La crisi siriana è il tema che catalizzerà domani, 24 ottobre, a Vienna, le attenzioni della diplomazia di Usa, Russia, Turchia e Arabia Saudita. Il quartetto si riunisce con l’intenzione di gettare basi concrete per un processo negoziale che porti a una soluzione politica alla guerra.
Il primo incontro, in mattinata, sarà quello tra le diplomazie americana e russa, rappresentate da John Kerry e Sergei Lavrov. Si tratta del primo incontro tra i due da quando, lo scorso mese, la Russia ha iniziato i bombardamenti in Siria, coordinandosi con l’esercito regolare. Nel pomeriggio poi, arriveranno anche i colleghi saudita, Adel al-Jubeir, e turco, Feridun Sinirlioglu.
I quattro Paesi finora hanno adottato in Siria linee diplomatiche assai distanti l’un l’altra. Mosca sostiene il regime di Bashar al-Assad, Washington i ribelli, i sauditi i vari gruppi islamisti anche vicini ad al-Qaeda ed Ankara, che nell’agosto scorso ha partecipato alla coalizione anti-Isis, è stata tuttavia accusata di aver fatto liberamente transitare sul proprio territorio miliziani del Califfato.
Secondo l’emittente televisiva al Jazeera, il presidente russo Vladimir Putin potrebbe spingere il suo collega siriano Assad a fare concessioni all’opposizione per rimuovere gli ostacoli all’avvio di un processo di pace. La tesi quest’oggi è stata tuttavia parzialmente smentita dal premier russo Dimitri Medvedev, che da Sochi ha detto che la Russia “non ha mai modificato” la sua posizione sulla questione siriana e che “Mosca ha sempre supportato in Siria solo il potere legittimo”, cioè il Governo presieduto da Bashar al-Assad.