Una vera e propria “inondazione di armi” sta affliggendo il Medio Oriente e a farne le spese sono principalmente i cristiani, martirizzati o costretti alla fuga. Una nuova denuncia è arrivata da monsignor Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, durante il suo intervento al dibattito pubblico del Consiglio di Sicurezza.
Deplorando la “orribile immagine”, ormai quotidianamente proposta dai media, di migliaia di uomini, donne, anziani, bambini e disabili che fuggono dalle persecuzioni perpetrate nelle loro terre d’origine, monsignor Auza ha ricordato che la culla delle tre grandi religioni monoteistiche è ormai “immersa in una situazione in cui si intrecciano ogni forma di conflitto e ogni soggetto possibile”.
“Stati e non Stati, gruppi etnici e gruppi culturali, fondamentalismo religioso e criminalità organizzata, odio etnico e religioso, rivalità regionali e internazionali”, ha sottolineato il presule, aggiungendo che tale situazione va avanti sin “dal momento della nascita delle Nazioni Unite”.
Non sarà certo una “inondazione di armi” a far “terminare i conflitti”, ha proseguito Auza; servono, piuttosto, “coraggiose, imparziali, decise negoziazioni e mediazioni” da parte della comunità internazionale.
Al tempo stesso, l’Osservatore Permanente ha ringraziato tutti quei paesi che si sono fatti carico dei milioni di rifugiati, chiedendo di aiuto per quei paesi che, come il Libano, non riescono a fronteggiare l’emergenza.
Auza ha proseguito ribadendo l’urgenza della messa al bando delle armi nucleari e di distruzione di massa, in particolare in Medio Oriente, attraverso la firma del trattato di non proliferazione nucleare.
Un passo positivo in tal senso, ha detto il presule, è stata l’applicazione dell’accordo New Start tra Russia e Stati Uniti, tuttavia “spetta alla comunità internazionale raddoppiare gli sforzi per far avanzare il processo di disarmo nucleare, che ha avuto uno slancio per decenni e che ora langue”, ha poi concluso.