Captains of SS Lazio (R) and AS Roma (L) shake hands before the derby of the season 1979-1980

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I film italiani conquistano la Festa del Cinema di Roma

All’interno della ricca e variegata Selezione Ufficiale della Rassegna, i film italiani sorprendono per le loro aspirazioni internazionali.

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Arrivati al giro di boa della Festa del Cinema di Roma, si possono fare le prime considerazioni sulla rassegna diretta da Antonio Monda.

Il primo dato osservabile è l’innalzamento qualitativo della Festa, sia per quanto riguarda i film della selezione ufficiale sia per gli Incontri internazionali, tra i quali ricordiamo Joel Cohen e Frances McDormand, Jude Law, Renzo Piano, Paolo Sorrentino, Wes Anderson e Donna Tartt e tanti altri.

Per i film, a titolo esemplificativo, basta considerare le pellicole italiane presenti nella selezione ufficiale: Lo Chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, Dobbiamo Parlare di Sergio Rubini, Alaska di Claudio Cupellini e Registro di Classe di Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani.

Questi quattro film, pur con le loro differenze legate ai diversi pubblici a cui si rivolgevano, hanno infatti conquistato il plauso della critica.

Portando ventate di novità e aspirazioni internazionali, hanno saputo imporsi in una selezione ricca di sofisticati drammi e produzioni colossali.

Lo Chiamavano Jeeg Robot rappresenta forse al meglio queste aspirazioni, riuscendo ad inserirsi nel panorama dei superhero movie, da sempre dominio incontrastato di Hollywood, e unendo alle strutture classiche di questo genere tutta la poetica di cui il cinema italiano è capace.

Irriverente, satirico e drammatico allo stesso tempo, trionfo di regia e sceneggiatura, recitazione ed effetti speciali… Gabriele Mainetti ha realizzato un film italiano come non se ne vedevano da tanti anni, avvalendosi delle interpretazioni carismatiche di Claudio Santamaria e Luca Marinelli. Finalmente, assistiamo all’avvento di un “supereroe” che non arriva da Gotham City o da fantasiosi laboratori scientifici, ma dalle acque infestate del Tevere e da Tor Bella Monaca, pronto a sventare un attentato durante il derby Roma-Lazio.

Sergio Rubini dal canto suo, ha dimostrato ancora una volta le enormi potenzialità dell’unione tra cinema e teatro.

Dobbiamo Parlare, esclusa la scena finale, si sviluppa interamente nel salotto di un attico della Capitale, mettendo in mostra una serie infinita di accuse e rivendicazione di due coppie di amici, atte a demolire l’ipocrisia con la quale conducono quotidianamente la loro vita.

L’impostazione teatrale è evidente fin da subito, così come il richiamo al straordinario Carnage di Roman Polański: partendo dal cliché della frase “dobbiamo parlare” che le donne e di fronte alla quale tendenzialmente gli uomini scappano, il film fa leva sui diversi caratteri dei personaggi principale e gli scontri generazionali che ne scaturiscono. Straordinarie le interpretazioni dei quattro protagonisti: Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone.

Se il documentario Registro di Classe di Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani, regala un prezioso affresco su ciò che è stata e che ha rappresentato la scuola dall’Italia monarchica fino al 1960, Alaska di Claudio Cupellini ipnotizza con la sua storia romantica ricca di tensione ed epica, che lo stesso regista ha definito in conferenza stampa “potentemente emotiva, di spudoratamente romantica”.

Elio Germano, protagonista della pellicola e magnetico nella sua interpretazione, racconta raggiante in conferenza stampa il suo punto di vista sul film: “puro e nuovo, di aspirazione internazionale, che non ammicca a nulla di precedente, dove c’è la libertà di vedere la vita così com’è oggi. I personaggi sono tutti scissi, non hanno verità in tasca ma devono fare delle scelte”.

Ottimi film italiani dunque, ma in generale ottima selezione per questa decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il Lavoro che Antonio Monda ha fatto, nel segno dell’innovazione e della ricerca di un’identità ben definita, sembra aver portato i primi, straordinari frutti.

Oggi si saprà il film vincitore del Premio del Pubblico, unico premio di questa rassegna e forse novità più importante introdotta dal direttore artistico.

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Gianluca Badii

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