A highway within city limits

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La città bella nella enciclica “Laudato Si’”

Nelle città moderne, in cui l’automobile sembra avere priorità sull’uomo, l’andare prevale sullo stare e sui valori di cui lo “stare” è portatore, quali le relazioni umane, la famiglia, l’aggregazione sociale.

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La città, come realtà e come metafora del vivere comune degli uomini, fa parte delle finalità della dottrina sociale della Chiesa: « Evangelizzare il sociale è allora infondere nel cuore degli uomini la carica di senso e di liberazione del Vangelo, così da promuovere una società a misura dell’uomo perché a misura di Cristo: è costruire una città dell’uomo più umana, perché più conforme al Regno di Dio».

Il tema della città è centrale nella ecologia integrale di papa Francesco. Nell’Enciclica, la città appare innanzitutto come il luogo degli abusi tecnocratici, della frammentazione sociale, dei disagi materiali e spirituali delle persone. Il fenomeno della crescente e disordinata urbanizzazione e delle megalopoli, fenomeno che tocca tutti i continenti in varia misura, è analizzato con dettaglio: «Oggi riscontriamo, per esempio, la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura» (n. 44). Per certi versi, le megalopoli e in generale le città contemporanee sembrano essere il riflesso preciso dell’“antropocentrismo dispotico” (cfr. n. 68) e dell’“antropocentrismo deviato” (cfr. n. 69), sorta di Torri di Babele, monumenti di presunzione e invivibilità. Effettivamente, i principi fondamentali della città moderna, concepiti in Europa e poi esportati in tutto il mondo, sono ispirati a teorie funzionaliste, entro una visione utilitaristica del mondo. Il modello urbanistico originario della contemporaneità è la “Ville Radieuse” progettata da Le Corbusier nei primi decenni del Novecento. In essa, si propone la distinzione e la separazione dei luoghi secondo le funzioni, dunque i luoghi di abitazione sono distinti e lontani da quelli del lavoro e da quelli dello studio;  si propone anche, conseguentemente, la distinzione dei percorsi secondo i mezzi, cosicché le strade per automobili collegano i posti lontani, in separazione dai percorsi pedonali. Ne deriva, nella attualizzazione, una città frammentata, in cui l’automobile sembra avere priorità sull’uomo. É una città in cui l’andare ha prevalenza sullo stare e sui valori di cui lo “stare” è portatore, quali le relazioni umane, la famiglia, l’aggregazione sociale. Si tratta di città progettate in funzione delle strade e non delle piazze, secondo la logica geometrica dell’angolo retto e non secondo la logica del ben vivere umano. Fino ad arrivare alla deriva di città che di fatto sono dei “non luoghi”, ovvero contenitori di passaggio e non dimore, qualcosa di simile alla distopia tratteggiata anche in termini urbanistici da Ray Bradbury in Fahrenheit 451 nel 1953: « Le autostrade e le strade d’ogni genere sono affollate di gente che va un po’ dappertutto, ovunque, ed è come se non andasse in nessun posto. I profughi della benzina, gli erranti del motore a scoppio. Le città si trasformano in auto-alberghi ambulanti, la gente sempre più dedita al nomadismo va di località in località, seguendo il corso delle maree lunari, passando la notte nella camera dove sei stato tu oggi e io la notte passata».

L’Enciclica, per il suo impianto etico, ha una forte carica propositiva, e dunque dedica soprattutto attenzione alla “città bella”, alla città che realizza o dovrebbe realizzare la giusta armonia con l’ambiente e la giusta realizzazione dell’uomo. «In alcuni Paesi ci sono esempi positivi di risultati nel migliorare l’ambiente, come […] l’abbellimento di paesaggi con opere di risanamento ambientale, o progetti edilizi di grande valore estetico, progressi nella produzione di energia non inquinante, nel miglioramento dei trasporti pubblici. Queste azioni non risolvono i problemi globali, ma confermano che l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente. Essendo stato creato per amare, in mezzo ai suoi limiti germogliano inevitabilmente gesti di generosità, solidarietà e cura» (n. 58).

La città bella è una citta abitabile per l’uomo, nella valorizzazione del patrimonio naturale, storico, artistico e culturale: «Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. È parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile» (n. 143)

La città abitabile ed ecologica non deve distruggere le vecchie città, ma deve integrare le varie dimensioni e salvaguardare l’identità originale: «Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desiderabile vivere. Bisogna integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale. Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con il linguaggio popolare» (n. 143). Si comprende l’irrazionalità della pretesa che le città siano tutte uguali, senza alcun legame con l’ambiente, le tradizioni  e le culture locali.

Pensare la città significa pensare la cultura in tutte le sue dimensioni: « È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente» (n. 143).

Contrariamente alla Ville Lumiere o alle distopie futuriste, nella città bella i luoghi sono integrati, collegate, in modo che le persone si sentano a casa, radicate e unite:  «É necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce. È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri» (n. 151).

I trasporti dovrebbero essere finalizzati al bene dell’uomo e non ai guadagni: «La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità al trasporto pubblico. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tale trasporto, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza» (n. 153).

L’armonia naturale dell’universo dovrebbe guidare ogni intervento sul paesaggio: «Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ri
cchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme. Per questa stessa ragione, sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente» (n. 151).

Dunque la città bella dovrebbe rispecchiare quel “tutto in connessione e in relazione” che è la vera identità del cosmo; citando la Evangelii Gaudium (n. 210), papa Francesco afferma « Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!» (n. 151).

Rodolfo Papa è presidente dell’Accademia Urbana delle Arti. Sito internet: www.rodolfopapa.it Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com      e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

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Rodolfo Papa

Rodolfo Papa è presidente dell'Accademia Urbana delle Arti / Sito internet: www.rodolfopapa.it ; Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com ; e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

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