Pope Francis during today's Mass in Santa Marta

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Santa Marta: "Dio è potente, può fare tutto! Meno una cosa: smettere di amarci"

Nella omelia mattutina, il Papa sottolinea che Dio non condanna, ma ama anche il più cattivo, il più bestemmiatore “con una tenerezza di padre” o meglio “come una chioccia con i pulcini” 

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Dio non condanna, Dio ama. E ama al punto che l’amore è la sua debolezza. Al punto di piangere per i malvagi e tutti coloro che si allontanano da Lui. È un’immagine di tenerezza, quasi materna, quella con cui Papa Bergoglio, nella Messa a Santa Marta, tratteggia l’amore che il Padre nutre per l’uomo.

“Gesù – dice il Pontefice ricollegandosi al Vangelo di oggi – piange su Gerusalemme che uccide i suoi profeti, quelli che annunciano la sua salvezza. E Dio dice a Gerusalemme e a noi a tutti: ‘Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali e voi non avete voluto!’”. E “quante volte ho voluto far sentire questa tenerezza, questo amore, come la chioccia con i pulcini e voi avete rifiutato”. 

“Ogni uomo, ogni donna – spiega infatti il Papa – può rifiutare il dono” e preferire la sua vanità, il suo orgoglio, il suo peccato. “Ma il dono c’è”, perché Dio “non può staccarsi da noi. Quella è l’impotenza di Dio. Noi diciamo: ‘Dio è potente, può fare tutto!’. Meno una cosa: staccarsi da noi!”.

Non per nulla San Paolo si dice “persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra cosa potrà mai separarci da questo amore”. Nella prima lettura l’Apostolo delle genti sottolinea infatti che i cristiani sono vincitori perché “se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”. Chi ci condannerà se poi Dio ci salva? 

Ma questa “forza di questa sicurezza di vincitore” che è un dono, i cristiani rischiano di considerarla “come una proprietà”, avverte il Papa. Quasi che, in modo “trionfalistico”, possano dire: “Adesso noi siamo i campioni!”. Ma il senso è un altro, sottolinea il Santo Padre: noi siamo i vincitori “non perché abbiamo questo dono in mano”, bensì per il fatto che niente e nessuno “potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore”.

“Non è che noi siamo vincitori sui nostri nemici, sul peccato. No!”, prosegue, “noi siamo tanto legati all’amore di Dio, che nessuna persona, nessuna potenza, nessuna cosa ci potrà separare da questo amore”. Paolo – aggiunge il Papa – “ha visto nel dono, ha visto più, quello che dà il dono: è il dono della ricreazione, è il dono della rigenerazione in Cristo Gesù. Ha visto l’amore di Dio. Un amore che non si può spiegare”.

Un amore che porta Gesù fino alle lacrime, come racconta il Vangelo. Questo episodio “ci fa capire qualcosa di questo amore”, osserva Francesco: “Gesù ha pianto! Pianse su Gerusalemme e in quel pianto è tutta la impotenza di Dio: la sua incapacità di non amare, di non staccarsi da noi”. “Dio piange”: piange “per me, quando io mi allontano”; piange “per ognuno di noi”; piange “per quelli malvagi, che fanno tante cose brutte, tanto male all’umanità… Aspetta, non condanna, piange. Perché? Perché ama!”, rimarca il Pontefice.

“Dio non può non amare!”, ribadisce. “E questa è la nostra sicurezza”. “Io posso rifiutare quell’amore, posso rifiutare come ha rifiutato il buon ladrone, fino alla fine della sua vita. Ma lì lo aspettava quell’amore. Il più cattivo, il più bestemmiatore è amato da Dio con una tenerezza di padre, di papà”. O meglio, come dice Paolo, come dice il Vangelo, come dice Cristo: “Come una chioccia con i pulcini”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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