Women walk past buildings destroyed in Bhaktapuin by the April 2015 earthquake in Nepal

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Nepal: a 6 mesi dal terremoto 240mila bambini al gelo nelle scuole temporanee

La denuncia di Save the Children: “Strutture non adatte alle temperature invernali. Ancora tante le famiglie che hanno bisogno di generi di prima necessità e di rifugi sicuri”

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“In Nepal sono 240mila i bambini costretti ad assistere alle lezioni in aule non adeguate ad affrontare il rigido clima invernale. Un milione di bambini non ha più una scuola vera e propria e sono oltre 170mila quelli che hanno bisogno di supporto per poter continuare il proprio percorso scolastico”. Questa la denuncia di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti in tutto il mondo, a sei mesi dal terremoto che lo scorso 25 aprile ha sconvolto il Paese.

Subito dopo il terremoto, in Nepal sono state costruite 3mila scuole temporanee per consentire ai bambini di non interrompere le attività scolastiche. Save the Children, che ha assistito circa 70mila bambini e ha allestito oltre 600 spazi di apprendimento temporanei subito dopo la scossa del 25 aprile, chiede che venga immediatamente finanziata la ristrutturazione delle aule scolastiche prima dell’arrivo del duro inverno nepalese, per garantire ai bambini e ai ragazzi di poter assistere alle lezioni in un ambiente adeguato senza essere esposti alle intemperie.

“Sappiamo quanto sia importante l’istruzione per i bambini colpiti in un contesto emergenziale. Per questo le agenzie umanitarie si sono impegnate per costruire rapidamente aule provvisorie per migliaia di bambini in età scolare in Nepal”, spiega Delailah Borja, direttore di Save the Children in Nepal. “La lentezza nella costruzione di scuole permanenti, unita all’inizio dell’inverno, rende però necessario agire subito. È indispensabile garantire che i bambini restino a scuola e siano protetti dalle intemperie, mentre seguono le lezioni in un ambiente caldo e protetto. Ma è urgente reperire finanziamenti per poter intervenire immediatamente”.

Nelle regioni più montuose e remote del Nepal è ancora alta il bisogno di cibo e di beni di prima necessità. Inoltre, il costo per la costruzione dei rifugi temporanei è stato molto alto per cui molte famiglie si sono indebitate e ora si trovano a vivere in povertà estrema. “Le famiglie che vivono alle altitudini maggiori e coloro che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e a vivere nei campi sfollati a causa del sisma, sono particolarmente a rischio. Queste persone, soprattutto le più vulnerabili, devono ricevere tutta l’assistenza necessaria ed un riparo adeguato per l’inverno, senza che siano costrette a contrarre ulteriori debiti”, conclude Borja. “Servono investimenti significativi per incrementare le capacità di avere sul territorio tecnici locali formati e operai edili in grado di costruire abitazioni sicure e resistenti, utilizzando tecniche adeguate”.

Save the Children opera in Nepal dal 1976 ed è la più grande organizzazione dedicata ai bambini presente nel Paese. Subito dopo la scossa di sei mesi fa, lo staff è immediatamente intervenuto per portare soccorso alla popolazione colpita e fino ad ora ha aiutato più di mezzo milione di persone, tra cui 300mila bambini. Grazie al suo intervento, Save the Children conta di raggiungere circa 600mila beneficiari, pari al 21% della popolazione colpita e al 27 % dei bambini coinvolti, investendo 80 milioni di dollari.

 

 

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ZENIT Staff

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