“Possa la misericordia di Dio, nell’imminenza dell’Anno Giubilare, lenire le ferite della guerra che piagano il cuore delle vostre comunità, affinché nessuno si scoraggi in questo momento, in cui i clamori della violenza sembrano superare le accorate preghiere per la pace”. Con questa intensa orazione del Papa si apre l’udienza ai membri del Sinodo della Chiesa Caldea, in corso a Roma dal 24 al 29 ottobre, ricevuti stamane in Sala Clementina.
Il Pontefice coglie l’occasione dell’incontro per raggiungere “i fedeli e tutti gli abitanti delle amate terre di Iraq e Siria, in un periodo particolarmente sofferto e delicato, con il conforto e la solidarietà cristiana”. “Oggi – osserva – la situazione nelle vostre terre di origine è gravemente compromessa dall’odio fanatico del terrorismo che continua a provocare una forte emorragia di fedeli che si allontanano dalle terre dei loro padri, ove sono cresciuti ben radicati nel solco della tradizione”.
“Questi nostri tempi sono segnati da innumerevoli esempi di persecuzione, anche fino al martirio”, prosegue il Santo Padre. E constata con rammarico come tale stato di cose stia “certamente minando alle fondamenta la vitale presenza cristiana in quella terra che ha visto iniziare il cammino del patriarca Abramo, risuonare la voce dei Profeti che richiamavano alla speranza Israele durante l’esilio, fondare le prime Chiese sul sangue di tanti martiri, testimoniare la pienezza del Vangelo, far crescere le società con il proprio contributo, durante secoli di pacifica convivenza con i nostri fratelli seguaci dell’Islam”.
La Chiesa Caldea “soffre” per questo e “conosce anche i bisogni dei fedeli nella diaspora, i quali sentono il desiderio di restare saldi nelle proprie radici e di inserirsi nei nuovi contesti”, osserva il Papa e conferma “tutto il sostegno e la solidarietà della Sede Apostolica a favore del bene comune dell’intera Chiesa Caldea”, pregando “affinché i cristiani non siano costretti ad abbandonare l’Iraq e il Medio Oriente – penso in particolare ai figli e alle figlie della vostra Chiesa – con la loro ricca tradizione”.
Dal Vescovo di Roma anche l’incoraggiamento ai membri del Sinodo caldeo ad adoperarsi instancabilmente come “costruttori di unità in tutte le province dell’Iraq, favorendo il dialogo e la collaborazione tra tutti gli attori della vita pubblica, contribuendo a risanare le divisioni e impedendo che ne insorgano altre”. Alla comunità internazionale, invece, l’appello ad adottare “tutte le strategie valide al fine di promuovere il raggiungimento della pace in Paesi terribilmente devastati dall’odio, per riportare il soffio vitale dell’Amore in luoghi che da sempre sono stati crocevia di popoli, culture e nazioni”.
“La tanto auspicata pace possa sorgere all’orizzonte della storia, affinché i luttuosi drammi inferti dalla violenza lascino il posto ad un clima di reciproca convivenza”, è la speranza di Papa Bergoglio. Che conclude ricordando che il Sinodo, in corso in questi giorni in Urbe, è un “cammino insieme”, un “momento propizio di confronto tra le diversità che arricchiscono la comunione fraterna tra di voi”. Pertanto esso va vissuto “con senso di responsabilità, partecipazione e servizio, avendo sempre dinanzi l’immagine del Buon Pastore, che ha a cuore la salvezza delle sue pecorelle e, in particolar modo, si prende cura di quella smarrita”.
“Siate anche voi così – insiste il Pontefice – zelanti nella ricerca della salus animarum, dei presbiteri come dei laici, ben sapendo che l’esercizio della comunione talora richiede una vera e propria kenosi, un abbassamento e una spogliazione di sé”. “Vi incoraggio – soggiunge – ad essere paterni con i sacerdoti e con tutti i consacrati, che sono i vostri primi collaboratori, e, nel rispetto della tradizione e delle norme, ad essere accoglienti verso di loro, benevoli e comprensivi verso le loro necessità, avviando percorsi perché siano sempre più consapevoli delle esigenze del loro ministero al servizio dei fedeli”.
Così facendo, assicura il Papa, “riuscirete a colmare le distanze che separano e a discernere le risposte alle urgenze attuali della Chiesa Caldea sia nella madrepatria sia nella diaspora”. E, in tal modo, “le riflessioni che emergeranno potranno offrire soluzioni proficue alle vostre attuali esigenze e spunti di convergenza per la risoluzione di problematiche liturgiche e di ordine generale”.