Gli italiani sono contrari alle adozioni omosessuali. Lo rileva un recente sondaggio di Eurispes reso noto dal Corriere della Sera. Il quotidiano diretto da Luciano Fontana attribuisce proprio a questo sondaggio la cautela mostrata nell’ultima settimana sul tema dagli esponenti del Governo, dopo gli annunci che si sono susseguiti in precedenza.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe così appreso che oltre due terzi dei cittadini italiani non sono d’accordo sul fatto che una coppia omosessuale possa crescere un figlio. Di qui il tentativo di sostituire l’istituto della stepchild adoption – cioè l’adozione del bambino che è già riconosciuto come figlio di uno solo dei due partner – con il cosiddetto “affido rafforzato”, proposto dalla senatrice del Pd Rosa Maria Di Giorgi attraverso un emendamento.
L’ipotesi di elimare dal ddl Cirinnà la stepchild adoption a beneficio di questa formula più morbida non fa breccia tuttavia né tra i sostenitori della proposta sulle unioni civili né tra i suoi detrattori. Paola Concia, ex deputata Pd ed omosessuale dichiarata, ritiene l’emendamento “una trappola”, mentre Aurelio Mancuso, presidente dell’associazione Equality Italia, lo ritiene una “follia”. In realtà l’affido rafforzato, nome a parte, somiglia molto a una stepchild adoption, poiché del resto diventa adozione vera e propria dopo il raggiungimento dei 18 anni del figlio.
Per questo anche dalle parti di Nuovo Centrodestra si fanno barricate contro questa nuova ipotesi. Raffaele Calabrò, capogruppo di Ncd in Commissione Affari Sociali, che definisce l’affido rafforzato “l’anticamera dell’adozione”.
Gli fa eco Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato, che afferma: “A scanso di equivoci, l’ipotesi dell’affido in luogo dell’adozione del figlio biologico non è per nulla accettabile perché si tratta di un modo per legittimare la genitorialità omosessuale. Si stravolgerebbe inoltre il senso dell’istituto che peraltro è prossimo a riforma nel senso di renderlo anticamera dell’adozione. Ed è pure finanziato dallo Stato. Quindi, no, no e poi no!”.