di altre volte in cui veniva interrogato, qui il Signore fa il primo passo e domanda: «È lecito o no guarire di sabato?». Vuole verificare se i dottori della Legge e i farisei hanno compreso il suo insegnamento sul rapporto fra la giustizia di fronte alla Legge e le esigenze della carità verso le persone. Nessuno ha il coraggio di rispondere. Gesù dà la sua risposta con il suo segno di guarigione: prende per mano l’idropico come per dargli una nuova vita e lo guarisce. Poi spiega: le esigenze della carità verso le persone superano e compiono la giustizia di fronte alla Legge. Il bene va sempre fatto: è questa la legge suprema che supera l’osservanza formale del sabato, anzi che dà senso anche al sabato. Chiunque, infatti, anche se fosse di sabato, tirerebbe fuori il figlio o il bue dal pozzo in cui è caduto, perché c’è un comandamento che li comprende tutti, la legge dell’amore, iscritta da sempre nel cuore dell’uomo e portata a compimento da Gesù.
Preghiera
Padre, donami la capacità di relazionarmi con tutti, la coerenza nelle parole e nelle azioni e insieme il coraggio di andare nelle periferie fisiche ed esistenziali dei miei fratelli e sorelle che sono nel bisogno. Guariscimi dal pregiudizio e perdona i miei peccati di omissione; scusami per tutte quelle volte che potevo fare il bene e non l’ho fatto.
Agire
Seguirò la regola d’oro del Vangelo, di fare agli altri quello che vorrei venisse fatto a me.
Meditazione del giorno a cura di mons. Gerardo Antonazzo, vescovo di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it