Nellina di sei anni e Rachele di quattro, stavano davanti alla scuola con il papà. Dovevano entrare per un recita natalizia. Conoscendomi Nellina mi augura “buon natale”. Io mi giro e le dico: “sai che Gesù bambino ti ama immensamente?” – “Si, anche mia sorellina”.
Il papà, sorridendo, risponde: “Si, è vero…però non sa le tabelline”. Un indiretto invito a Nellina ad applicarsi meglio in matematica, nella scienza del calcolo. Secondo il papà, per una sua errata convinzione, la piccola sarebbe più gradita a Gesù. I bambini sanno bene invece di essere amati da Gesù per quello che sono, non per quel che sanno.
“Le tabelline?”, riprendo – “Si, quelle che fanno “per”, mi spiega la sorellina di quattro anni, riferendosi alla “tavola pitagorica”.
“Quanto fa due per due…?”, incalzo. Nellina mi guarda come per dirmi che è ovvio che faccia quattro. E chi non lo sa!?
Mi inoltro nel difficile: “Quanto fa due per tre?” Qui la piccola inarca la fronte e, con un po’ di sforzo, guardando in alto, con la soddisfazione d’un ciclista che taglia il traguardo e dando un profondo sospiro: “Sei”- mi dice – cercando conferma con i suoi occhi nei miei.
“Eh… la matematica, i calcoli non sono il suo forte!!” – commenta il babbo.
“E’ normale per un bambino non far calcoli, su niente – rincalzo – …Ci pensano il papà e la mamma a risolvere i “problemi”.
Al bambino spetta il compito più importante di essere, per i grandi, modello di “spensieratezza”, di totale e incondizionata fiducia in Chi ha in mano le sorti del mondo.
“Grazie, mi disse il babbo. Allora sì che è Natale”.
Ciao da p. Andrea
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