L’eccessivo attaccamento alla ricchezza materiale è una forma di “idolatria” che divide le famiglie e porta alla guerra. Non ha avuto mezzi termini, papa Francesco durante l’omelia di stamattina alla Casa Santa Marta.
Non si possono servire “due padroni”, ovvero Dio e Mammona, ha ricordato il Santo Padre. Gesù non è “contro le ricchezze in se stesse”, tuttavia il denaro non garantisce la sicurezza assoluta, anzi, c’è il rischio che esso renda la religione “un’agenzia di assicurazioni”.
Il Pontefice si è poi soffermato sugli effetti divisivi che l’avidità di denaro può esercitare sulle famiglie, come emerge anche dal Vangelo odierno (Lc 12,13-21), che parla dei “due fratelli che litigano sull’eredità”.
Molti di noi conoscono famiglie, i cui membri “hanno litigato, litigano, non si salutano, si odiano per un’eredità”, e in cui non conta più l’“amore” ma “i soldi”, così come ci sono i soldi dei “trafficanti di armi” dietro “le guerre che oggi noi vediamo”.
Gesù, inoltre, ci mette in guardia dalla “cupidigia”, perché, anche se si prega e si va in Chiesa, si finisce per avere un cuore impuro ed attaccato alla materialità.
Di seguito il Papa ha citato la parabola dell’imprenditore che, dopo un “raccolto abbondante”, invece di condividere le ricchezze ottenute con gli operai, preferisce demolire i magazzini e costruirne altri più grandi.
“La sete dell’attaccamento alle ricchezze non finisce mai. Se tu hai il cuore attaccato alla ricchezza – quando ne hai tante – ne vuoi di più. E questo è il dio della persona che è attaccata alle ricchezze”, ha commentato Francesco.
La strada della salvezza, però, è quella delle “Beatitudini”, a partire dalla “povertà di spirito”, ovvero il distacco dalle ricchezze materiali, le quali sono “per il servizio degli altri, per condividere, per fare andare avanti tanta gente”.
Fare l’elemosina – purché non si dia il superfluo ma che costi “qualche privazione” – dare a “quelli che hanno bisogno” è il segno che non siamo nel “peccato di idolatria” e che “è più grande l’amore verso Dio che l’attaccamento alle ricchezze”.
Su questa base, ha osservato Bergoglio, possiamo porci le seguenti tre domande: “Prima domanda: ‘Do?’. Seconda: ‘Quanto do?’. Terza domanda: ‘Come do? Come dà Gesù, con la carezza dell’amore o come chi paga una tassa? Come do?’”.
Il Pontefice ha poi aggiunto: “Chiediamo al Signore la grazia di essere liberi da questa idolatria, l’attaccamento alle ricchezze; la grazia di guardare Lui, tanto ricco nel suo amore e tanto ricco nella sua generosità, nella sua misericordia; e la grazia di aiutare gli altri con l’esercizio dell’elemosina, ma come lo fa Lui”.
Il tutto sull’esempio di Gesù Cristo, che, “essendo uguale a Dio, si privò di questo, si abbassò, si annientò, e anche Lui si è privato”, ha poi concluso il Papa.