Il 22 ottobre 2015 la Chiesa Cattolica ha celebrato la memoria di San Giovanni Paolo II, uno dei Pontefici più amati della storia. Nato in Polonia nel 1920, Karol Wojtyla tornò alla casa del Padre il 2 aprile 2005, fu proclamato beato nel 2011 e canonizzato il 27 aprile 2014, a meno di dieci anni dalla morte.
Si è detto che non è possibile capire il XX secolo prescindendo dalla figura e dall’opera di Giovanni Paolo II. Una giusta valutazione storica, perché Wojtyla è stato uno dei più grandi personaggi del nostro tempo. Instancabile nella sua opera di apostolato; aperto al dialogo con le altre religioni; attento alle necessità dei più poveri; strenuo difensore della dignità dell’uomo; vicino ai giovani; grande comunicatore. L’eco della sua santità risuona ancora vivo in ogni parte del mondo.
Il cardinale Stanislaw Dziwisz ricorda così gli ultimi momenti della vita di Wojtyla: “Alla fine ricordo quel giorno, quando si è avvicinato alla finestra, ma non riusciva a pronunciare le parole di quella benedizione, ha solo preso un foglio e ha scritto: Totus Tuus. Questa è stata l’ultima frase che ha scritto nella sua vita…”.
Tra le celebri parole pronunciate nel 1978 durante la messa d’apertura del suo pontificato – “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” – e queste ultime parole vergate a mano come estremo commiato dalla vita, si colloca la parabola apostolica e spirituale di Giovanni Paolo II.
La sue parole, così dense di spiritualità e partecipazione umana, erano, in qualche misura, anche parole di poesia. Perché lui stesso era un poeta, un talento capace di esprimere poeticamente i più profondi concetti di natura teologica e filosofica. La sua opera letteraria poggia su quattro cardini fondamentali: persona, sofferenza, morte, amore. L’amore, in particolare, è visto come la sfida più grande di fronte all’uomo: l’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore…
E come non ricordare la sua straordinaria Lettera agli artisti del 1999? Lettera che si apre con queste parole: “Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro, avvertendovi quasi l’eco del mistero della creazione”.
È anche per questi motivi che Giovanni Paolo II è stato molto amato dai poeti. Nel precedente articolo di questa rubrica abbiamo ricordato l’antologia Fioretti Giubilari, che un gruppo di qualificati poeti donò al Santo Padre il 21 giugno 2000, rifacendosi ad un’antica tradizione dell’Anno Santo. Oggi vogliamo invece ricordare una pregevole raccolta poetica pubblicata nel 2005 sull’onda dell’emozione suscitata dalla scomparsa del Pontefice polacco.
La raccolta, curata da Alessandro Clementi e Anna Manna per i tipi di Anemone Purpurea editrice, s’intitola Poesie per Karol (sottotitolo: Omaggio a Giovanni Paolo II). “Un piccolissimo evento sbocciato, con estrema dolcezza, di fronte al mistero della morte di un grande Papa e di un grande Uomo”, scrive Anna Manna nella presentazione.
“Amici poeti, professionisti e dilettanti, noti o sconosciuti, affermati o alle prime armi – scrive ancora la curatrice – hanno voluto ricordare un grande Papa, dedicare al suo indimenticabile sorriso un pensiero o una preghiera”. La raccolta comprende testi per la maggior parte inediti, scritti appositamente in omaggio a Giovanni Paolo II, da cui il titolo: Poesie per Karol. Da questo libro abbiamo estratto alcuni brani che proponiamo all’attenzione dei nostri lettori.
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TRISTEZZA A PRIMAVERA
di Anna Manna
Che non ci sei più
me l’hanno detto i fiori
curvi in questa primavera
fredda e gelida.
Quel gesto alla gola
quell’impossibilità di spargere
le tue parole come polline
sui campi arati
e sulle terre aspre
senza gioia
era l’addio all’ipotesi
della parola Santa
Chiuso nello scrigno
misterioso dell’eterno
il tuo labbro
non ci molce più il cuore.
Mentre attendo il nuovo Papa
assorta
sento che se n’è andata una stagione
dove sembrava normale
la leggiadria del tuo volto
ed il timbro celeste della tua parola.
Così sopravanzano le età
e le vicende umane
cogliendoci impreparati
al definitivo distacco
e siamo curvi
come questi fiori
sotto il peso di un futuro
senza la carezza del Tuo sguardo
*
AL PAPA GIOVANNI PAOLO II
di lole Chessa Olivares
Nei tuoi occhi
illimitata confidenza
con il cielo
corrente unica
d’amore,
mano tesa
al brivido che perdura.
Ma… è di sabbia
la verità del mondo,
all’infinito
lontana dalla croce
scivola
su alibi d’ombra
e di rinuncia
in mano al vento,
erosa
fino al nadir della morte,
senza redenzione.
*
LA FORMA DELLA VITA
(a Giovanni Paolo II)
di Niccolò Carosi
In ogni lineamento
il corpo si fa memoria;
in ogni frammento
l’esistenza
è firmamento di storia.
Ora, lasciami affondare le mani
nella tua veste di pace.
Adesso, imponi le tue sul mio cranio
chino avanti a te, Padre,
e tasta la forma della vita:
è questa la mia eternità.
*
PADRE NOSTRO
di Corrado Calabrò
Padre Nostro
che non ritrovo in terra
e che da somma sommità presiedi
all’incurvarsi dello spazio-tempo
dammi la mela della conoscenza
di cui assaporo il morso avvelenato
mostra almeno la mano in cui la tieni
perché io possa sfiorare quella mano
o, se il Tuo ciglio neanche a questo inclina,
rivelami nel sonno verso l’alba
ch’essa è il frutto del tempo dell’avvento
– fiore di un seme rimasto serrato
dalla stretta dei tempi nel Tuo pugno –
per i figli di figli inconcepiti
e, pago della vita non vissuta,
anch’io piamente inchinerò la fronte
a questa prole che non ho procreato
e, sentendo il picciòlo disseccarsi,
mi staccherò con le foglie caduche
dall’albero che aspetta la sua annata.
*
A GIOVANNI PAOLO II
di Angelo Sagnelli
Hai riportato in giro tra la gente
l’antico legno della grande Croce
nella certezza di servire Dio
con l’entusiasmo di chi ha solo un fine.
Hai colto nel profondo del pensiero
la voglia di sentire l’infinito,
ma ciò che sempre ha rattristato il viso
è quel peccato che nasconde il cielo.
E tu l’hai vinto con la tua ferita,
offrendo la speranza ad ogni uomo,
così che ognuno viva la sua vita
nel segno dell’amore e del perdono.
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