Alla fine del 1965 stava per essere chiuso il Concilio Vaticano II. A questa grande riunione di tutti i vescovi del mondo partecipavano anche i vescovi polacchi. Per la nazione polacca fu un momento particolare perché la Chiesa si preparava, malgrado l’opposizione del regime comunista, a festeggiare il millennio del battesimo della Polonia. Perciò i presuli decisero di inviare 56 lettere alle Conferenze Episcopali dei diversi Paesi per annunciare le celebrazioni del millennio e chiedere delle preghiere per quella ricorrenza.
Un carattere particolare ebbe la lettera spedita il 18 novembre 1965 ai vescovi tedeschi, nella quale si trovava la frase diventata famosa: “Dai banchi del Concilio che sta per concludersi, vi tendiamo le nostre mani accordando perdono e chiedendo perdono. Se voi, vescovi tedeschi e padri del Concilio, in fratellanza stringerete le mani che abbiamo verso di voi porto, solo allora potremo con coscienza pulita celebrare il nostro Millennio in modo più cristiano possibile”.
Che cosa perdonare e per che cosa chiedere perdono? Per capirlo oggi bisogna ricordare la storia del XX secolo con la II guerra che ha segnato drammaticamente le sorti dei Paesi europei. La Germania nazista che scatenò il Secondo Conflitto mondiale usciva dalla guerra sconfitta, distrutta, con le frontiere spostate ed una parte occupata dai sovietici e governata dai comunisti locali (la DDR). La Polonia invece fu la più grande vittima della follia nazista: circa 6 milioni di polacchi morirono a causa della guerra e dell’occupazione tedesca; per di più il Paese fu completamente distrutto economicamente e le sue frontiere spostate. L’Unione Sovietica staccò dalla Polonia i territori orientali che divennero parte delle repubbliche sovietiche, invece le grandi potenze, vincitrici della guerra, assegnarono al Paese territori ex-tedeschi all’ovest, stabilendo la frontiera sui fiumi Oder e Nysa. Come conseguenza di tali cambiamenti si verificarono spostamenti di massa di milioni di persone: i tedeschi vennero mandati via dai territori assegnati alla Polonia dove furono portati i polacchi cacciati dalle zone occupate dall’Unione Sovietica. Un esodo che causò grandi sofferenze e lacerazioni di intere popolazioni che dovevano lasciare le loro terre dove abitavano da generazioni.
Nel 1965, nel pieno della “Guerra fredda” che divideva l’Europa in due, furono ancora vive le ferite della Seconda Guerra mondiale. I vescovi polacchi, consci di tutto ciò scrivevano, affermarono: “Malgrado la situazione aggravata in modo così disperato dal passato, proprio in questo momento, carissimi fratelli, ci rivolgiamo a voi: cerchiamo di dimenticare, senza polemica, senza guerra fredda, ma iniziamo il dialogo che oggi cercano di raggiungere il Concilio e Papa Paolo VI. E se in tutte le parti troveremo buona volontà, ci pare che non possiamo dubitarne, un dialogo serio deve compiersi e col passare del tempo deve portare dei buoni risultati, malgrado tutto, nonostante il ‘ferro rovente’. Proprio durante il Concilio sembra necessario che, obbligati dal momento, iniziamo il dialogo al livello vescovile del lavoro pastorale, senza ulteriori indugi, per conoscerci meglio, per conoscere meglio le nostre usanze, culto religioso, stile di vita, radicati nel passato e da quel passato culturale condizionato”.
I vescovi polacchi venivano dal Paese al quale fu imposto il regime comunista, ma si rendevano conto che al di sopra delle differenze politiche che dividevano le due nazioni, c’era qualche cosa che univa i polacchi e i tedeschi: la comune fede cristiana. E la Polonia apparteneva all’Europa cristiana e bisognava costruire il dialogo e la riconciliazione su questa base spirituale.
La Lettera dei vescovi polacchi all’inizio non fu compresa pienamente dai vescovi tedeschi e, in Polonia, attirò le ire del regime comunista che scatenò una campagna denigratoria contro l’Episcopato polacco e perseguitò i firmatari. Ma la storia dimostrò che quel messaggio iniziò la lunga strada della riconciliazione tra le due nazioni che si sono combattute per tanto tempo e, in fin dei conti, facilitò il processo di abbattimento del Muro di Berlino e l’unificazione del nostro continente.
In occasione del 50° anniversario del Messaggio dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi, consci della sua portata storica, le Ambasciate della Polonia e della Germania hanno organizzato a Roma una serie di eventi commemorativi: una mostra nei Musei Vaticani, la Messa di riconciliazione e una conferenza.
La mostra nei Musei Vaticani, aperta solennemente il 23 ottobre, è intitolata: “Perdono e riconciliazione. Il card. Boleslaw Kominek, sconosciuto padre dell’Europa”. L’arcivescovo di Wrocław (Breslavia in italiano) il card. Kominek fu l’autore della Lettera dei vescovi polacchi e un sincero e convinto promotore della riconciliazione tra i polacchi e tedeschi. Per questo motivo dovrebbe essere riconosciuto come uno dei Padri dell’Europa: senza la riconciliazione tra la Polonia e la Germania non sarebbe stato possibile il processo di unificazione del continente europeo.
Lunedì 26 ottobre è stata celebrata nella chiesa del Collegio Teutonico in Vaticano una Messa di riconciliazione presieduta dal card. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede; concelebravano i cardinali polacchi Zenon Grocholewski e Stanislaw Rylko, i vescovi polacchi, partecipanti al recente Sinodo ed altri venuti appositamente per quella celebrazione, e una ventina di sacerdoti di ambedue le nazioni.
Lunedì si è svolta nell’Istituto Maria Santissima Bambina, anche una Conferenza “Verso la riconciliazione” patrocinata dal card. Gianfranco Ravasi, presidente del Consiglio della Cultura. Durante la Conferenza, aperta del card. Ravasi e l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Piotr Nowina- Konopka, si è discusso sul significato della Lettera nel contesto del Concilio e del processo di riconciliazione tra la Polonia e la Germania. All’incontro sono stati invitati anche il card. Miroslav Vlk dalla Repubblica Ceca, l’archimandrita prof. Serhij Ciril Hovorun dall’Ucraina e il mufti Mustafa Ceric dalla Bosnia-Erzegovina per parlare della Lettera come ispirazione per trovare la soluzione ai conflitti in corso in Europa.
Le celebrazioni del 50° anniversario della Lettera dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi hanno ricordato il ruolo fondamentale delle radici cristiane e della Chiesa nel processo di riconciliazione tra le nazioni europee e di riunificazione del Continente.