La situazione in Terra Santa appare ogni giorno più caotica. Le ultime ore sono state segnate da nuove aggressioni con coltello ai danni di israeliani, dall’incidente che ha portato all’uccisione di un loro compatriota da parte di soldati israeliani, dalla condanna dell’Unesco ad Israele per le misure a Gerusalemme e dalle minacce di Hamas.
Alle prime ore di oggi un uomo israeliano è stato colpito a coltellate da due palestinesi a Beit Shemesh, vicino Gerusalemme, mentre stava per entrare in una sinagoga. Un agente, intervenendo sul posto, ha ferito entrambi gli aggressori, uno dei due è morto. Poche ore prima, in Cisgiordania, alcuni militari israeliani sono caduti in un’imboscata, dopo esser stati colpiti da una sassaiola. Scesi dal loro veicolo per inseguire gli aggressori, sono stati investiti da un’auto e feriti gravemente.
Che la tensione sia altissima, lo dimostra anche un fatto accaduto ieri sera. Per errore, soldati israeliani hanno ucciso un ebreo loro compatriota nel centro di Gerusalemme, pensando che fosse un palestinese sul punto di tirar fuori un’arma per attaccarli. L’episodio segue a quello dell’eritreo linciato e ucciso da una folla di israeliani perché scambiato per un palestinese.
Intanto l’Unesco condanna Israele per la gestione dell’area della Spianata delle Moschee, a Gerusalemme, rimproverando in particolare il mancato rispetto della libertà di accesso e di culto dei fedeli musulmani. Sdegnata la reazione di Israele, che ha definito “vergognosa” la condanna dell’organizzazione della cultura dell’Onu.
A gettare benzina sul fuoco ci pensa Hamas. Khaled Mashaal, il suo leader, ha annunciato che “l’Intifada di Gerusalemme” non si fermerà. “La rivolta – ha spiegato in un comizio in Sudafrica, dove è stato invitato dal Congresso Nazionale Africano, il partito fondato da Nelson Mandela, riportato dai media israeliani – continuerà fino al raggiungimento della libertà per la Palestina e il suo popolo”.